Chi plaude e chi no all’accordo sulla ZEE tra Israele e Libano

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(Roma, 11 ottobre 2022). I tifosi dell’intesa: migliora le relazioni tra i due soggetti e cementa la stabilità macroregionale. I detrattori: amplifica il ruolo di possibili destabilizzatori come Hezbollah e dà filo alle pulsioni iraniane

Verso una maggiore libertà nella produzione di gas nel Mediterraneo: mancano ormai solo le firme sull’accordo marittimo ta Israele e Libano, giunto all’ultima curva. Si tratta di un’intesa storica tra i due paesi in quanto non solo risolve la disputa marittima, ma verosimilmente facilita la soluzione del puzzle relativo al gas nel mare nostrum.

L’accordo

Il giacimento di gas di Karish, che si trova all’interno della zona contesa del Mar Mediterraneo, da tempo era rivendicato da Beirut, ma Tel Aviv lo considerava fuori dal negoziato in quanto interamente nelle sue acque. Per cui se il primo dovrebbe andare sotto il controllo israeliano, il secondo, a Qana, sotto il controllo del Libano. Pollice in su dal primo ministro Lapid che parla di risultato storico che “rafforzerà la sicurezza di Israele, inietterà miliardi nell’economia israeliana e garantirà la stabilità del nostro confine settentrionale”.

“Tutte le nostre richieste sono state soddisfatte, i cambiamenti che abbiamo chiesto sono stati corretti. Abbiamo protetto gli interessi di sicurezza di Israele e siamo sulla buona strada per un accordo storico” ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale israeliana Eyal Hulata.

Un ruolo decisivo e tecnico lo ha giocato il mediatore americano Amos Hochstein che ha dialogato tra il Libano e la squadra negoziale israeliana guidata dal capo del Consiglio di sicurezza nazionale Eyal Hulata, il Direttore Generale del Ministero dell’Energia Lior Schillat e il Direttore Generale del Ministero degli Esteri Alon Ushpiz.

Sul fronte libanese la modifica più pressante riguardava il riconoscimento della “buoy line”, un confine da cinque chilometri che Israele aveva precedentemente delimitato unilateralmente. Viene ora definito un confine ufficiale, mentre i libanesi hanno chiesto di riconoscere la linea “de facto”.

Chi plaude e chi no

Il presidente libanese Michel Aoun ha dato il via libera alla bozza finale ricevuta dall’inviato statunitense Amos Hochstein. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, non ha commentato i dettagli delle proposte durante ma ha affermato che sarebbe d’accordo con la posizione del governo libanese.

Secondo la Farnesina l’accordo sul confine marittimo migliora le relazioni tra i due Paesi con importanti ricadute in termini di stabilità e prosperità regionali. “L’Italia plaude agli sforzi delle Parti interessate e della mediazione USA e auspica che l’intesa appena annunciata possa essere finalizzata al più presto”.

Sicuramente tra gli scettici figura l’ex premier Bibi Netanyahu, che ha accusato Lapid e il ministro della Difesa Benny Gantz di “arrendersi al ricatto di Hezbollah. Stanno trasferendo risorse strategiche israeliane a Hezbollah a prezzi di liquidazione”. La sua tesi è che Hezbollah utilizzerà miliardi di gas per armarsi di missili e razzi contro i cittadini di Israele e l’Iran si posizionerà di fronte a Rosh Hanikra e ai giacimenti di gas israeliani: “Questo governo provvisorio debole e dilettantesco non ha il mandato di prendere una decisione così pericolosa nell’oscurità, giorni prima delle elezioni”.

Sul punto c’è il monito del ministro della Difesa Benny Gantz: “Se Hezbollah farà questo errore e attaccherà Israele, in qualsiasi modo – per terra, mare o aria – Israele si proteggerà, li attaccherà e se si trasforma in qualcosa di più ampio, distruggeremo il Libano”.

Scenari

Le firme sull’accordo sbloccano plasticamente l’impasse sul gas. Già ieri il governo del Libano ha chiesto a TotalEnergies di avviare l’esplorazione del gas, dopo il vertice risolutivo tra il primo ministro provvisorio libanese, Najib Mikati, e una delegazione del colosso francese che vanta dal 2018 una licenza di esplorazione. La situazione nel paese resta però difficile: il Pil è crollato in maniera verticale dal 2018, passando da 55 miliardi di dollari ai 20,5 fatti segnare nel 2021. Crisi e Covid, con nel mezzo la tragica esplosione al porto di Beirut nell’agosto 2020 che ha causato danni per miliardi di dollari, hanno impattato sulla vita quotidiana caratterizzata dai peggiori tassi di inflazione alimentare in tutto il mondo. Ciò non equivale a dire che da domani il gas potrà far invertire la tendenza, ma l’accordo segna un possibile punto di inizio per tutti.

Di Francesco De Palo. (Formiche)