Il machete, la gellaba e l’urlo per Allah: l’attacco alle chiese di Spagna

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(Roma, 26.01.2023). Un maghrebino uccide un sagrestano e ferisce altre tre persone ad Algeciras. Il ritorno del terrorismo islamico in Spagna e l’incubo « lupi solitari »

Anche la polizia oramai ne è quasi certa: quanto accaduto nella cittadina di Algeciras, nel sud della Spagna, è atto di terrorismo. La pista seguita dopo l’accoltellamento mortale di un sacrestano e il ferimento di un sacerdote porta dritta all’attentato di matrice islamista. Un attacco come quello del 2004 a Madrid e come quello del 2017 a Barcellona. Solo che in quei casi a entrare in azione sono state cellule islamiste legate al terrorismo internazionale.

Ieri sera invece, è il sospetto più forte della polizia, ad agire è stato un « lupo solitario ». Un ragazzo di 25 anni di origini marocchine che, dopo aver urlato Allah Akbar, è entrato in alcune chiese di Algeciras brandendo un machete e seminando morte e terrore.

Le indagini per terrorismo

La dinamica di quanto accaduto appare oramai chiara. Tutto è iniziato nella chiesa di San Isidro, lì dove il sacerdote salesiano Antonio Rodriguez stava celebrando la messa delle sette di sera. L’area è quella centrale di Algericas, una città di 115mila abitanti situata non lontano dalla punta più meridionale della Spagna. Gibiliterra a est e Punta de Tarifa a sud, veri e propri confini d’Europa dirimpettai all’Africa, sono a pochi passi.

Nella chiesa di San Isidro, nel bel mezzo delle celebrazioni, un ragazzo di 25 anni ha fatto irruzione brandendo un machete. Testimoni hanno riferito di aver sentito urlare il giovane e di avergli sentito ripetere più volte « Per Allah, per Allah ». Poi si è avvicinato a padre Antonio Rodriguez e gli ha inferto una o forse più coltellate.

La furia del ragazzo non si è esaurita però all’interno della parrocchia di San Isidro. A distanza di 200 metri c’è infatti un’altra chiesa, quella di Nuestra Senora de la Palma. Qui il venticinquenne marocchino ha fatto un’altra irruzione e con il machete ha iniziato ad accanirsi contro quadri e arredi religiosi. A quel punto il sacrestano, Diego Valencia, lo ha invitato ad andare fuori. É qui che si è consumata la tragedia: i due sono usciti dall’edificio, ma all’esterno della chiesa, a pochi passi dalla centralissima Plaza Alta, è nata una collutazione al termine della quale il giovane ha ferito sia il sacrestano che altre tre persone. Per il sacrestano purtroppo non c’è stato nulla da fare: è morto poco dopo a causa delle ferite riportate. Salvi gli altri tre feriti e il sacerdote accoltellato nella chiesa di San Isidro.

La polizia è riuscita a bloccare il venticinquenne soltanto quando era pronto, sempre armato di machete, a fare irruzione in un’altra chiesa. Il suo nome, hanno rivelato alcune ore dopo gli inquirenti spagnoli, è Yasine Kanjaa. Al vaglio degli investigatori adesso c’è il suo passato, il suo possibile rapporto con il terrorismo internazionale e il suo livello di radicalizzazione. Ma una cosa già adesso è certa: tutti gli elementi fanno pensare che il suo sia stato un atto compiuto in nome della causa jihadista. L’urlo Allah Akbar, il machete in mano e l’accanimento contro simboli religiosi sembrano cancellare ogni dubbio in merito.

Un attentato che fa ancora più paura

La Spagna si è così risvegliata più vulnerabile. Una manifestazione è stata convocata oggi dal sindaco di Algeciras, Jose Ignacio Landaluce. Manifestazione accompagnata dal lutto cittadino e dalla netta presa di distanza con gli atti di ieri sera. Ma il terrorismo non è una questione che riguarda solo la città andalusa.

Quando ad agire è un lupo solitario, non è mai un bel segnale. Se a Madrid e a Barcellona hanno agito gruppi organizzati e ricollegabili ad Al Qaeda e all’Isis, ad Algericas è arrivata la conferma che la minaccia terroristica può giungere in ogni luogo e in qualsiasi momento. Un po’ come già visto in Francia negli ultimi anni, in occasione di attacchi all’arma bianca portati avanti anche in quei casi da lupi solitari.

Se un ragazzo, su cui adesso si concentreranno le indagini, è arrivato a brandire un machete nel cuore di una città spagnola in nome della causa jihadista, vuol dire che il problema non riguarda solo la gestione della sicurezza ma anche l’intera società. Lo spettro di uno scenario francese o tedesco, Paesi dove attacchi del genere sono più frequenti, è destinato a spaventare e non poco l’intera Spagna.

Di Mauro Indelicato. (Il Giornale)