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Tunisia: si dimettono 113 membri del partito islamista Ennahda

(Roma, 25 settembre 2021). I fuoriusciti accusano Rachid Ghannouchi di essere responsabile dell’isolamento del movimento

Sono 113 gli esponenti del partito islamista della Tunisia Ennahda dimessisi a causa delle mancate riforme interne, che hanno portato all’isolamento nazionale della formazione politica. E’ quanto si legge in un comunicato stampa diramato per annunciare le dimissioni da parte di membri e figure di spicco di Ennahda. I membri dimissionari del partito islamista hanno accusato la leadership, incarnata da Rachid Ghannouchi, di essere responsabile dell’isolamento del movimento e del deterioramento della situazione generale nel Paese, consentendo un colpo di Stato contro la Costituzione e contro le istituzioni da essa sancite. Tra i firmatari della dichiarazione di dimissioni figurano anche leader di primo piano, come Abdellatif el Makki, Samir Dilo e Mohamed bin Salem, alcuni membri dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp, il parlamento monocamerale della Tunisia), i cui lavori sono stati sospesi dal capo dello Stato, Kais Saied, il 25 luglio scorso, come Jamila el Kissi, Toumi Hamrouni, Rabab el Latif e Nusaiba Ben Ali, e un certo numero di membri dell’Assemblea nazionale costituente, tra cui Amal Azzouz, e un certo numero di membri del Consiglio nazionale della Shura, dei consigli regionali della Shura e degli uffici regionali e locali.

Ennahda contro le mosse di Saied

Lo scorso 23 settembre Ennahda ha annunciato il “rifiuto della sospensione della Costituzione della Repubblica”, decisa dal capo dello Stato Kais Saied, e l’introduzione di “un’organizzazione temporanea delle autorità”, e mette in guardia da un “assolutismo individuale privo di legittimità” nel Paese. In una riunione, il movimento ha deciso innanzitutto di “considerare la decisione presidenziale come una sospensione di fatto della Costituzione della Repubblica”, oltre che una “chiara tendenza” in direzione di un “governo tirannico assoluto” e un “potente colpo di Stato contro la legittimità democratica, i principi della rivoluzione tunisina e i suoi valori”. Questo “approccio incostituzionale si aggiunge alle complesse crisi del Paese e alla crisi della legittimità del governo, minacciando l’integrità e l’unità dello Stato tunisino e spingendo il Paese in un’area ad alto rischio, senza precedenti nella storia della Tunisia”, aggiunge il comunicato.

Inoltre, Ennahda “respinge fermamente il perpetuarsi della situazione eccezionale e l’accentramento da parte di Saied di tutte le autorità, esecutiva, legislativa e giudiziaria, e il suo sfruttarlo per imporre opzioni e procedure incostituzionali”, aggiunge la nota, citando le misure relative al parlamento e alle “istituzioni costituzionali”. Il movimento islamista invita “tutte le forze politiche, sociali e civili vive e le personalità nazionali indipendenti a unirsi e superare le differenze per difendere i valori della Repubblica e della democrazia e per proteggere il Paese dai pericoli di questa profonda divisione sociale, che minaccia la pace sociale e mina l’unità nazionale sulla Costituzione”, aggiunge il testo. Sottolineando che “questo approccio unilaterale non riuscirà a risolvere i problemi economici e sociali vissuti dal Paese”, il partito invita tutti “all’unità nazionale” di fronte “alle tendenze alla divisione e alla retorica dell’incitamento e delle minacce, in difesa della propria scelta democratica, pluralistica e rappresentativa”.

Il governo del presidente

Il 22 settembre scorso, il presidente della Tunisia, Kaies Saied, ha emanato delle disposizione che di fatto hanno sospeso buona parte della Costituzione e annunciato che governerà per decreto “sine die”. Il decreto presidenziale emesso da Saied estende il congelamento dei poteri parlamentari e la revoca dell’immunità dei deputati, ponendo fine” agli stipendi e ai privilegi concessi ai membri e al presidente del Parlamento”, si legge in una nota della presidenza tunisina. Inoltre, Saied ha emanato “misure eccezionali che organizzano i poteri legislativi ed esecutivi”, consentendogli di fatto di governare tramite decreti. Non solo. Il capo dello Stato ha sospeso buona parte della Costituzione, di fatto tutti gli articoli relativi al potere legislativo ed esecutivo. “Restano in vigore il preambolo della Costituzione, capitoli 1 e 2, e tutte le altre disposizioni non in contrasto con le misure eccezionali”, spiega la presidenza. Nel quadro delle nuove disposizioni adottate dal capo dello Stato della Tunisia, “viene abolita la Commissione provvisoria per il controllo di costituzionalità dei disegni di legge”. Infine, “il presidente preparerà le bozze di emendamento sulle riforme politiche con l’ausilio di una commissione da istituire con decreto presidenziale”.

Redazione. (Nova News)

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