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Libano : la Banca Mondiale blocca i fondi per la diga di Bisri

(Roma 17 aprile 2020). La Banca Mondiale ha sospeso i fondi stanziati per la costruzione della diga di Bisri, pari a circa 600 milioni di dollari, con il fine di far fronte alle opposizioni nate e utilizzare il danaro per alleviare la crisi economica del Libano.

Tale diga si inserisce in un macro-progetto promosso dal governo di Beirut e mirato ad aumentare la fornitura di risorse idriche del Paese, e, nello specifico, nelle aree di Greater Beirut e del monte Libano. A finanziare il progetto vi sono la Banca Mondiale, con 474 milioni di dollari, la Banca Islamica per lo Sviluppo, con 128 milioni di dollari ed il governo libanese stesso, con 15 milioni. La diga di Bisri è situata a 35 km a Sud di Beirut, nella valle omonima, ed è stata definita un’ancora di salvezza per i 460.000 abitanti della zona che vivono con meno di 4 dollari al giorno.

Tuttavia, il progetto ha spesso incontrato l’opposizione di cittadini e gruppi della società civile, i quali hanno messo in evidenza come la diga comporti la distruzione di migliaia di alberi, terreni agricoli e siti archeologici. Pertanto, secondo quanto riferito dalla Banca Mondiale il 16 aprile, prima di continuare con i lavori, è necessario avviare un dialogo «trasparente» con i cittadini contrari alla costruzione del progetto, che veda impegnato in primis il governo di Beirut.

Allo stesso tempo, la Banca si è detta aperta a qualsiasi proposta che suggerisca come poter impiegare i fondi congelati per sostenere il Libano di fronte alla crisi economica e all’emergenza coronavirus, così da rispondere in modo efficace alle esigenze più impellenti della popolazione libanese. A tal proposito, la Banca Mondiale ha evidenziato come la situazione finanziaria del Libano sia stata ulteriormente aggravata dalla pandemia di Covid-19 e che, pertanto, è necessario cambiare le priorità delle proprie politiche.

In tale quadro, è stato altresì sottolineato come la Banca Mondiale abbia già destinato 45.5 milioni di dollari in Libano, volti a finanziare due progetti. Il primo mira a migliorare il sistema sanitario, mentre il secondo a promuovere l’innovazione nelle piccole e medie imprese. Il fine ultimo, ha affermato la Banca Mondiale, è migliorare le capacità del Paese, così che possa testare e curare casi sospetti di COVID-19 e fornire un supporto immediato alle società o ai centri di ricerca che producono forniture, attrezzature e servizi medici necessari per contrastare il virus.

Per quanto riguarda la diga di Bisri, si prevede che, una volta ultimati i lavori, saranno 1.6 milioni di libanesi a poter beneficiarne. La sua capacità sarà di 125 milioni di metri cubi di acqua potabile e rappresenterà la seconda maggiore diga libanese, dopo quella di Qaraoun, dalla capienza di 210 milioni di metri cubi. Il via libera all’inizio dei lavori risale al 30 settembre 2014 e il termine era stato stabilito per il 30 giugno 2024, ma questi sono stati più volte interrotti. Ad inizio aprile 2020, poi, il governo di Beirut ha accettato il prestito della Banca Mondiale, pari a circa 600 milioni, concesso alla luce delle difficoltà economiche del Paese. Il ministro libanese dell’Energia, Raymond Ghajar, ha affermato che bloccare il progetto equivale a sprecare fondi pubblici, poiché 320 milioni di dollari sono già stati pagati e la cancellazione dei contratti comporterebbe costi aggiuntivi per le casse dello Stato.

Per decenni il Libano è stato vittima di problematiche legate alla scarsità di risorse idriche. Spesso i cittadini si sono ritrovati a poter ricevere acqua solo per 1-3 ore al giorno, a causa delle risorse limitate o una loro cattiva gestione e per la carenza di infrastrutture. In questo modo, la popolazione si è ritrovata a dipendere da acqua imbottigliata o in serbatoi dai costi elevati, con ingenti spese a danno delle classi meno abbienti.

Parallelamente, il Paese si ritrova ad affrontare una delle peggiori crisi economiche dalla guerra civile del periodo 1975-1990.  Il debito sovrano del Libano è pari a 87 miliardi di dollari, ovvero il 170% del PIL. Oltre alle obbligazioni internazionali libanesi, che ammontano a 31 miliardi di dollari, la Banca centrale del Libano ha oneri stimati a 52.5 miliardi di dollari, sotto forma di depositi in valuta estera e certificati di deposito. In tale quadro, l’11 marzo, il Paese aveva già annunciato che non avrebbe saldato il debito pari a 1.2 miliardi di obbligazioni Eurobond, in scadenza il 9 marzo, creando la prima situazione di default della storia libanese.

La grave crisi economica e finanziaria ha poi provocato una carenza di dollari che, da settembre 2019, ha comportato, a sua volta, una riduzione delle importazioni di forniture mediche essenziali, tra cui mascherine, guanti e dispositivi di protezione, oltre a ventilatori e pezzi di ricambio. Non da ultimo, all’interno delle strutture sanitarie libanesi, è stato difficile assumere personale aggiuntivo e acquistare l’attrezzatura ed i dispositivi necessari ad affrontare l’emergenza coronavirus.

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