Vladimir Putin vede i leader africani: «Un dialogo con chi vuole la pace»

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(Roma, 17.06.2023). Sette Paesi africani alla Corte dello Zar per una missione quasi impossibile: presentare un’iniziativa di pace – l’ennesima – per un negoziato sull’Ucraina.

Sei capi di Stato, il più importante dei quali il sudafricano Cyril Ramaphosa, sono stati ricevuti da Vladimir Putin insieme al primo ministro egiziano al Palazzo Konstantinovsky, già una delle residenze degli imperatori a San Pietroburgo. Poche ore prima avevano incontrato a Kiev, sotto le bombe, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che era stato chiaro nel respingere le loro proposte.

La delegazione non si è data per vinta

La delegazione non si è data per vinta e oggi ha sottoposto anche a Putin un piano di cui non si sa un granché, tranne che è suddiviso in dieci punti. «È arrivato il momento di avviare negoziati e mettere fine alla guerra», ha detto Ramaphosa a Putin. Quest’ultimo ha assicurato che la Russia «è aperta al dialogo con chiunque chieda la pace», e che sono gli ucraini a non volerlo.

Il presidente è tornato a parlare di un accordo per il cessate il fuoco che secondo i russi Kiev aveva già siglato a Istanbul, alla fine di marzo del 2022, ma che hanno rinnegato dopo il ritiro delle truppe russe dalla regione di Kiev. Anzi, che hanno gettato «nella pattumiera della Storia», come ha detto lo stesso Putin, rispolverando la celebre espressione usata da Trotsky contro i Menscevichi.

Zelensky, comunque, ha ribadito che non ci possono essere negoziati finché non ci sarà un completo ritiro delle truppe russe. Il leader ucraino, che aveva già detto di non aver bisogno di una mediazione del Vaticano, in una conferenza stampa congiunta con gli ospiti africani ha detto ieri di non capire nemmeno cosa volessero andare a fare in Russia.

Un dialogo tra sordi

Un dialogo tra sordi, insomma, che conferma le distanze siderali tra le parti. E anche probabilmente diverse intenzioni. Per Putin, infatti, il pellegrinaggio dei capi di Stato africani a San Pietroburgo è una nuova conferma da esibire davanti al mondo che la Russia non è isolata.

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Che il cosiddetto sud globale continua a resistere alle pressioni per tagliare i rapporti con Mosca, come dimostrato dagli incontri dei giorni scorsi anche con i presidenti degli Emirati arabi uniti e dell’Algeria. Anche Ramaphosa ha avuto oggi un bilaterale con lui.

Ed è impossibile non abbiano parlato del vertice dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che Pretoria deve ospitare in agosto, con la grana dell’ordine d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del presidente russo con l’accusa di crimini di guerra. Un ordine che il Sudafrica, quale membro della stessa Cpi, sarebbe tenuto ad eseguire.

Sul terreno di guerra nulla cambia

Sul terreno nulla cambia, almeno nella narrazione delle due parti. I russi continuano a dire di respingere gli attacchi ucraini, uccidendo i soldati di Kiev a centinaia e distruggendo carri armati e blindati. Gli ucraini assicurano che la controffensiva continua anche se lentamente, davanti a una accanita resistenza delle forze di Mosca.

Le difficoltà sembrano trasparire anche dalle ultime valutazioni di Zelensky, secondo il quale «ogni posizione riconquistata agli occupanti e ogni sito rioccupato dalle nostre forze sono nuovi argomenti per il mondo a favore del fatto che l’Ucraina possa vincere».

E intanto quattro persone sono rimaste uccise da un missile russo che ha colpito l’auto su cui viaggiavano in un villaggio della provincia nord-orientale di Kharkiv.

Cresce l’attesa per il vertice NATO

Sul fronte occidentale, cresce l’attesa per il vertice della Nato il mese prossimo a Vilnius, dove l’Ucraina si aspetta impegni chiari per la sua ammissione nell’Alleanza. Joe Biden ha chiarito che per Kiev non ci sarà alcun percorso agevolato rispetto alle normali procedure.

«No, perché devono soddisfare gli stessi standard», ha risposto il presidente americano a chi gli chiedeva se per l’Ucraina la strada per l’ingresso nel Patto Atlantico sarebbe stata più facile. Una possibilità alla quale si era mostrata invece aperta la Germania e che secondo Politico poteva trovare consenziente anche la Casa Bianca.

Biden è intanto tornato sull’annuncio fatto ieri da Putin che alcune testate nucleari tattiche russe sono già state dispiegate in Bielorussia e che il trasferimento previsto delle altre sarà completato entro la fine dell’anno. Una mossa «totalmente irresponsabile», l’ha definita l’inquilino della Casa Bianca.

(Blue News)