La first lady siriana, Asma Assad, è indagata nel suo Paese di nascita, il Regno Unito, per crimini di guerra e potrebbe perdere la cittadinanza britannica.
Mentre scocca il decimo anniversario dell’inizio della guerra civile in Siria, che si stima abbia causato mezzo milione di morti e oltre 6 milioni e mezzo di sfollati, la sezione dedita ai crimini di guerra della Metropolitan Police ha reso noto di aver aperto un’inchiesta sulla consorte del rais di Damasco, Bashar al Assad, per aver usato la sua posizione di influenza e di visibilità per «incitare ad atti di terrorismo», cioè di aver approvato in pubbliche occasioni l’operato delle forze armate del regime, accusate di massacri, tortura, stupro di massa, uso di armi chimiche contro la popolazione, bombardamenti indiscriminati e di aver usato la fame come arma.
L’input è venuto da Guernica 37, un gruppo di giuristi che agisce come procura penale internazionale indipendente, con un focus sulle violazioni dei diritti umani. «È un passo importante chiamare figure di spicco a rispondere delle loro azioni e coinvolgere uno Stato attraverso un processo legale imparziale e indipendente perché si assuma la responsabilità (di giudicare) gli atti di suoi connazionali», riferisce un portavoce di Guernica 37 citato da vari media britannici.
In quanto cittadina britannica, Asma Assad può essere sottoposta ad azione penale nel Regno Unito, che dovrebbe chiederne l’estradizione se giudicata colpevole. Ipotesi, quest’ultima, piuttosto illusoria, ma che non impedirebbe di privarla semplicemente della cittadinanza: opzione più fattibile che tuttavia – spiega ancora il rappresentante del gruppo legale – «non farebbe l’interesse delle centinaia di migliaia di civili vittime del conflitto decennale siriano».
Quarantacinque anni, figlia di un cardiologo inglese di origini siriane, cresciuta nell’elegante quartiere londinese di Marylebone, Emma Akhras ha due lauree in letteratura francese e in informatica conseguite entrambe al King’s College di Londra e ha lavorato alla banca d’investimenti JPMorgan negli anni ‘90, quando incontrò il futuro marito e figlio dell’allora presidente siriano Hafez al Assad, che sposò nel dicembre del 2000, poco dopo la successione di Bashir al padre.
Asma aveva 25 anni e Vogue le dedicò una copertina, omaggiandola dell’appellativo di ‘Rosa del deserto’. Attorno alla giovane, ben istruita coppia presidenziale siriana nacquero speranze di una svolta, di un’apertura o almeno di un allentamento della presa del potere dopo un ventennio di dittatura brutale: un’esile speranza spazzata via dalla Primavera araba e dalla sanguinosa guerra che ne è seguita.
Asma non ha mai accettato di lasciare il Paese con i suoi bambini, né ha voluto tenere un profilo basso, scegliendo, anzi, di offrire il suo volto alla propaganda di guerra, elogiando pubblicamente i soldati del regime: regime del quale è divenuta cioè un meccanismo attivo.
«Le prove da noi raccolte, secondo il nostro parere legale, eccedono di gran lunga quelli che avrebbero potuto essere semplici e comprensibili commenti o semplice propaganda, ma costituiscono invece veri e propri incitamenti, dichiarazioni di sostegno e difesa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità», spiega Toby Cadman, uno dei responsabili di Guernica 37. (Corriere Del Ticino)