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Afghanistan: il leader del Fronte di resistenza nazionale, «combatteremo fino alla vittoria»

Il leader del Fronte di resistenza nazionale (Nrf) dell’Afghanistan Ahmad Massoud, che per settimane ha contrastato l’offensiva dei talebani nella valle del Panjshir a nord di Kabul, ha lanciato un appello ai compatrioti “ovunque” si trovino a unirsi “alla resistenza per la dignità, l’integrità e la libertà del nostro Paese”. In audio di 18 minuti il figlio del defunto “Leone del Panjshir” Ahmad Shah Massoud, ha affermato che a differenza di quanto sostenuto dai talebani le forze di residenza sono “ancora presenti nella valle e continuano a combattere”, mantenendo tutte le posizioni strategiche. Massoud ha detto che le forze della resistenza continueranno a lottare fino alla liberazione del Paese e fino alla “vittoria dell’Afghanistan”. Il leader dell’Nrf ha accusato non meglio precisate “forze straniere” di essersi unite ai talebani contro il popolo afgano, avvertendo che il Paese rischia di trovarsi di fronte all’isolamento politico ed economico e all’oscurantismo. “Gli attacchi hanno dimostrato che le forze straniere sono da tempo con i talebani e si oppongono ancora al popolo afghano”, ha detto Massoud. Questi ha accusato la Comunità internazionale di essere “pienamente responsabile” di aver dato ai talebani la possibilità di mostrarsi cambiati. “Ma i talebani non solo non sono cambiati, ma sono più malvagi, crudeli, fondamentalisti e discriminatori di prima”, ha aggiunto. Ahmad Massoud ha accusato inoltre i talebani di aver violato la risoluzione del Consiglio degli ulema per la fine delle ostilità, “rivelando la loro natura” in contrasto con “la Sharia e il Corano”.
La strategica valle del Panjshir si estende per circa 120 chilometri ed è dominata a nord-est dalla catena montuosa dell’Hindu Kush. La zona è circondata da montagne che superano i quattromila metri di quota ed è caratterizzata da ben 21 valli che si aprono sui lati del corso principale del fiume Panjshir che la rendono di fatto inespugnabile. Infatti, l’unica strada praticabile con mezzi pesanti è la Saricha Road, arteria che parte dalla città di Gulbahar, all’imbocco meridionale della valle, e si inerpica fino alle propaggini dell’Hindu Kush raggiungendo nel punto più alto i 4.410 metri di quota. Gli altri principali punti di accesso alla valle sono i valichi di Khawak (3.848 metri) e di Anjuman (4.430 metri), accessibili solo nei mesi estivi.
La valle del Panjshir è stata il centro nevralgico della resistenza afgana in tempi moderni già a partire dal 1978 quando divenne il fulcro della guerriglia anticomunista, dopo che il Partito democratico popolare dell’Afghanistan (Pdpa) salì al potere e chiese l’intervento dell’Unione sovietica nel 1979. Tra la fine del 1980 e il 1985, i sovietici lanciarono ben sei offensive contro la valle del Panjshir con attacchi di terra e aerei, venendo sempre respinti. Dopo l’ascesa al potere dei talebani nel 1996 al termine della guerra civile esplosa tra i vari gruppi armati successivamente al ritiro delle forze sovietiche nel febbraio 1989, il Panjshir, sotto la guida di Ahmad Shah Massoud, divenne il teatro di operazioni dell’Alleanza del nord, restando l’unica zona dell’Afghanistan libera dal movimento islamista allora guidato dal Mullah Omar. Massoud guidò l’offensiva anti-talebana fino a quando venne assassinato da esponenti di al Qaeda due giorni prima degli attacchi dell’11 settembre 2001. (Nova News)

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