L'actualité du Proche et Moyen-Orient et Afrique du Nord

Il giallo delle esplosioni alla base aerea in Crimea

(Roma, 10 agosto 2022). Nella giornata di ieri una serie di potenti esplosioni ha interessato la base aerea russa di Saki, situata nella regione di Novofedorovka in Crimea. I pennacchi di fumo sono stati visibili a chilometri di distanza e da fonti casuali ci giungono le prime immagini che mostrano i danni all’installazione militare.

Il ministero delle Difesa russo, in un comunicato stampa rilanciato dalla Tass, afferma che “il 9 agosto, intorno alle 15:20, sul territorio dell’aeroporto di Saki vicino all’insediamento di Novofedorovka, diverse munizioni aeronautiche sono esplose in un’area di stoccaggio delimitata”. A seguito dell’esplosione non ci sono state vittime, si legge ancora nelle dichiarazioni ufficiali, e le attrezzature aeronautiche non sono state danneggiate. “Sono state adottate misure per estinguere l’incendio e scoprire le cause dell’esplosione. Secondo un rapporto, non vi è stato alcun impatto del fuoco sull’area di stoccaggio delle munizioni racchiusa nell’aeroporto” ha continuato il ministero.

Molto di quello che accaduto alla base aerea nella Crimea occupata rimane oscuro. Alcuni funzionari ucraini hanno affermato che si è trattato di un attacco, con alcuni di loro che hanno rivendicato l’azione da parte di armi a lungo raggio non specificate sviluppate a livello nazionale. I canali ufficiali di Kiev, invece, non ammettono la paternità dell’azione, non senza ironizzare apertamente su quanto accaduto: il ministero della Difesa ucraino ha infatti scritto, in una breve nota sui social, che “non può stabilire la causa dell’incendio, ma ricorda ancora una volta le regole di sicurezza antincendio e il divieto di fumare in luoghi non specificati”.

Si ripete quindi lo stesso copione che abbiamo visto in occasione di altri attacchi in territorio russo, come quelli avvenuti nei pressi di Belgorod o in altre regioni al confine con l’Ucraina. Sembra che Kiev adotti una strategia di basso profilo, quando riesce a colpire obiettivi in Russia, per questioni legate probabilmente all’attività di propaganda che deve mantenere lo status di Paese aggredito, quindi evitare ufficialmente di rivendicare le azioni aggressive al di fuori dei propri confini, anche forse per non turbare l’opinione pubblica occidentale per motivazioni legate alla fornitura di armamenti e al loro utilizzo.

Anche su questo episodio cala quindi la “nebbia di guerra”, aprendo l’ennesimo “giallo” sulle reali cause, ma possiamo provare a fare delle ipotesi prendendo in considerazione quello che sappiamo. The Drive ci ricorda che Victor Andrusiv, che a luglio si è dimesso dalla carica di consigliere del ministro dell’Interno ucraino per ragioni poco chiare, ha affermato specificamente che l’esercito di Kiev possiede missili con una portata compresa tra 200 e 300 chilometri già in servizio. Andrusiv aveva precedentemente chiesto pubblicamente attacchi a lungo raggio sul ponte sullo stretto di Kerch che collega la Russia alla Crimea occupata.

Tuttavia, le esplosioni alla base potrebbero anche essere state causate da attacchi effettuati da cacciabombardieri, droni di varia natura, missili a corto raggio lanciati clandestinamente dall’interno della Crimea o al largo delle sue coste da unità sottili che sono state recentemente fornite dagli Stati Uniti, financo imputabili ad azioni di sabotaggio, oppure potrebbe trattarsi di un semplice incidente come affermato da Mosca.

Quello che invece è certo è che la versione russa sta perdendo credito, in quanto stanno comparendo riprese che mostrano danni ai velivoli parcheggiati nella base: almeno un cacciabombardiere Su-24 risulta infatti completamente distrutto, e fonti ucraine riferiscono che il totale ammonti a nove. Anche la modalità delle esplosioni, non in sequenza ma quasi contemporanee e distanti tra loro, poco si adatta alla spiegazione di un incendio in un deposito munizioni che si è propagato alle strutture vicine, facendo pensare a un attacco portato con qualche tipo di arma.

