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Una delegazione dei talebani in visita ufficiale in Iran

(Roma il 26 gennaio 2021). Il mullah Abdul Ghani Baradar, vice leader dei talebani, si è recato in visita in Iran con una delegazione, per discutere del processo di pace afghano. Cosa sappiamo dell’evoluzione del rapporto tra talebani e Teheran.

La notizia è stata riferita il 26 gennaio dal quotidiano locale Tolo News, che cita il portavoce dei talebani, Mohammad Naeem. Secondo tale fonte, la delegazione parlerà con i funzionari iraniani delle relazioni tra i due Paesi, della situazione dei rifugiati afghani in Iran e degli sviluppi relativi alla sicurezza dell’Afghanistan e della regione. Il viaggio del mullah Baradar arriva il giorno dopo che il presidente di Kabul, Ashraf Ghani, ha riferito che è stato aperto un “nuovo capitolo” nelle relazioni tra USA e Afghanistan e che Washington vede Kabul come un partner fondamentalmente.

A proposito della visita dei talebani in Iran, il Middle East Monitor cita il portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran, Saeed Khatibzadeh: “Durante la loro permanenza a Teheran, la delegazione politica dei talebani terrà incontri con funzionari iraniani, compreso il rispettato ministro degli Esteri e l’inviato speciale iraniano per l’Afghanistan, e discuterà il processo verso la pace in Afghanistan, nonché questioni attinenti”. Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, aveva già incontrato il mullah Baradar a Teheran, nel novembre 2019. Da allora, alcune questioni si sono fatte sempre più pressanti nella regione.

Il rapporto tra l’Iran, una repubblica islamica sciita, e i talebani, militanti sunniti con influenze wahhabite e deobandi, sembra essere cambiato negli ultimi anni, a seguito di una rottura di antiche alleanze a favore di nuove. In un’intervista al Tehran Times, il parlamentare iraniano Ahmad Naderi ha affermato di credere che stia emergendo una “nuova generazione” di talebani. “Certamente, i talebani, come molti altri movimenti, sono cambiati, e la nuova generazione del movimento è diversa dalla generazione precedente”, ha dichiarato il rappresentante iraniano. “A differenza della sua nuova generazione, la vecchia generazione di talebani aveva un forte legame con l’Arabia Saudita che non è più presente”, ha aggiunto, sostenendo che anche i legami con il Pakistan risultano indeboliti negli ultimi anni.

Tale evoluzione si inserisce in un arena internazionale complessa, in cui i rapporti tra talebani e Stati Uniti, durante l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, apparivano ottimi, se si considerano progressi diplomatici quale lo “storico” accordo firmato dalle due parti a Doha, in Qatar, il 29 febbraio 2020. Tuttavia, la relazione tra Washington e i militanti talebani appare meno idilliaca se si prendono in considerazione le continue violenze in Afghanistan che hanno accompagnato i negoziati tra Stati Uniti e talebani, anche ad opera del gruppo stesso. Questa situazione ha fatto ipotizzare una mancanza di coordinamento tra negoziatori talebani e militanti presenti sul campo o una possibile “doppia faccia” del gruppo: istituzionali negoziatori di fronte ai rappresentanti statunitensi e militanti armati pronti a tutto per conquistare terreno con la forza sul campo.

Dall’altro lato, il rapporto di Washington con Teheran si è progressivamente deteriorato negli ultimi 4 anni, creando una serie di nuovi equilibri in Medio Oriente. A seguito di eventi di grande impatto, come l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, avvenuta il 3 gennaio 2020 su ordine del presidente Trump, le forze anti-occidentali (che includevano i talebani, prima dell’accordo del 2020) potrebbero essersi strette ed organizzate intorno a Teheran, nonostante le presunte profonde divisioni tra sciiti e sunniti. A tale proposito, l’amministrazione uscente degli USA ha accusato l’Iran di essere diventato il “nuovo Afghanistan”, cioè la nuova base operativa di al-Qaeda. A questo riguardo, è importante ricordare che i talebani mantengono stretti rapporti con l’organizzazione terrorista in questione, in violazione degli accordi con gli USA del 29 febbraio 2020. In un documento reso noto il 4 gennaio, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha affermato che al-Qaeda si sta rafforzando in Afghanistan mentre “continua a operare con i talebani sotto la protezione del gruppo”.

In tale contesto, va aggiunta la svolta della nuova amministrazione statunitense, guidata dal presidente Joe Biden, che ha dichiarato che vuole rivedere gli accordi con i talebani sottoscritti dal suo predecessore. L’Iran potrebbe beneficiare di un cambio di rotta degli Stati Uniti e ha accolto con favore l’insediamento di Biden. Tuttavia, i rapporti si sono incrinati notevolmente negli ultimi 4 anni e questo potrebbe aver modificato gli equilibri internazionali a lungo termine. Infine, tornando a fare riferimento all’intervista del parlamentare iraniano, questo sottolinea un’altra problematica che potrebbe avvicinare l’Iran e i talebani: lo Stato Islamico. I militanti afghani, infatti, vengono definiti “l’unica alternativa che può opporsi ai jihadisti dell’ISIS”. “Dobbiamo guardare a questo problema considerando anche i nostri interessi nazionali. Penso che la seconda generazione di talebani possa affrontare l’ISIS, e questo crea un collegamento strategico tra i talebani e gli interessi nazionali dell’Iran, e anche della Russia e della Cina”, ha affermato il parlamentare iraniano, Ahmad Naderi.

Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)

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