La Russia non più al sicuro. La guerra piomba sulla «fortezza» di Vladimir Putin

1
317

(Roma, 03.05.2023). La Russia non è più una fortezza sicura? I droni arrivati questa notte sul Cremlino – al netto della verifica della loro origine – rappresentano l’ultimo e più complesso episodio in cui le difese della Federazione sono apparse perforabili e in cui si è oscurata l’immagine del Paese “intoccabile”. Con la notizia del ritrovamento di altri frammenti di droni a Kolomna, circa 110 chilometri a sud di Mosca, arrivano ad almeno tre i velivoli di origine sconosciuta che avrebbero (condizionale d’obbligo) bucato la rete di sicurezza della capitale e dei suoi dintorni. E questo veicola in qualsiasi caso il messaggio che non c’è più una parte della Russia europea che possa considerarsi completamente al sicuro dalla guerra.

Questo cambiamento di prospettiva interno alla Russia non è un tema secondario nelle logiche del conflitto scatenato da Vladimir Putin. Va ricordato, infatti, che non molto tempo fa nella capitale russa alcuni media mostrarono batterie antimissile sui tetti di alcuni edifici che davano appunto l’impressione di una città e di un governo preoccupati dalla sicurezza dei cieli. Non è da escludere anche una forma di pressione interna, un modo per il Cremlino di far capire che la guerra non fosse qualcosa di estraneo alla vita dei russi, tuttavia l’interpretazione più semplice è quella della paura di un attacco con droni o missili da parte degli ucraini.

Questo senso di insicurezza è stato alimentato anche da un aumento di incidenti e di esplosioni e attacchi che hanno colpito il territorio russo soprattutto nell’ultimo anno. Questo tipo di eventi si è dapprima – e in modo più consistente – visto nella regione che la Russia considera propria, cioè la Crimea, penisola annessa da Mosca e ritenuta integralmente parte della Federazione.

Ma sabotaggi, attacchi con i droni e lanci di missili si sono osservati anche in quello che è il territorio riconosciuto come russo da tutta la comunità internazionale, e cioè entro i confini ufficiali del Paese. Diversi oblast, in particolare quello di Kursk e Belgorod, sono stati oggetto di raid più o meno misteriosi con incendi o esplosioni che hanno colpito spesso infrastrutture strategiche o centri abitati. Nei pressi della stessa Kolomna, in particolare a Gubastovo, ci fu un altro episodio simile che riguardò l’abbattimento di un drone. A sud, si sono registrate esplosioni nell’area di Tuapse, in particolare in un deposito di Rosneft, e qualcuno aveva segnalato anche un presunto raid a Novorossiysk smentito però dalle autorità russe. Nello stesso periodo, a febbraio, a essere teatro di un sorvolo di droni era anche stata la regione di Krasnodar.

Putin ha più volte fatto capire all’intelligence, suo segmento di riferimenti nel sistema di potere russo, di concentrarsi sulla protezione delle infrastrutture strategiche. il Cremlino ha spesso parlato di “sabotatori”, ma anche di agenti ucraini o di altri servizi in grado di mettere in pericolo la sicurezza del Paese. L’Ucraina non ha sempre negato il coinvolgimento delle proprie forze in questo tipo di attacchi, ma in alcuni casi, come anche nell’ultimo presunto attentato di Mosca, ha smentito pubblicamente una propria regia per confermare la linea della guerra esclusivamente di resistenza.

In ogni caso, oggi la Russia è apparsa meno sicura rispetto a quello che poteva sembrare alcuni mesi fa. È possibile che non ci sarà solo una reazione contro Kiev, ma anche contro coloro che per Putin rappresentano un problema di terrorismo interno. Oppure, molto più immediatamente, a essere colpiti saranno coloro che all’interno del sistema di potere militare e di intelligence saranno ritenuti responsabili di quanto accaduto.

Di Lorenzo Vita. (Il Giornale/Inside Over)