Lo schiaffo della Cina a Putin: frenata sul gasdotto Power of Siberia

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(Roma, 27.05.2023). Per la Russia aggrapparsi al salvagente cinese rischia di essere più complicato del previsto. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, e il conseguente gelo diplomatico con l’Europa, le esportazioni di gas russo hanno invertito il loro flusso, anteponendo le destinazioni orientali a quelle occidentali, e seguendo, in sostanza, il riposizionamento geopolitico di Mosca.

Il nuovo cliente dorato del Cremlino coincide con la Cina, con Pechino ben felice di acquistare, a prezzo ridotto, le risorse energetiche invendute da Vladimir Putin ai vecchi acquirenti dell’Ue.

La perdita dei mercati europei e dei gasdotti a loro connessi ha avuto un profondo effetto sul flusso di entrate del colosso Gazprom, e quindi anche su quelle del bilancio di Stato russo. In teoria, la risposta ad un simile scenario, per altro preventivato, sarebbe dovuta arrivare con il dirottamento dell’azienda statale russa nel continente asiatico.

Attraverso il gasdotto Power of Siberia, in parte completato e in parte ancora in fase di realizzazione, e con la creazione di un suo aggiornamento, il Power of Siberia 2, ancora da costruire, il gas russo sarebbe finito oltre la Muraglia in cambio di lauti pagamenti.

Sembrava che tra i due partner, Russia e Cina, non vi fossero problemi di alcun tipo, e che i lavori per efficientare le due infrastrutture fossero imminenti. E invece, a quanto pare, Pechino, a differenza di Mosca, non ha alcuna fretta di accelerare i tempi.

Il nodo del gas

Gli accordi stipulati tra Cina e Russia, o meglio tra China National Petroleum Corporation (Cnpc) e Gazprom, nel 2014 sono chiarissimi: Mosca consegnerà 38 miliardi di metri cubi all’anno di gas al suo partner per un periodo di 30 anni utilizzando il Power of Siberia. A questi patti, si aggiunge l’intesa del 2022, secondo cui le forniture di Gazprom raggiungeranno i 48 miliardi di metri cubi all’anno, con il Power of Siberia 2, una volta operativo, ad incrementare le capacità fino ai 50 miliardi di metri cubi annui.

Peccato che la parte cinese non abbia ancora dato il via libera al dossier finale. Come ha sottolineato il Financial Times, il primo ministro russo, Mikhail Mishustin, è tornato dalla Cina senza aver ottenuto la ricompensa che Mosca cercava: un chiaro impegno di Xi Jinping sul Power of Siberia 2.

Il problema più grande, per il Cremlino, è che il Dragone non sembra avere urgenza di definire il percorso. Secondo vari analisti, questo mostrerebbe quanto sia diventato debole il potere contrattuale russo quando ha a che fare con il partner cinese.

Il Power of Siberia 2

Attraverso il Power of Siberia 2, la Russia mira a rifornire la Cina di gas proveniente dalla penisola nord orientale di Yamal, che storicamente serviva il mercato europeo attraverso diversi gasdotti, tra cui il Nord Stream. Resta da capire quando arriverà la fumata bianca da Pechino, visto che i lavori per la realizzazione dell’infrastruttura riguardano anche la controparte cinese.

“Pechino ha una storia di prolungamento dei negoziati per ottenere un accordo migliore. È successo anche con il Power of Siberia”, ha spiegato Alicja Bachulska, esperta di politica cinese presso lo European Council on Foreign Relations. Dal momento che la guerra in Ucraina si sta trasformando in una guerra di logoramento, e quindi di lunga durata, la posizione negoziale della Cina nei confronti della Russia non può che continuare a rafforzarsi.

Per quale motivo, dunque, il Dragone sta prendendo tempo? Probabilmente per assicurarsi un prezzo di acquisto del gas ancora inferiore, facendo leva proprio sulla enorme e citata capacità negoziale. Ma anche perché i cinesi non intendono legarsi solo ed esclusivamente alla Russia, per quanto concerne la sicurezza energetica.

Xi intende diversificare le fonti energetiche del Paese, affiancando l’opzione Mosca con le rotte dell’Asia centrale, che sarebbero più sicure di quelle russe, in caso di ulteriori tensioni geopolitiche o militari con l’occidente. Nel frattempo, Putin continua a sottolineare la sua disponibilità a lanciare il Power of Siberia 2 tra l’apparente indifferenza di Pechino.

Di Federico Giuliani. (Inside Over)