(Roma, 21.10.2023). Altra notte di raid da nord a sud. L’aviazione israeliana ha colpito nuovi obiettivi di Hamas a Gaza mentre l’esercito ha colpito alcuni obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano. E Tel Aviv alza l’allerta per Egitto e Giordania
Nuova notte di attacchi aerei su Gaza. Fonti della difesa israeliana hanno confermato che nella notte l’aviazione « ha continuato ad attaccare numerosi obiettivi dell’organizzazione terroristica Hamas in tutta la Striscia di Gaza, tra cui quartier generali operativi, lanciatori anticarro e altre infrastrutture di Hamas da essa utilizzate per finalità terroristiche ». Secondo il ministero degli Interni di Gaza, gli attacchi aerei israeliani al nord e al centro della Striscia hanno ucciso almeno 29 persone durante la notte, 14 delle quali a Jabalia, nel nord della Striscia.
Raffica di razzi su Israele
In mattinata, intatto, è sono tornate a suonare le sirene nel centro del Israele. Secondo quanto riporta il Times of Israel una raffica di razzi dalla Striscia di Gaza contro le zone centrali di Israele. Le località nel mirino sono state Ashkelon, Rishon Letzion, Ness Tziona e Yehud. Secondo quanto si è appreso si è attivato il sistema sistema Iron Dome.
Raid anche in Libano
Schermaglie anche lungo il fronte nord. Nella notte, infatti, l’esercito israeliano ha condotto una serie di strike contro numerosi obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano. La conferma è arrivata dalle Idf che hanno anche pubblicato un video delle operazioni. Tra gli obbiettivi nel mirino una « serie di strutture militari utilizzate da Hezbollah per esigenze operative » e un lanciamissili anticarro puntato contro Israele. « Le Idf », hanno fatto sapere fonrti militari, « sono pronte per tutti gli scenari nei vari settori e continuerà ad agire per la sicurezza dei cittadini israeliani ». Le forze armate hanno anche riferito che ieri il riservista 22enne Omer Balva è rimasto ucciso in un attacco con un missile anticarro lanciato dal Libano.
Aperto e chiuso il valico di Rafah
In mattinata, intorno alle 10 ora locale, è stato aperto per poco meno di un’ora il valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza. L’apertura della frontiera ha permesso il passaggio di soli 20 camion con aiuti, ha scritto la Cnn, sentendo uno stringher sul lato egiziano del confine. Ieri i convogli in attesa erano più di 50. Hamas, che controlla la Striscia, ha fatto sapere che il convoglio è composto « da mezzi che trasportano medicinali, forniture sanitarie e una quantità limitata di scorte di cibo ». Subito dopo aver appreso dell’apertura una cinquantina di palestinesi con doppia cittadinanza (in particolare egiziana) hanno cercato di passare nel Sinai. Ma, scrive l’Ansa, gli uffici del terminal passeggeri del valico restano chiusi e questi palestinesi.
Al via il vertice de Il Cairo
A Il Cairo ha preso il via il vertice organizzato dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per analizzare la situazione nella regione e la crisi umanitaria a Gaza e il processo di pace. Al ci sono capi di Stato e di governo ma anche vertici di organizzazioni internazionali. All’incontro è arrivato anche il premier italiano Giorgia Meloni. Le aspettative rimangono però limitate per l’assenza ridotta degli Usa che hanno inviato solo l’incaricato d’affari dell’ambasciata. Oltre a Meloni ci sono anche Pedro Sanchez, che presiede il Consiglio Ue questo semestre, i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito, Catherine Colonna, Annalena Baerbock e James Claverly, il premier canadese, Justin Trudeau, insieme al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e l’alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell.
Oltre al padrone di casa Abdel Fattah al-Sisi ci sono il leader dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, il re giordano Abdallah, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani, il presidente degli Emirati, Mohammed bin Zayed, e il re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Invitati al summit anche Russia e Cina, rappresentanti rispettivamente da vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e l’inviato di Pechino per il Medio Oriente, Zhai Jun.
All’apertura del verice il presitende egiziano ha spiegato che « la soluzione » al conflitto in Medio Oriente « è la proclamazione dello Stato palestinese. L’Egitto rifiuta categoricamente la liquidazione della causa palestinese ». Occorre, ha aggiunto, « prevenire l’allargamento del conflitto, che può mettere a rischio la stabilità della regione » e far « ripartire il processo di pace ».
Alzata l’allerta per Egitto e Giordania
Nei giorni che precedono l’offensiva contro la Striscia, Israele alza il livello di allerta a 4 per Egitto e Giordania, chiedendo ai suoi cittadini di lasciare il prima possibile i due Paesi, mentre per il Marocco l’allarme è stato portato a livello 3 ed è consigliato di evitare i viaggi non essenziali. « A causa del protrarsi della guerra, negli ultimi giorni si è constatato un ulteriore e significativo inasprimento delle proteste contro Israele in vari Paesi del mondo, con particolare attenzione ai Paesi arabi del Medio Oriente, insieme a manifestazioni di ostilità e violenza contro simboli israeliani ed ebraici », ha fatto sapere il ministero degli Esteri in una nota. Sconsigliato inoltre di soggiornare in tutti i Paesi del Medio Oriente – tra cui Turchia, Emirati e Bahrein – e di viaggiare in posti come Malesia, Bangladesh, Indonesia e Maldive.
I timori di Washington: « Non attaccate il Libano »
Negli Usa, però, il timore di un allargamento del conflitto si fa sempre più forte. Fonti qualificate hanno raccontato al New York Times come sia Joe Biden che il segretario di Stato Usa Antony Blinken abbiano « privatamente » esortato Israele ad evitare attacchi pesanti contro Hezbollah. Il governo Usa teme che una parte dei falchi del gabinetto di guerra israeliano voglia spingere per un blitz preventivo contro le milizie sciite nel sud del Libano, una mossa che rischia di trascinare in guerra sia Stati Uniti che Iran.
Un governo ad interim per Gaza
In attesa che inzino le operazioni di terra contro la Striscia, Usa e Israele valutano i piani per il dopoguerra. Secondo fonti diplomatiche Usa, sentite da Bloomberg, i due paesi valutano tutti gli scenari. Tra questi anche l’installazione di un governo provvisorio sostenuto dall’Onu e con il coinvolgimento dei governi arabi. Secondo quanto ha appreso il media americano le discussioni sono solo in una fase inziale e ovviamente sono vincolate agli esiti dell’offensiva di Tel Aviv.
Oltre 500 razzi di Hamas e Jihad Islamica caduti sulla striscia
Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano ha fatto sapere che « più di 550 razzi lanciati da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese sono falliti, uccidendo civili innocenti a Gaza. Stanno uccidendo i loro stessi civili ». Martedì scorso, un’esplosione ha scosso l’ospedale Al-Ahli a Gaza City: Hamas ha accusato gli israeliani di averlo colpito ma secondo le forze armate dello Stato ebraico, e rilevazioni successive si è trattato di un razzo sparato dalla Jihad Islamica che è caduto dentro la Striscia.
Di Alberto Bellotto. (Il Giornale)