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Yemen: nuovi negoziati per lo scambio di prigionieri tra gli Houthi e il governo di Hadi

(Roma il 24 gennaio 2021). Le parti belligeranti dello Yemen, ovvero il governo legittimo riconosciuto a livello internazionale del presidente, Rabbo Mansour Hadi, e i ribelli sciiti Houthi si sono incontrati ad Amman, in Giordania, il 24 gennaio, per intraprendere nuovi negoziati per lo scambio di prigionieri.

L’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, Martin Griffiths, lo stesso 24 gennaio, ha esortato le parti riunite ad Amman a dare priorità al rilascio “immediato e senza condizioni” di tutti i malati, i feriti, gli anziani e i bambini che figurano come prigionieri, così come dei civili arrestati arbitrariamente, comprese le donne. L’ufficio di Griffiths ha poi specificato che i negoziati che si sono aperti ad Amman sono facilitati sia dall’Onu, sia dal Comitato internazionale della Croce Rossa.

Una delegazione di quattro rappresentanti degli Houthi è partita dalla capitale yemenita Sana’a a bordo di un volo dell’Onu il 23 gennaio e, contemporaneamente, anche il governo di Hadi ha inviato una delegazione di quattro persone, compreso il direttore della commissione governativa per i prigionieri, Mohammad Fadayel. Secondo quanto riferito da Al-Jazeera English, l’obiettivo dei dialoghi sarebbe lo scambio di 300 prigionieri tra i quali figurerebbe anche il fratello del presidente yemenita, Nasser Mansour Hadi. L’incontro odierno ad Amman, farebbe poi seguito allo scorso 15 ottobre, quando il governo di Hadi e gli Houthi avevano completato il maggior scambio di prigionieri dall’inizio del conflitto yemenita.

Tale tipo di operazione tra il governo di Hadi e i ribelli Houthi è uno tra i punti previsti dall’accordo di Stoccolma, del 13 dicembre 2018, che era stato raggiunto grazie alla facilitazione delle Nazioni Unite. In particolare, in tale occasione, le parti si erano impegnate a rilasciare circa 15.000 detenuti, era stato istituito un cessate il fuoco nel governatorato occidentale di Hodeidah e i ribelli sciiti Houthi avevano accettato  di ritirarsi da tutti e tre i porti principali dello Yemen, Hodeidah, Saleef e Ras Isa, lasciando svolgere alla delegazione dell’Onu le necessarie attività di monitoraggio e gestione dell’area.

In Yemen, è in corso una guerra civile, descritta dall’Onu come la peggior crisi umanitaria al mondo, da quando i ribelli sciiti Houthi hanno iniziato a combattere per il controllo sulle regioni meridionali del Paese. Il 21 settembre 2014, sostenuti dal precedente regime del defunto presidente Ali Abdullah Saleh, gli Houthi avevano effettuato un colpo di Stato che aveva consentito loro di prendere il controllo delle istituzioni statali nella capitale Sana’a. Il presidente legittimo Hadi era stato inizialmente messo ai domiciliari presso la propria abitazione nella capitale e, dopo settimane, era riuscito a fuggire, recandosi dapprima ad Aden, attuale sede provvisoria del governo, e poi in Arabia Saudita, dove risiede tutt’ora.

Hadi è sostenuto da una coalizione di Stati guidata dall’Arabia Saudita, intervenuta nel conflitto in Yemen il 26 marzo 2015, ed è stato riconosciuto anche dalla comunità internazionale come legittimo leader del Paese. La coalizione a suo sostegno comprende l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Sudan, il Bahrain, il Kuwait, il Qatar, l’Egitto, il Marocco, la Giordania e il Senegal. I ribelli sciiti Houthi sono sostenuti, invece, dall’Iran e dalle milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah.

Questi ultimi, dallo scorso 19 gennaio, sono stati classificati ufficialmente dagli USA come un’organizzazione terroristica straniera, ai sensi della sezione 219 della Legge sull’Immigrazione e la Cittadinanza. Dall’insediamento a capo della Casa Bianca del nuovo presidente statunitense, Joe Biden, lo scorso 20 gennaio, il Dipartimento di Stato degli USA sta conducendo un riesame della designazione degli Houthi come gruppo terroristico, operata dall’amministrazione dell’ormai ex-presidente statunitense, Donald Trump. Lo scorso 22 gennaio, un portavoce dell’istituzione ha affermato che il governo di Washington sta lavorando quanto più velocemente possibile per concludere le proprie ricerche e giungere ad una decisione. Più funzionari dell’Onu e associazioni umanitarie hanno affermato che la classificazione degli Houthi come gruppo terroristico potrebbe aggravare ulteriormente la crisi umanitaria in Yemen. Tuttavia, al momento, gli USA hanno reso esenti dal proprio provvedimento contro gli Houthi le Nazioni Unite, la Croce Rossa e le esportazioni di beni agricoli e sanitari.

Camilla Canestri. (Sicurezza Internazionale)

(Foto-TRT)

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