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Per la prima volta Putin ammette i dubbi di Pechino sulla crisi ucraina

(Roma, 15 settembre 2022). La guerra in Ucraina, con il ‘ritiro’ russo da ampie zone del Nord-Est del Paese, e la tensione su Taiwan sono stati tra i temi affrontati dai due capi di Stato, che a febbraio avevano sancito a Pechino una partnership « senza limiti » tutta in chiave anti-americana

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha elogiato la posizione « equilibrata » della Cina rispetto alla crisi in Ucraina, pur riconoscendo che l’invasione russa ha innescato « domande e preoccupazioni » a Pechino, e ha condannato i tentativi « orribili » dell’Occidente di creare un mondo unipolare.

Nel loro primo incontro dall’inizio della guerra in Ucraina, il leader del Cremlino ha riconoscicuto dunque il disagio di Pechino sul conflitto che sta ridisegnando gli equilibri geopolitici mondiali, pur dicendosi disponibile a « chiarire » al collega tutte le questioni.

Xi e Putin si sono ritrovati uno di fronte all’altro – a più di sette mesi dall’ultimo incontro – nella capitale uzbeka, dove 15 leader asiatici sono giunti per il summit della Shanghai Cooperation Organization (Sco), il gruppo spesso definito come una sorta di « Nato dell’Est », alternativo all’Occidente.

La guerra in Ucraina, con il ‘ritiro’ russo da ampie zone del Nord-Est del Paese, e la tensione su Taiwan sono stati tra i temi affrontati dai due capi di Stato, che a febbraio avevano sancito a Pechino una partnership « senza limiti » tutta in chiave anti-americana.

Xi non ha commentato direttamente le parole del leader russo, ma ha sottolineato che i due Paesi hanno mostrato un « forte sostegno reciproco » nelle questioni fondamentali e che « dovrebbero rafforzare il coordinamento e la cooperazione » a livello multilaterale.

Cina e Russia, nella visione di Xi, devono cooperare da « grandi potenze » per « iniettare stabilità in un mondo caotico e turbolento ». La Cina non ha mai condannato apertamente quella che Mosca definisce « operazione militare speciale », ma ha aumentato le importazioni di greggio russo e sottoscritto un accordo per pagare in rubli e yuan le forniture di gas.

Sul piano politico, inoltre, la settimana scorsa, Mosca ha incassato il sostegno del numero tre della gerarchia politica di Pechino, Li Zhanshu, presidente dell’Assemblea nazionale del Popolo, che in un incontro con esponenti della Duma ha espresso « piena comprensione e sostegno » sulla guerra.

Allo stesso tempo, mentre la situazione sul campo in Ucraina sembra complicarsi, non ci sono riscontri che da Pechino sia arrivato l’ok per rifornire di armi Mosca, che si sarebbe rivolta, invece, all’Iran e persino alla Corea del Nord, secondo rapporti di intelligence.

A Samarcanda, Putin ha anche ribadito il sostegno a Xi sulla questione di Taiwan contro le « provocazioni » degli Stati Uniti, incassando l’apprezzamento del presidente cinese; per alcuni analisti, però, Xi è sembrato mantenere le distanze dal leader russo: al summit, ha fatto notare alla Bbc Evan Feigenbaum del Carnegie Endowment for International Peace, sono presenti molti Paesi dell’ex Urss – oggi vicini a Pechino – che non sostengono l’invasione dell’Ucraina, e con cui la Cina vuole continuare a mantenere buoni rapporti, in particolare per salvaguardare i propri investimenti infrastrutturali nella regione ed evitare critiche rispetto alle violazioni dei diritti umani ai danni degli uiguri nello Xinjiang, la provincia nord-occidentale cinese che confina con l’Asia centrale.

Di Eugenio Buzzetti. (AGI)

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