A Taiwan ultimatum e linee rosse: Pechino vuole imitare Mosca ?

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(Roma, 05 agosto 2022). Xi Jinping deve calibrare attentamente ogni singola mossa. Il leader, infatti, attende con ansia il Congresso del Partito Comunista Cinese di ottobre, che dovrebbe riconfermarlo in carica come presidente del Paese per un inedito terzo mandato

La retorica è la stessa, ma le reazioni al momento divergono. Gli avvertimenti lanciati dalla Cina su Taiwan sono identici a quelli utilizzati dalla Russia sull’Ucraina: c’è una linea rossa e nessuno (leggi: gli Stati Uniti) deve superarla. Nel caso di Pechino la linea rossa si chiama intromissione negli affari interni di Taipei, mentre nell’ottica di Mosca il limite invalicabile coincideva con la cessazione della neutralità ucraina. Sappiamo che l’aut aut di Vladimir Putin non ha avuto effetti sperati, e che la situazione è anzi esplosa generando una guerra tutt’ora in corso. Succederà la stessa cosa anche tra la Cina e Taiwan? Difficile fare previsioni. Molto dipenderà dalle mosse di Xi Jinping.

Il piano di Pechino

Quasi sicuramente la Cina non si aspettava di raggiungere una simile escalation in tempi così rapidi. La visita di Nancy Pelosi a Taiwan ha sostanzialmente cambiato tutte le carte in tavola predisposte da Pechino. Il presidente cinese Xi Jinping dava l’impressione di esser più propenso a voler risolvere la questione puntando sull’attesa strategica e attivando le leve economiche, che non impiegando l’uso della forza. Agli occhi di Pechino, l’atterraggio sull’isola della speaker della Camera Usa è stato un oltraggio troppo grande per far finta di niente.

Da qui la decisione cinese di attuare esercitazioni militari senza precedenti, fino al prossimo lunedi, in sette aree marittime che lambiscono le coste taiwanesi. Il probabile obiettivo: circondare Taiwan per isolarla dal punto di vista economico. Attenzione, perché tra le varie manovre effettuate la Cina ha lanciato diversi missili balistici Dongfeng nelle acque intorno alle coste nord-est e sud-ovest di Taipei. Secca la risposta delle autorità taiwanesi, che hanno attivato i loro sistemi missilistici e si sono dette pronte alla guerra, pur senza volerla.

Taiwan come l’Ucraina ?

In attesa di capire che cosa accadrà da qui ai prossimi giorni, è importante sottolienare che le questioni ucraine e taiwanesi sono inserite in due contesti geopolitici completamente diversi. Le due crisi presentano in ogni caso alcune analogie che dovrebbero essere quanto meno evidenziate. Nel linguaggio cinese, come detto, è più volte emerso il concetto di « linea rossa ».

« Abbiamo ripetutamente chiarito la nostra ferma opposizione alla potenziale visita del Presidente Pelosi a Taiwan. Se la parte statunitense insisterà per fare la visita e sfiderà la linea rossa cinese, incontrerà contromisure risolute », spiegava lo scorso mercoledì il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijiang, aggiungendo che « gli Stati Uniti devono assumersi la piena responsabilità per qualsiasi conseguenza grave che ne derivi ».

Nelle settimane e nei mesi precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina, la Russia aveva lanciato avvertimenti simili, usando la stessa identica frase. Putin si ostinava a ribadire che l’Occidente stava prendendo troppo alla leggera le « linee rosse » di Mosca sulla neutralità ucraina. « Non accetto le linee rosse di nessuno », ha alla fine risposto a dicembre il presidente statunitense Joe Biden. Settimane dopo, Putin ha tenuto fede alla sua minaccia. Xi farà la stessa mossa ?

Prove e indizi

Intanto, la Cina avrebbe molto più da perdere rispetto alla Russia nel caso in cui dovesse scoppiare una guerra. Anche perché Pechino è strettamente coinvolta nell’economia globale. È pur vero che Xi, così come Putin in Russia, ha più volte soffiato sul fuoco del nazionalismo cinese, quasi a voler rivendicare il « secolo delle umiliazioni » patito dalla Cina nel corso del ‘900 a danno delle potenze occidentali.

Dall’altra parte, Taiwan produce da sola il 60% dei semiconduttori a livello mondiale, e un suo coinvolgimento in un conflitto avrebbe conseguenze devastanti per l’intero pianeta. Come se non bastasse, Xi potrebbe puntare più sulla stabilità e sul benessere economico che non su una dispendiosa guerra contro gli Stati Uniti via Taipei. Allo stesso tempo, infine, c’è da considerare il rapido riarmo effettuato dalla Cina che, presumibilmente, presto o tardi, potrebbe essere utilizzato per « sciogliere » nodi spinosi.

A proposito di scenari futuri, « non dire che non vi avevamo avvertito » è una frase utilizzata dal quotidiano cinese People’s Daily nel 1962, prima che la Cina combattesse la guerra di confine con l’India, e prima della guerra tra Cina e Vietnam del 1979. Adesso questa frase è ritornata in auge in relazione a Taiwan e, ha fatto presente il Global Times, è stata più volte citata durante un forum tenuto da un think tank cinese di alto livello. In tutto ciò, Xi Jinping deve calibrare attentamente ogni singola mossa. Il leader, infatti, attende con ansia il Congresso del Partito Comunista Cinese di ottobre, che dovrebbe riconfermarlo in carica come presidente del Paese per un inedito terzo mandato.

Di Federico Giuliani. (Il Giornale)