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Benjamin Netanyahu «pronto» ad accordo parziale. Borrell : «Rischio espansione guerra col Libano è altissimo»

(Roma, 24 giugno 2024). Contraddittorie le dichiarazioni del primo ministro su « Canale 14 », per l’opposizione potrebbero sabotare l’accordo sul fine-guerra, mentre il Forum delle famiglie degli ostaggi parla di « marcia indietro » e per Hamas « dopo la guerra riprenderebbe »

Israele sarebbe disposto a sospendere i combattimenti a Gaza nell’ottica di un accordo parziale che preveda la restituzione di alcuni degli ostaggi detenuti e che la fase intensiva della guerra contro Hamas nella Striscia cominciata il 7 ottobre sta « per finire ». Lo ha affermato Benjamin Netanyahu all’emittente israeliana a lui vicina Channel 14 in un’intervista da considerarsi rara  – la seconda dall’inizio della guerra 8 mesi fa – che avviene in un momento delicatissimo per il conflitto e che perciò ha suscitato molto interesse. Tra gli applausi dello studio il premier ha ribadito per l’ennesima volta che però la guerra non finirà finché Hamas continuerà ad avere il controllo della Striscia.

Tuttavia – fanno notare i media israeliani – le parole del leader del Likud capo del governo di unità nazionale sembrano “contraddire i termini dell’ultima proposta israeliana di cessate il fuoco e di accordo sugli ostaggi, di cui alcuni dettagli sono stati presentati dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a fine maggio. Un piano in tre fasi che, secondo quanto riferito, prevede nella prima fase un cessate il fuoco temporaneo da estendere in una « calma sostenibile – cessazione delle operazioni militari e delle ostilità in modo graduale e permanente – nella seconda fase”. Scrive il Times of Israel.

Dopo la proposta statunitense Netanyahu aveva anche affermato che nel futuro di Gaza avrebbe previsto un governo civile senza l’Anp e con i Paesi arabi a fare da sponsor in merito alla gestione degli aiuti umanitari. Cosa che non è stata particolarmente gradita dagli interessati. In queste ore è Yoav Gallant a fare da mediatore con gli Usa. Il ministro alla difesa israeliano è a Wasinghton per diversi colloqui con i vertici dell’amministrazione Biden: vedrà il Segretario di Stato Antony Blinken, il direttore della Cia William Burns e l’inviato speciale Usa per la Striscia Amos Hochstein.

Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid non si è fatto sfuggire l’occasione per affermare che Netanyahu rappresenta una minaccia per la sicurezza di Israele e che non è qualificato per essere primo ministro. “Il comportamento di Netanyahu ha portato al disastro del 7 ottobre” ha detto aggiungendo che « la sua gestione della guerra è stata un fallimento ». Poi l’affondo del quotidiano Haaretz secondo cui le dichiarazioni rilasciate dal primo ministro su « Canale 14 », potrebbero sabotare la prospettiva di raggiungere un accordo.

A reagire all’intervista anche il Forum che riunisce le famiglie degli ostaggi e dei dispersi, che ha condannato “fermamente la dichiarazione del Primo Ministro”. Per loro che protestano sempre più numerosi nelle strade a Tel Aviv, il premier « ha fatto marcia indietro rispetto alla proposta israeliana. Questo significa che sta abbandonando 120 ostaggi e sta violando il dovere morale dello Stato di Israele nei confronti dei suoi cittadini », ha dichiarato il gruppo in un comunicato.

E’ « Hamas quello che si oppone all’accordo, non Israele », ci tiene a sottolineare l’Ufficio del primo ministro israeliano dopo l’intervista. Ma per l’organizzazione che gestisce il territorio a Gaza, le parole di Netanyahu sono la dimostrazione che il primo ministro israeliano vuole solo un « accordo parziale dopo il quale la guerra riprenderebbe » e non approva la proposta che l’amministrazione Biden « ha cercato di vendere ».

Tuttavia ciò che allarma la comunità internazionale è il rischio allargamento del conflitto sul versante libanese in mano agli Hezbollah sciiti. L’esercito israeliano ha riferito di aver colpito nella notte obiettivi militari: « una struttura » e « siti di infrastrutture operative » afferenti al Partito di Dio filo-iraniano.

« Il rischio che questa guerra colpisca il Sud del Libano e si espanda è ogni giorno più grande. Sono molto preoccupato. Siamo alla vigilia dell’espansione della guerra », ha dichiarato oggi l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio degli Esteri Ue aggiungendo che « la consegna degli aiuti a Gaza è impossibile: nulla entra e una parte degli aiuti marcirà presto, sarà perso ».

Non è facile ottenere notizie indipendenti dal conflitto a causa del divieto posto da Israele ai giornalisti stranieri. Ma è certo che la rappresaglia israeliana continua nella Striscia, come testimonia l’Idf in alcuni video autoprodotti.

Il ministero della Sanità del territorio ha riferito che il direttore dell’ambulanza e del pronto soccorso del dipartimento di emergenza di Gaza, Hani al-Jafarawi, è stato ucciso da un attacco israeliano contro una clinica medica. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha inoltre riferito che due membri del personale medico sono stati uccisi in un attacco alla clinica al-Daraj e che nove civili palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano a sud-est di Gaza City.

Secondo Save the Children sarebbero 21.000 i bambini scomparsi, detenuti o sepolti sotto le macerie o in fosse comuni a causa della guerra cominciata il 7 ottobre e per questo motivo ha chiesto un’indagine indipendente.

Di Antonella Alba. (Rai News)

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