(Roma, Parigi, 18 giugno 2025). Ex paracadutista, cresciuto nei ranghi dell’esercito durante la Guerra del Golfo, è a capo del Central Command che gestisce le forze armate Usa nella regione e vanta uno stretto rapporto con Israele
Un ex paracadutista, che ha combattuto su tutti i fronti chiave del Medio Oriente. Se il presidente Trump deciderà di colpire l’Iran, il generale che dovrà eseguire l’ordine è lui, Michael Kurilla, capo del Central Command che gestisce le forze armate americane nell’intera regione. E lo farà molto volentieri, secondo chi lo conosce bene, perché nel corso del suo servizio ha stabilito un rapporto assai stretto con Israele, dimostrando di essere convinto della necessità di usare la forza per garantire la stabilità nell’area di cui ha la competenza.
Kurilla, origini nell’Europa orientale, è nato in California nel 1966 ma è cresciuto a Elk River, Minnesota. Si è laureato in ingegneria aerospaziale alla United States Military Academy, diventando ufficiale a West Point. Da allora in poi, ha partecipato a tutti gli interventi militari più significativi condotti dagli Stati Uniti nell’ultimo mezzo secolo: Panama, Guerra del Golfo, Haiti, ma anche le forze di stabilizzazione in Kosovo e Bosnia.
Il suo impegno principale però è stato in Medio Oriente. Cresciuto nei ranghi dell’esercito durante la Guerra del Golfo, è poi stato schierato in Iraq, Afghanistan e Siria. Ha comandato i paracadutisti della 82nd Airborne Division e poi i XVII Airborne Corps, e all’inizio del 2022 era stato inviato in Germania per fare la supervisione della risposta americana all’invasione russa dell’Ucraina. Nell’aprile di quell’anno aveva preso la guida del Central Command, tornando quindi ad occuparsi di Medio Oriente come comandante delle forze armate Usa nell’intera regione, Iran incluso.
Ha costruito un rapporto molto stretto con le autorità israeliane, applicando anche alcune delle loro tattiche nell’impiego dei reparti americani. Già durante l’amministrazione Biden aveva lavorato ai piani per un eventuale attacco congiunto all’Iran, e sostiene l’uso della forza contro Teheran, perché resta convinto della necessità di Washington di restare impegnata in Medio Oriente per garantire la propria sicurezza. Questa linea non sembrava molto popolare con Trump, almeno all’inizio del mandato, perché il presidente era stato votato dalla base Maga anche per l’impegno a terminare l’interventismo americano nel mondo, e in quella regione in particolare.
La situazione però si è rovesciata nelle ultime settimane e Kurilla ha ottenuto un accesso alla Casa Bianca senza precedenti, maggiore anche dei suoi stessi superiori. Lui sostiene che i raid mirati per distruggere le infrastrutture nucleari della Repubblica islamica non avrebbero conseguenze più ampie, capaci di scatenare una guerra regionale o anche più grande. L’incarico del generale alla guida del Central Command finirà tra pochi mesi, e quindi ha il tempo contato per mettere in pratica la sua dottrina e i suoi piani.
Di Paolo Mastrolilli. (La Repubblica)