Accordo in tre fasi con Israele. Ma Hamas tira dritto: «cessate il fuoco totale»

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(Roma, Parigi, 30 gennaio 2024). La proposte di accordo fornita al leader di Hamas dovrebbe prevedere tre step per consentire la liberazione di ostaggi civili e militari, nelle mani del gruppo islamista dal 7 ottore

Mentre proseguono i negoziati sottotraccia e il muro contro muro tra Hamas e Israele, la liberazione degli ostaggi detenuti dal 7 ottobre scorso potrebbe essere sempre più vicina: ieri, infatti, la rete televisiva statunitense Nbc aveva rivelato che i negoziatori di Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar hanno concordato durante l’incontro svoltosi a Parigi un quadro per la conclusione di un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri e detenuti.

Un accordo in tre fasi tra Hamas e Israele

Oggi, infatti, il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha confermato di aver ricevuto la proposta che è stata fatta circolare durante l’incontro di Parigi e che il gruppo la « sta esaminando per fornire la sua risposta »: così si legge in una dichiarazione pubblicata dal gruppo su Telegram. Hamas, tramite un suo funzionario, ha poi confermato alla Reuters che la proposta relativa all’accordo sugli ostaggi prevede tre fasi: prima la liberazione di donne, bambini e anziani; a seguire, quella di tutte le reclute dell’Idf detenute; a conclusione, il gruppo si impegnerebbe a restituire le salme di quelli che sono morti nell’attacco di ottobre o morti durante la lunga detenzione.

I combattimenti, secondo il funzionario intervistato dalla Reuters, dovranno cessare in ogni fase dell’accordo. Una fonte palestinese ha annunciato che sarebbe stato raggiunto un accordo sui dettagli della prima fase riguardo a un possibile nuovo accordo sullo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas, sul modello dell’intesa raggiunta a fine novembre. Durante l’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre scorso, sono state rapite circa 240 persone e 136 sono ancora nella Striscia di Gaza, dove prosegue l’offensiva delle Forze di difesa israeliane: secondo la fonte, secondo il potenziale accordo, ogni giorno dovrebbe essere rilasciato un israeliano in cambio di 30 palestinesi, sottolineando che i dettagli della seconda fase saranno negoziati durante l’attuazione della prima fase.

Muro contro muro sulla fine delle operazioni: Hamas chiede il cessate-il-fuoco totale

Muhammad Nazal, alto funzionario di Hamas ha invece ribadito ai microfoni di Al Arabiya che l’idea di un accordo composto da più step consentirebbe alle parti di valutare ogni fase prima di passare a quella successiva. Ancora non è chiaro il numero di palestinesi che dovranno essere rilasciati dalle carceri israeliane: il gruppo, nel frattempo, continua a chiedere un cessate-il-fuoco totale. Questa mattina, Haniyeh a tenuto a precisare che la risposta sarà basata sul fatto che la priorità deve essere la fine dell’aggressione » israeliana. « Il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, a condizione che porti a una cessazione completa dell’aggressione, alla revoca dell’assedio e al raggiungimento di un serio scambio di prigionieri », si legge nella dichiarazione. È stato anche confermato che gli alti dirigenti di Hamas sono stati invitati in Egitto per colloqui sull’accordo.

Secondo una fonte informata, l’accordo prevede un cessate-il-fuoco graduale a Gaza o una tregua fino a 45 giorni, la consegna di aiuti ai residenti della Striscia e il rilascio dei prigionieri palestinesi. Inoltre, l’intesa prevede il rilascio graduale dei restanti detenuti a Gaza, a partire da donne e bambini, sottolineando che la prima fase prevede il rilascio di 35 detenuti detenuti da Hamas. Da parte sua, il segretario generale della Jihad islamica – che detiene parte degli ostaggi – Ziad al Nakhala, ha dichiarato oggi che il gruppo non si impegnerà in alcuna intesa riguardante gli ostaggi israeliani senza garantire un cessate-il-fuoco globale e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza.

Le richieste di Hamas, il modello « Cisgiordania » per Israele

Sulla questione del cessate-il-fuoco un accordo sembra ancora molto lontano: da un lato, Tel Aviv puntualizza che non cederà il controllo di Gaza nè rilascerà terroristi, mentre i gruppi islamisti di Gaza escludono il rilascio degli ostaggi senza una cessazione delle ostilità duratura. In vista dell’arrivo a Tel Aviv, sabato, Antony Blinken oggi ha incontrato a Washington il premier del Qatar, mentre è atteso in Egitto Haniyeh. Le fonti palestinesi avevano in precedenza indicato che la terza fase dell’accordo riguarderebbe gli ufficiali israeliani detenuti a Gaza, con il ritiro di Israele fuori dalle città della Striscia e lo stazionamento ai punti di confine. Al riguardo, oggi il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha detto che Israele manterrà il controllo militare della Striscia di Gaza dopo la fine della guerra, sul modello attualmente in atto in Cisgiordania. Attualmente, la Cisgiordania è divisa per la gestione della sicurezza in tre zone: l’area A (sotto controllo palestinese), l’area B (a controllo misto) e l’area C (oltre il 50 per cento del territorio, sotto controllo israeliano). »Dopo la guerra, quando sarà finita, penso che sia del tutto chiaro che Hamas non controllerà Gaza. Israele la controllerà militarmente », ha affermato.

Di Francesca Salvatore. (Il Giornale)