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Emmanuel Macron a Beirut: sanzioni se il governo libanese non attua le riforme

(Roma 01 settembre 2020). Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha avvertito i politici libanesi, durante la sua ultima visita a Beirut, che potrebbero rischiare pesanti sanzioni se non riuscissero a impostare un nuovo corso per la nazione entro tre mesi. L’avvertimento aumenta le preoccupazioni del governo sull’introduzione di riforme strutturali che aiutino ad alleggerire il peso della crisi politica ed economica.

In occasione della sua seconda visita in meno di un mese nella capitale libanese, Macron ha celebrato il centenario della nazione piantando un albero di cedro, l’emblema del Paese mediorientale, che si trova ad affrontare la più grande minaccia alla sua stabilità dai tempi della guerra civile del 1975-1990.

« È l’ultima possibilità per questo sistema », ha detto Macron al quotidiano POLITICO in un’intervista rilasciata martedì primo settembre. « Sto facendo una scommessa rischiosa, ne sono consapevole, metto sul tavolo l’unica cosa che ho: il mio capitale politico », ha aggiunto. Il presidente francese ha specificato che sta cercando di finalizzare con i leader libanesi « impegni credibili » e un « meccanismo di follow-up esigente », comprese elezioni legislative tra 6 e 12 mesi.

Se il governo di Beirut non riuscirà a cambiare direzione nei prossimi tre mesi, ha sottolineato Macron a POLITICO, potrebbe essere valutata l’eventualità di introdurre misure punitive, tra cui il ritiro dei finanziamenti per il salvataggio e sanzioni economiche alla classe dirigente. I politici libanesi, alcuni dei quali coinvolti in decenni di corruzione, stanno affrontando i disagi provocati da un’economia in crisi e dai lasciti dell’esplosione del 4 agosto, quando 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio, immagazzinate nel porto di Beirut da sei anni, sono saltate in aria provocando circa 200 morti e almeno 6.000 feriti.

Qualche ora prima dell’arrivo di Macron in Libano, il Paese ha annunciato la nomina di un nuovo primo ministro, Mustapha Adib, a seguito del consenso raggiunto tra i principali partiti politici. L’uomo, che è l’attuale ambasciatore libanese in Germania, ha adesso il compito di formare una nuova squadra di governo da sottoporre al voto del Parlamento. Il neo premier si è impegnato a formare un esecutivo nel minor tempo possibile. Questo, ha dichiarato l’ambasciatore, sarà formato da persone « competenti », in grado di elaborare ed attuare le riforme necessarie. « Non c’è tempo per le parole » ha affermato Adib in un breve discorso di accettazione presso il palazzo presidenziale, dove il presidente libanese, Michel Aoun, gli ha affidato il compito di istituire il nuovo governo.

Nella sua visita in Libano, Macron si è anche rivolto alla comunità internazionale invitandola a rimanere concentrata sull’emergenza a Beirut e chiedendole di aiutare Parigi nell’organizzazione di una conferenza, in coordinamento con le Nazioni Unite, da metà a fine ottobre. « Sono pronto a ospitare l’incontro a Parigi », ha detto il presidente francese.

La crisi economica del Libano è stata compromessa da decenni di corruzione e sprechi statali che hanno portato il Paese ha sopportare uno dei più pesanti oneri del debito pubblico al mondo. Da ottobre, la valuta è crollata e il valore reale dei depositi bancari è stato schiacciato da un sistema paralizzato. La povertà e la disoccupazione sono aumentate vertiginosamente, mentre la nazione ospita già il maggior numero di rifugiati pro capite al mondo. « Oggi tutto è bloccato e il Libano non può più finanziarsi da solo », ha detto Macron, aggiungendo che la banca centrale e il sistema bancario sono in crisi ed è necessario un audit.

Il nuovo primo ministro dovrà non solo affrontare una grave crisi economica ma anche riprendere le negoziazioni con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), volte all’implementazione di un programma da circa 10 miliardi di dollari, che prevede riforme soprattutto nel settore dell’elettricità e in quello finanziario. La Francia è una delle maggiori sostenitrici delle riforme economiche e politiche nel Paese mediorientale e la vicinanza di Parigi a Beirut era già stata mostrata all’indomani dell’incidente, quando il presidente Macron era stato il primo leader mondiale ad effettuare una visita nel Paese, appena due giorni dopo l’esplosione, il 6 agosto.

(Chiara Gentili – Sicurezza Internazionale).  (L’articolo)

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