Turchia al voto: il leader dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu accusa la Russia di diffamazione

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(Roma, Parigi, 12.05.2023). Muharrem Ince, il candidato del Partito della Patria, si è ritirato dopo essere stato l’obiettivo di una campagna diffamatoria online

Il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan per le elezioni presidenziali del 14 maggio ha accusato la Russia di utilizzare deep fake nella campagna elettorale. Queste accuse di Kemal Kılıçdaroğlu arrivano poche ore dopo che un altro candidato ha lasciato la corsa dopo essere stato l’obiettivo di una campagna diffamatoria online.

« Cari amici russi », ha scritto Kılıçdaroğlu su Twitter, « siete dietro i montaggi, le cospirazioni, le falsificazioni e le registrazioni che sono venute alla luce ieri in questo Paese ». « Se vuoi la nostra amicizia dopo il 15 maggio, non toccare lo stato turco. Siamo sempre favorevoli alla cooperazione e all’amicizia », ha scritto. I sondaggi danno al leader laico dell’opposizione un leggero vantaggio su Erdoğan. Se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti, il 28 maggio si svolgerà un secondo turno. Un terzo candidato, Muharrem Ince, si è ritirato. Ha annunciato la sua decisione dopo essere stato l’obiettivo di una campagna diffamatoria online, che includeva immagini false di lui con donne o alla guida di auto di lusso.

Ince, leader di una piccola formazione di opposizione, il Partito della Patria, alle ultime elezioni presidenziali del 2018 era il stato principale sfidante di Erdoğan con il maggiore partito d’opposizione, il Chp, ottenendo poco più del 30% dei consensi. Il politico di 59 anni ha affermato che con il suo ritiro la coalizione dei maggiori partiti di opposizione non potrà dare a lui la colpa in caso di un’eventuale sconfitta. Inoltre, non ha dato indicazioni di voto per un altro candidato anche se i sondaggi indicano che la maggioranza degli elettori di Ince (accreditati nei sondaggi con il 2-4%) dovrebbe ricadere su Kılıçdaroğlu.

Va ricordato che il 2023 è l’anno del centenario della Repubblica turca nata dalla fine dell’Impero ottomano dietro la spinta del generale Mustafa Kemal Ataturk (il padre dei turchi) e che il 14 maggio del 1950 il Demokrat Parti, di orientamento conservatore, vinse per la prima volta le elezioni sconfiggendo il Chp, il partito repubblicano fondato dallo stesso Ataturk.

Intanto, il presidente in carica Erdoğan dichiara che nessun giornalista in Turchia è  imprigionato « per le sue ideologie o le sue attività giornalistiche” rimarcando che i giornalisti che si trovano in carcere lo devono ai loro legami con  gruppi terroristici e ad altri reati. Nel corso di un incontro con un gruppo di giovani presso la biblioteca del complesso presidenziale di Ankara, Erdoğan ha ricordato di essere  stato a sua volta incarcerato « per una poesia recitata durante il suo  mandato come sindaco », indicando che la sua prigionia era « motivata  dall’ideologia ».

Tensione alta a 72 ore dal voto e, come riportano Human Rights Watch e Articolo 19,  c’è il rischio che Erdoğan e il suo partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) possano controllare in maniera spropositata tutto il mondo digitale per condizionare l’esito delle elezioni. Il governo turco ha, infatti,  aumentato tutti gli sforzi  per censurare e rafforzare “il controllo sui social media e sui siti indipendenti di informazione online in vista di queste elezioni”, scrive Deborah Brown, ricercatrice presso HRW, e quindi queste elezioni sono importanti anche perché sono un banco di prova per capire la qualità delle notizie che circolano in rete e sui social network. La Turchia, d’altra parte, vanta il record di blocco dell’accesso alle reti dei social media durante periodi di disordini politici o di crisi, come durante il terremoto del 6 febbraio scorso.

(Rai News)