Viene da chiedersi, quindi, che tipo di arma sia stato potenzialmente usato dagli ucraini, stante la distanza dell’aeroporto di Saki dal territorio sotto controllo di Kiev (circa 200 chilometri). Non è possibile che siano stati usati i Tochka-U, vettori balistici a corto raggio (Srbm – Short Range Ballistic Missile) relativamente poco precisi e con una gittata di circa 120 chilometri che però sono stati usati in un precedente attacco all’aeroporto di Millerovo all’inizio del conflitto. Alcuni ipotizzano che possano essere stati usati i Grim-2 (o Hrim-2), dei missili balistici equivalenti ai russi Iskander-M a cui l’Ucraina sta lavorando sin dal 2003. Il missile viene ospitato in due canister montati su un veicolo Tel (Transporter Erector Launcher) a 5 assi e, secondo il progetto iniziale, ha una portata di circa 280 chilometri con una testata del peso di 480 chilogrammi. Il vettore dovrebbe avere un sistema di navigazione inerziale (Ins) assistito da un collegamento satellitare (Gps), insieme a una sorta di capacità di homing terminale non specificata, fattore che ne garantirebbe un’ottima precisione e quindi in grado di colpire efficacemente la base aerea. Secondo altre fonti la gittata massima di questo vettore sarebbe di quasi 500 chilometri, fattore supportato dal divieto all’esportazione di sistemi con una portata superiore a 300 chilometri emerso a seguito di un interessamento dell’Arabia Saudita. Lo stato attuale dello sviluppo del Grim-2 non è chiaro. I rapporti affermano che i prototipi sono stati lanciati in test nel 2016.

Un altro vettore fabbricato localmente, e utilizzante lo stesso Tel del Grim-2, che potrebbe essere stato usato per l’attacco è un missile da crociera derivato dal russo Kh-55. I dettagli disponibili sullo sviluppo di quest’arma, che secondo quanto riferito sarebbe stata esaminata anche per applicazioni navali e aeronautiche, sono ancora più limitati, ma sappiamo che teoricamente dovrebbe avere una portata di 280 chilometri con un sistema di navigazione inerziale assistito da Gps ed essere in grado di montare più tipi di testate, comprese quelle caricate a submunizioni.

D’altro canto l’attacco potrebbe essere stato effettuato utilizzando nuovo munizionamento per gli Himars: l’attuale portata dei razzi forniti all’Ucraina è di 70 chilometri, con le versioni M-30 ed M-31, ma l’M-142 può lanciare anche i più performanti Atacms, che hanno una gittata superiore ai 300 chilometri. Sappiamo che il Congresso statunitense ha recentemente espresso il suo parere positivo bipartisan all’invio di questi missili all’Ucraina, ma l’esecutivo Usa per il momento non sembra disposto a fornire una tale capacità a causa del rischio di escalation e ampliamento del conflitto. Non è però da escludere la possibilità che gli Atacms siano già arrivati, segretamente, in Ucraina, e pertanto l’attacco non è stato rivendicato da Kiev per evitare imbarazzi a Washington.

Difficile, ma non impossibile, invece, che possano essere stati usati i missili antinave Neptun o gli Harpoon. L’Harpoon ha un sistema di navigazione inerziale e nelle versioni più recenti è assistito da Gps che offre una maggiore precisione. Per attaccare le navi, il Gps/Ins viene utilizzato per avvicinarsi alla posizione in cui dovrebbe essere la nave, a quel punto il radar attivo del missile prende il sopravvento per trovare il bersaglio. Per l’attacco terrestre, il sistema di guida può essere utilizzato per la crociera e per colpire le coordinate specificate.

L’Harpoon però non è molto adatto per un attacco terrestre: sebbene la testata sia relativamente grande, è ottimizzata per colpire le navi, quindi per penetrarne lo scafo, inoltre ha caratteristiche di frammentazione non perfettamente adatte per un attacco terrestre (questioni legate al raggio di esplosione). Il suo profilo di volo, pensato per essere “a pelo d’acqua” o sea skiming, potrebbe anche non essere ottimale per gli attacchi a terra, in quanto non gli permette di volare “dietro gli ostacoli” e nascondersi dai radar avversari. Da quest’ultimo punto di vista, però, sembra che le forze ucraine abbiano colpito i sistemi missilistici da difesa aerea russi S-300 presenti nell’area con un attacco preventivo portato coi missili Agm-88 Harm che recentemente sono stati scoperti venire utilizzati nel conflitto: se così fosse potrebbero essere stati utilizzati agevolmente gli Harpoon, come anche i Grim-2, ammesso che questi ultimi siano operativi.

Di Paolo Mauri. (Il Giornale/Inside Over)

Recevez notre newsletter et les alertes de Mena News


À lire sur le même thème