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Turchia: la mossa inaspettata della Banca centrale

(Roma 25 settembre 2020). Con una mossa definita «inaspettata», la Banca centrale turca ha innalzato i tassi di interesse di due punti percentuale, passando dall’8.25% al ​​10.25%. L’obiettivo è frenare la debolezza del tasso di cambio della lira e contenere 1’inflazione.

Una decisione simile non veniva presa dal 2018 e fa seguito alle crescenti preoccupazioni derivanti dal perdurante deterioramento della lira rispetto al dollaro statunitense. L’istituzione turca ha dichiarato che continuerà ad impiegare tutti gli strumenti disponibili per perseguire la stabilità dei prezzi e preservare la stabilità finanziaria. Ciò è stato annunciato il 24 settembre dal Comitato della «Turkiye Cumhuriyet Merkez Bankas», dopo che i tassi di riferimento sono stati mantenuti costanti per tre mesi consecutivi, con una data di accesso di 50 punti base a maggio e aprile.

Nella giornata del 24 settembre, il valore della valuta turca ha continuato a diminuire, raggiungendo un nuovo minimo storico di 7.71 contro il dollararo. Tuttavia, poco dopo l´annuncio della Banca centrale ha guadagnato un punto percentuale. Negli ultimi 17 giorni, la lira ha subito un perdurante calo, toccando un minimo record di canna nei confronti dell’euro, la scommessa era di circa 9 lire. Rispetto al dollaro USA, invece, dall’inizio del 2020, la moneta turca è precipitata di circa il 22%, rappresentando una delle valute con le peggiori prestazioni al mondo. Una svalutazione simile, da un lato, favorisce le aziende esportatrici, ma, dall’altro lato, mette in difficoltà la maggior parte delle rimanenti imprese turche, le quali dispone di entrate in valuta locale e hanno contratto debiti in valuta forte. Di fronte a tale scenario, l’agenzia di rating Moody’s ha declassato il rating del debito della Turchia a «B2», in considerazione della situazione di vulnerabilità esterna e dell’erosione delle riserve fiscali.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan si oppone agli alti tassi, considerandoli «la madre e il padre di tutti i mali», e ha più volte richiesto un loro abbassamento, con il fine di stimolare la crescita. Nel 2019, il capo di Stato ha licenziato il governatore della Banca e nominato Murat Uysal, sotto la cui direzione i tassi di interesse sono stati tagliati nove volte. Tuttavia, secondo alcuni, la decisione del 24 settembre « suggerisce che la Banca ha ascoltato il mercato », rendendosi conto della necessità di agire per evitare una svalutazione disordinata e una potenziale crisi della bilancia dei pagamenti. «Non sono ancora fuori pericolo, ma si sono dati una possibilità di combattere», ha dichiarato Timothy Ash, press analyst presso BlueBay Asset Management.

Un analista di mercato, Haitam al-Jundy, al pari di Moody’s, ha previsto una possibile crisi della bilancia dei pagamenti, mentre le istituzioni di Ankara sembrerebbero incapaci o riluttanti ad affrontare tali problematiche in modo adeguato. A detta di al-Jundy, inoltre, il quadro economico attuale in continuo deterioramento è conseguenza delle politiche adottate dalla Banca centrale dal 2008, quando la lira perse un terzo del suo valore.

In secondo luogo, l’analista, il primo errore come dall’istituzione turca centrale è ridotto i tassi di interesse più del livello richiesto, provocando una riduzione dei tassi di inflazione, ma i tassi di interesse negativi. Il secondo errore è legato all’espansione del credito, finalizzato ad aumentare i tassi di prestito per famiglie e aziende. Tuttavia, secondo al-Jundy, i tassi sui prestiti hanno raggiunto valori record, causando problemi aggiuntivi nella spesa e nell’aumento delle importazioni.

In tale quadro, poi, l’inflazione è salita all’11.77% ad agosto dall’11.76% di luglio, ma negli ultimi anni è rimasta costantemente a due cifre. Ciò significa che la Turchia ha un tasso di interesse reale negativo, in cui i depositi bancari e le obbligazioni perdono valore nel tempo, costringendo gli investitori a uscire dal mercato e i cittadini turchi a convertire le loro lire in dollarari o euro. A tal proposito, è stato evidenziato che gli investitori stranieri hanno ritirato 7 miliardi di dollarari dal mercato obbligazionario e 4 miliardi di dollarari dal mercato azionario durante la prima metà del 2020.

Nel frattempo, la Turchia ha continuato ad essere al centro di contese con la Grecia e con Cipro, in cui è intervenuta anche l’Unione Europea. Queste riguardano il controllo e i diritti di estrazione nella regione del Mediterraneo Orientale, e, in particolare, la delimitazione delle rispettive piattaforme continentali. Ankara è accusata di compiere «gesti provocatori» a causa delle attività di esplorazione e perforazione energetica condotte nelle acque contese della regione. In tale quadro, il 21 settembre, UE ha congelato i beni della Compagnia Avrasya Shipping, la cui nave da carico Cirkin è stata coinvolta, il 10 giugno, in un incidente militare con la Francia nel Mediterraneo orientale.

Piera Laurenza.  (Sicurezza Internazionale)

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