Siria: tensioni da Nord a Sud, anche gli USA si mobilitano

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(Roma il 27 gennaio 2021). Le forze statunitensi hanno condotto operazioni di pattugliamento nel Nord-Est della Siria, con l’obiettivo di impedire alla Turchia di intervenire militarmente a Est dell’Eufrate. Anche a Daraa, nel Sud del Paese, il clima è sempre più teso.

Secondo quanto riporta il quotidiano al-Araby al-Jadeed, sulla base delle informazioni fornite da fonti locali, nella tarda serata del 26 gennaio, le truppe statunitensi hanno condotto un pattugliamento con le Syrian Democratic Forces (SDF) nella periferia orientale di Deir Ezzor, e, nello specifico, nel distretto di al-Shuhayl. Si pensa che l’operazione sia giunta a seguito delle recenti tensioni scoppiate nella cittadina di al-Suwar, testimone di scontri tra clan locali che hanno visto l’intervento delle SDF.

Parallelamente, il 26 gennaio, anche l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) ha riferito di aver monitorato movimenti “insoliti” nelle 48 ore precedenti. Le forze statunitensi, è stato specificato, hanno inviato rinforzi, tra cui carri armati e veicoli militari, presso la base di Al-Malikiyah, nella periferia di al-Hasakah, vicino al confine con la Turchia, dove non si esclude l’ipotesi che Washington voglia stabilire una nuova base, alla luce delle minacce di Ankara di lanciare un’operazione militare per prendere il controllo dell’area di confine. Anche il SOHR, poi, ha riferito di un’operazione di pattugliamento dalla base aerea di Kharab al-Jir fino ad al-Malikiyah, che ha visto altresì elicotteri scortare le pattuglie mentre si spostavano sulla strada Al-Qamishli- Al-Malikiyah.

Nel corso dell’ultimo mese, a partire dal 23 dicembre 2020, l’Osservatorio ha monitorato l’ingresso di circa 240 carri e veicoli militari statunitensi verso il Nord-Est della Siria, con a bordo equipaggiamento militare e logistico. I nuovi rinforzi, a detta delle fonti del SOHR, provenivano perlopiù dalla regione del Kurdistan iracheno e sono stati diretti verso le basi della coalizione internazionale anti-ISIS di Tel Baydar e Rmilan, oltre alle altre postazioni di al-Hasakah e della periferia di Deir Ezzor.

Nel frattempo, per la prima volta dal 2018, aerei delle forze affiliate al presidente siriano, Bashar al-Assad, sono stati visiti sorvolare la regione meridionale di Daraa, al fine di esercitare pressione sui gruppi di opposizione locali. In realtà, è da giorni che le forze di Damasco, coadiuvate dall’alleato russo, sono impegnate in negoziati volti a convincere i gruppi di ribelli di Daraa a deporre le armi e a ritirarsi verso il Nord della Siria. Fino ad ora, però, tali colloqui non hanno portato all’esito auspicato e l’esercito di Assad si è detto disposto a intervenire militarmente, con il supporto delle forze aeree di Mosca.

Al momento sembra prevalere una calma apparente, in attesa del 28 gennaio, data di scadenza stabilita dalle forze della Quarta Divisione, affiliate a Mosca e Damasco, per la consegna di 8 cittadini di Daraa, ovvero ex- combattenti dei gruppi armati locali. Nel frattempo, i cittadini di Hawaran hanno espresso solidarietà con la popolazione di Tafas. Nello specifico, ex combattenti e comandanti si sono opposti a qualsiasi deportazione di cittadini locali verso il Nord della Siria e si sono detti disposti a collaborare nel caso in cui le forze di Damasco lancino un’operazione militare.

Parallelamente, a Idlib, nel Nord-Ovest della Siria, tra il 26 e il 27 gennaio, le forze del regime siriano hanno lanciato colpi di artiglieria e missili contro diversi obiettivi di Jabal Al-Zawiya, nel Sud del governatorato, considerato l’ultima roccaforte tuttora controllata dai gruppi di opposizione. Questi ultimi, dal canto loro, hanno risposto bombardando le postazioni del regime sugli assi di Al-Tarnbah e Kafr Batikh, nella periferia Est di Idlib. Sebbene non siano state registrate vittime, tali operazioni costituiscono una violazione del cessate il fuoco stabilito, il 5 marzo 2020, dal presidente russo, Vladimir Putin, e dal suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, volto a favorire il ritorno degli sfollati e rifugiati siriani. Da allora, si assiste a una situazione di calma apparente, sebbene le “sporadiche violazioni” non siano mai cessate.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)