(Roma, 27 agosto 2022). Silurato anche il colonnello della polizia Emil Musin
A sei mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, Vladimir Putin e il suo ministro della Difesa, Sergei Shoigu, hanno licenziato altri sei generali. L’accusa è di non essersi mossi abbastanza velocemente durante l’invasione.
Mentre l’Ucraina continua a resistere nel sud del Paese, e anche a est l’esercito di Mosca non riesce a sfondare, Shoigu sostiene che il rallentamento è dovuto alla volontà di risparmiare i civili e che «chi parla di fallimento fa disinformazione deliberata». In realtà, mentre il ministro della Difesa diceva queste parole un missile balistico russo a corto raggio – SS-26 Iskander – colpiva un treno nella città di Chaplyne uccidendo due bambini e uccidendo altri 23 civili. Si parla di «fallimento tattico» e dunque ora la guerra – secondo l’intelligence britannica – sarebbe in una «fase di stallo».
Non è la prima volta che lo stallo dell’avanzata in Ucraina spinge il presidente russo ad allontanare generali del suo esercito. In giugno ne erano stati licenziati altri cinque, per avere deluso le aspettative: quella che avrebbe dovuto essere una guerra lampo si è rivelata un sanguinoso conflitto che si trascina da troppo tempo. A diffondere la notizia era stato il quotidiano russo Pravda: a perdere il posto, Vasily Kukushkin, Alexander Laas, Andrey Lipilin, Alexander Udovenko e Yuri Instrankin, oltre al colonnello della polizia Emil Musin.
Prima ancora, lo stesso trattamento era stato riservato a Serhiy Kisel e Igor Osipov, rimossi per presunte negligenze nelle zone di conflitto. Kisel, tenente generale al comando della prima armata di carri armati della guardia d’élite, è stato rimosso per non essere riuscito a conquistare Kharkiv. Mentre Osipov, ammiraglio al comando della flotta russa del Mar Nero, è stato licenziato dopo che la corazzata Moskva è stata affondata ad aprile dai missili ucraini.