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Egitto: i primi commenti sulla possibile risoluzione della crisi del Golfo

(Roma 10 dicembre 2020). L’Egitto ha accolto con favore gli sforzi profusi dal Kuwait per risolvere la perdurante crisi del Golfo e favorire un riavvicinamento tra Doha e Riad.

La disputa a cui si fa riferimento ha avuto inizio il 5 giugno 2017, data in cui è stato imposto sul Qatar un embargo diplomatico, economico e logistico, dopo essere stato accusato di sostenere e finanziare gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah e di appoggiare l’Iran, il principale rivale di Riad nella regione. I Paesi fautori del blocco sono Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (UAE) e Bahrain. Da parte sua, Doha ha respinto le accuse, pur rimanendo in una condizione di isolamento che ha comportato la chiusura dei confini aerei, marittimi e terrestri, e l’espulsione dei cittadini qatarioti dai Paesi promotori dell’embargo.

In tale quadro, il 4 dicembre, il ministro degli Esteri del Kuwait, lo sceicco Ahmad Nasser al-Sabah, ha dichiarato che le parti coinvolte nella questione, Riad e Doha in primis, si sono impegnate in colloqui fruttuosi, dimostrando la propria disponibilità a porre fine alla crisi. Il giorno successivo, il 5 dicembre, Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan al-Saud, ha affermato che le possibilità di risoluzione della crisi del Golfo sono estremamente positive e che presto sarà raggiunto un accordo definitivo. Tale dichiarazione è giunta a pochi giorni di distanza dalla visita in Qatar del consigliere senior e genero del presidente uscente degli USA, Jared Kushner, svoltasi 2 dicembre. In tale occasione, sarebbe stato avviato un primo tentativo di riavvicinamento tra Qatar e Arabia Saudita per risolvere la crisi del Golfo.

Di fronte a tale scenario, l’8 dicembre, il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Hafez, ha espresso l’apprezzamento del proprio Paese per il ruolo svolto dal Kuwait nel risanare le divergenze tra il Qatar e gli altri Paesi responsabili dell’embargo, alla luce del suo desiderio costante di garantire stabilità a livello regionale. Stando a quanto riportato dal portavoce, Il Cairo spera che questi lodevoli sforzi si traducano in una soluzione globale, che tenga in considerazione tutte le cause alla base della crisi e che garantisca il rispetto rigoroso di quanto verrà stabilito.

Come evidenziato dal quotidiano al-Arab, è la prima volta che l’Egitto mostra la propria posizione in merito alla questione. Alcuni circoli politici sostengono che Il Cairo, fino ad ora, si è astenuta dall’esprimere qualsiasi posizione per evitare tensioni con l’Arabia Saudita, la quale sembra essere ancora riluttante a fare da sola il primo passo verso la riconciliazione, in quanto sembra temere gli effetti che ne potrebbero derivare e che potrebbero avere un impatto sulle proprie relazioni con l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti (UAE). Inoltre, secondo al-Arab, il Paese Nordafricano continua a chiedere che il Qatar risponda alle richieste avanzate dai Paesi fautori del blocco per porre fine alla crisi, sebbene Doha rifiuti un accordo “condizionato” e preferisca attendere i cambiamenti a livello internazionale, primo fra tutti l’arrivo del presidente USA neoeletto, Joe Biden, alla Casa Bianca.

A detta del medesimo quotidiano, è Il Cairo ad essere stata tra le principali vittime delle politiche adottate da Doha nel corso degli ultimi tre anni, visto il perdurante appoggio alla Fratellanza Musulmana, dichiarata fuorilegge dall’Egitto. Per il Qatar, invece, l’organizzazione rappresenta una sorta di “cavallo di Troia”, attraverso cui penetrare nel Paese Nord africano, e stringere legami con uno dei rivali, la Turchia. Pertanto, per alcuni sembra difficile che l’Egitto accetti di riconciliarsi con il Qatar, sponsor della Fratellanza e alleato di Ankara, a meno che Doha non sia disposta a rivedere i propri rapporti con tali partner. Ad ogni modo, Il Cairo, secondo fonti politiche di al-Arab, non influenzerà né sarà influenzata dalla mossa del Regno saudita.

Tuttavia, secondo alcuni analisti, non sarà possibile parlare di una vera e propria riconciliazione se non si riuscirà a ottenere il consenso dell’intero quartetto, con particolare riferimento all’Egitto e agli Emirati Arabi Uniti. Tale considerazione è emersa anche a seguito delle recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri emiratino, Anwar Gargash, secondo cui il legame tra Il Cairo e la regione del Golfo costituisce un pilastro volto a preservare la sicurezza e la stabilità a livello regionale.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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