Contro Putin: così Erdogan non fa più harakiri nella crisi Ucraina

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(Roma, 22 febbraio 2022). Condanna la decisione russa di riconoscere come indipendenti due regioni separatiste nell’Ucraina orientale, chiede il rispetto del diritto internazionale ma poi non lo applica per il gas nell’Egeo. Il forte sostegno a Kiev potrà spingersi fino a sacrificare un rapporto vitale con la Russia ?

Passo in avanti verso le tesi Nato della Turchia. Secondo Ankara la decisione della Russia di riconoscere come indipendenti due regioni separatiste nell’Ucraina orientale è inaccettabile, fa sapere il ministero degli esteri turco, invitando tutte le parti a rispettare il diritto internazionale. Quello stesso diritto internazionale che Erdogan non accetta in altre partite, come il gas nell’Egeo. Ma il forte sostegno turco a Kiev non potrà spingersi fino a sacrificare un rapporto vitale con la Russia.

Qui Ankara

La Turchia si dice pronta a preservare l’unità politica e l’integrità territoriale dell’Ucraina, visto che condivide un confine marittimo con l’Ucraina e la Russia nel Mar Nero. Quando il governo dice che la Turchia si è opposta alle politiche di Mosca in Siria e Libia (nonché alla sua annessione della penisola di Crimea nel 2014) fa mostra di voler appoggiare la dottrina Nato a quelle latitudini, una postura che ha comunque fornito dei benefici oggettivi come la vendita di droni Uav a Kiev.

Questo passaggio non è stato particolarmente gradito da Mosca, che è tutt’oggi impegnata in partite rilevantissime per l’economia turca, come la centrale nucleare realizzata da Rosatom o il gasdotto Turk Stream. Poche settimane fa Erdogan era stato in Ucraina per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per agire come mediatore di pace tra Mosca e Kiev. Ruolo che però non gli è stato assegnato da alcun regista.

Zelensky si è detto “grato” al presidente turco per il sostegno e lo ha ringraziato per la disponibilita’ a partecipare a un vertice sulla crisi con i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu piu’ Turchia e Germania, una proposta partita proprio dal governo di Kiev. “E’una proposta positiva anche perche’ arriva da Zelensky e se davvero dovesse andare in porto questo vertice la Turchia vi prendera’ parte”, aveva precisato Erdogan.

Qui Donbass

È di tutta evidenza che la mossa russa sul Donbass non poteva essere accolta con un tiepido silenzio da Erdogan, ma è altrettanto evidente che i “passi chiari ed efficaci di sostegno dai nostri partner” parafrasando Zelensky sono interconnessi alle partite sotterranee che ciascun Paese ha in piedi: che sia energia, geopolitica, elezioni o più semplicemente come per il caso turco la sopravvivenza della propria infrastruttura economico/finanziaria. È inoltre chiaro che il riconoscimento dell’indipendenza nella regione del Donbass potrebbe verosimilmente essere usato da Mosca come un modo per spostare le truppe ancora più in là, così come accaduto in Georgia e Ossezia meridionale.

Riscrivere strategie diplomatiche

Il gas russo copre il 45% del fabbisogno turco, percentuale che potrebbe lievitare dopo l’accordo tra il gigante russo del gas Gazprom e la turca Botas, alla luce della galoppante crisi energetica, a cui si somma la politica dei tagli applicata da parte dell’Iran.

La capacità di Erdogan di mutare camaleonticamente posizione è risaltata negli ultimi anni, dopo che la Primavera Araba ha sconvolto il Medio Oriente nel 2011. Da quel momento, ad esempio, le relazioni della Turchia con gli Emirati Arabi Uniti si erano interrotte ma negli ultimi mesi si sono rapidamente ricomposte, anche alla luce del ritiro Usa dall’Afghanistan che ha imposto una riscrittura delle strategie diplomatiche. Il comun denominatore quindi risulta essere la geopolitica degli investimenti nella macro regione, visto e considerato che nel 2021 la crisi valutaria in Turchia ha tagliato del 44 per cento il valore della lira turca.

Di Francesco De Palo. (Formiche)