(Roma, 27 settembre 2024). Fortissime esplosioni nella periferia sud di Beirut, nubi di fumo nero e arancione che si sollevano sul cielo della città, caos con ambulanze che provano a raggiungere l’area facendosi strada fra le persone in fuga. È questa l’immagine della capitale libanese dopo un massiccio attacco israeliano in cui l’Idf ha riferito di avere colpito il quartier generale centrale di Hezbollah. L’obiettivo, secondo quanto filtrato su media israeliani, era il numero uno di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Fonti citate da Sky News Arabia hanno riferito che Nasrallah non sarebbe rimasto coinvolto nel raid e sarebbe « in un luogo sicuro ». Mentre da fonti israeliane è emerso che l’Idf sta verificando quali siano le condizioni di Nasrallah. In ogni caso il premier libanese, Najib Mikati, ha riferito di « molte vittime » a Beirut per il raid, con i media locali che parlano di 6 edifici distrutti.
Il raid su Beirut è giunto poco dopo l’atteso discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale dell’Onu a New York. Dal podio Netanyahu lo aveva promesso: Israele andrà avanti contro Hezbollah in Libano « finché tutti i nostri obiettivi non saranno raggiunti », aveva detto, facendo affievolire ulteriormente le speranze di un cessate il fuoco sostenuto a livello internazionale per fermare la spirale che rischia di far scivolare il Medioriente in una guerra regionale totale. E aveva anche minacciato l’Iran: « se ci colpite vi colpiremo. Non c’è posto in Iran che l’esercito israeliano non possa raggiungere e questo è vero per tutto il Medioriente ». Poi la notizia delle esplosioni a Beirut. Netanyahu ha lasciato un briefing con i giornalisti israeliani dopo che il suo segretario militare, il maggiore generale Roman Gofman, gli si è avvicinato e gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio. Secondo quanto riferito dall’ufficio del premier israeliano, Netanyahu ha approvato l’attacco a Beirut al telefono dal suo hotel di New York. E ha successivamente deciso di anticipare il rientro in Israele.
Stando a quanto riferito da una fonte israeliana al giornalista Barak Ravid di Axios, sarebbero stati avvisati del raid pochi minuti prima che avvenisse; diversa la versione fornita da un portavoce del Pentagono, secondo il quale non c’era stato nessun preavviso e il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha parlato con il suo omologo israeliano Yoav Gallant mentre l’operazione era già in corso. Le parole di Netanyahu all’Onu non sono state concilianti, anzi ha ribadito che Israele andrà avanti a Gaza e in Libano e ha minacciato l’Iran, attaccando poi le Nazioni Unite definite una « palude di bile antisemita ». « Non avevo intenzione di venire qui » perché « il mio Paese è in guerra e sta combattendo per la sua vita, ma dopo avere sentito bugie su Israele da molti speaker su questo podio ho deciso di venire mettere le cose in chiaro », ha detto, sostenendo che Israele « brama la pace » ma deve difendersi. Mentre alcune delegazioni, fra cui quella della Turchia, avevano lasciato l’aula, Netanyahu ha detto che la guerra a Gaza può finire adesso se Hamas si arrende e libera gli ostaggi ma, se questo non succede, Israele « combatterà fino a raggiungere la vittoria, una vittoria totale ».