L’ambasciatore OSCE: «in Nagorno-Karabakh si rischia la catastrofe»

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(Roma 23 Ottobre 2020). Intervista al presidente del Consiglio permanente dell’organizzazione, Igli Hasani: «Preoccupati dall’inaccettabile aumento di vittime civili».

L’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (OSCE) è «preoccupata per l’aumento delle vittime civili» nei combattimenti che proseguono in Nagorno-Karabakh, nonostante due accordi di tregua umanitaria e invita le parti in conflitto (Azerbaigian e Armenia che si contendono la regione) ad «adempiere in pieno agli impegni presi, al fine di evitare conseguenze catastrofiche per la regione».

A parlare, in un’intervista scritta all’AGI, è l’ambasciatore Igli Hasani, rappresentante permanente dell’Albania presso le Organizzazioni internazionali a Vienna e attuale ‘chair’ del Consiglio permanente dell’Osce, di cui l’Albania è presidente di turno. Le sue dichiarazioni arrivano mentre a Washington sono attesi gli incontri dei ministri degli Esteri armeno e azero, Zohrab Mnatsakanyan e Jeyhun Bayramov, col segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e dopo che il presidente russo, Vladimir Putin, ha lanciato l’allarme per le quasi cinquemila vittime registrate in sole tre settimane, nell’ultima escalation di un conflitto trentennale, in cui proprio l’Osce è stata da subito chiamata a mediare.

«L’OSCE», spiega Hasani, «è stata incaricata dalla comunità internazionale di organizzare un quadro negoziale per una soluzione pacifica e duratura del conflitto. Questo mandato è portato avanti dai co-presidenti del Gruppo di Minsk (Russia, USA e Francia), assistiti dal rappresentante personale del presidente di turno Osce, l’ambasciatore Andrzej Kasprzyk. Insieme, sono impegnati giorno e notte nel perseguire la cessazione delle ostilità e il ritorno a negoziati sostanziali».

Nonostante il pressing diplomatico e alcuni traguardi raggiunti, come le dichiarazioni del 10 e del 17 ottobre per una tregua umanitaria e uno scambio di prigionieri, i combattimenti continuano da entrambe le parti. «Siamo particolarmente preoccupati dall’aumento delle vittime civili, cosa inaccettabile», dichiara Hasani, «i co-presidenti del Gruppo di Minsk sono mediatori, ma serve che ad agire siano le parti in conflitto, perché vengano fermati i combattimenti e rispettati in pieno gli impegni presi, al fine di evitare conseguenze catastrofiche per la regione».

«No al coinvolgimento di attori esterni»

L’ambasciatore avverte, poi, che «il coinvolgimento di parti esterne nei combattimenti inasprirà solamente la situazione». Il riferimento indiretto è alla Turchia di Tayyip Recep Erdogan, che sta appoggiando apertamente Baku nella scelta dell’uso della forza, mentre Mosca – che è in un’alleanza militare con l’Armenia, ma è in buoni rapporti anche con l’Azerbaigian – invoca con Francia e Usa la fine delle ostilità. «I co-presidenti del Gruppo di Minsk stanno lavorando con le parti coinvolte su questioni importanti del processo di soluzione politica per il Nagorno-Karabakh, al fine di raggiungere una soluzione negoziata».

Del Gruppo di Minsk – istituito nel 1992 dopo l’esplodere del conflitto, in seguito al crollo dell’Urss, per il controllo dell’enclave a maggioranza armena, ma in territorio azero – fa parte anche l’Italia. Roma, prosegue l’ambasciatore albanese, «è stata particolarmente attiva durante la sua presidenza dell’Osce nel 2018 ed e’ stata presente a Vienna il 16 ottobre quando i co-presidenti hanno aggiornato gli ambasciatori del Gruppo di Minsk sulle loro iniziative e gli sviluppi della situazione». «La presidenza albanese dell’Osce e i co-presidenti del Gruppo di Minsk», conclude Hasani, «apprezzano il sostegno politico di Paesi come l’Italia, che condividono il nostro impegno per una soluzione negoziata e pacifica del conflitto».

Marta Allevato. (AGI)