Israele non esclude un attacco contro l’Iran

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(Roma il 04 febbraio 2021). Il ministro israeliano per gli insediamenti, Tzachi Hanegbi, ha affermato che, in futuro, Israele potrebbe trovarsi costretto a colpire gli impianti nucleari della Repubblica Islamica dell’Iran.

Le dichiarazioni sono giunte il 3 febbraio, nel corso di un’intervista televisiva durante la quale Hanegbi, membro del partito Likud e ritenuto tra i fedeli al premier Benjamin Netanyahu, ha affermato che gli Stati Uniti non prenderanno mai di mira il programma nucleare iraniano. Motivo per cui, Israele si troverà prima o poi a decidere se condurre un attacco da solo o se trovare un compromesso con Teheran in materia di armi nucleari. A detta del ministro, per evitare pericoli e minacce, Israele dovrà agire indipendentemente da Washington, la quale, a seguito del cambio alla presidenza della Casa Bianca, sembra aver adottato un approccio più “morbido” rispetto alla politica di pressione esercitata dalla precedente amministrazione. Per Hanegbi, inoltre, Teheran ha mostrato, sino ad ora, di avere uno spettro di reazioni limitato, per quanto riguarda i modi per vendicarsi contro Israele, ed è per questo che le autorità israeliane probabilmente in futuro non avranno altra scelta se non attaccare militarmente l’Iran.

Le parole di Hanegbi seguono quelle del ministro dell’Energia israeliano, Yuval Steinitz, il quale ha affermato che Teheran potrebbe riuscire ad avere abbastanza materiale fissile per produrre una singola arma nucleare nel giro di sei mesi, considerato che il programma di arricchimento dell’uranio si trova, al momento, in una fase di picco. Per riuscire a fabbricare un intero arsenale, invece, secondo Steinitz, l’Iran potrebbe aver bisogno di circa un anno o due. Teheran, da parte sua, continua ad affermare che il proprio Paese non è alla ricerca di armi nucleari. Come dichiarato dal ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, se l’Iran avesse voluto, avrebbe potuto fabbricarle già da tempo, ma non è sua intenzione, in quanto ciò va contro le “opinioni ideologiche” della Repubblica Islamica iraniana.

In realtà, anche nel mese di gennaio scorso, poco prima dell’insediamento del presidente statunitense, Joe Biden, Hanegbi aveva riferito che Israele avrebbe potuto attaccare il programma nucleare iraniano se gli Stati Uniti avessero deciso di rientrare nell’accordo sul nucleare, il cosiddetto Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), firmato durante l’amministrazione di Barack Obama, il 14 luglio 2015, e da cui gli USA si sono ritirati l’8 maggio 2018. Secondo il ministro israeliano, se Washington vi aderirà nuovamente, Israele si troverà solo contro l’Iran, che, invece, continuerà con il proprio programma di armi nucleari. Tuttavia, Hanegbi ha affermato che il suo Paese non lo consentirà, come dimostrato in passato nei confronti dell’Iraq, nel 1981, e della Siria, nel 2007.

In tale quadro, come riportato dal quotidiano al-Arab, il primo febbraio la radio israeliana ha riferito che il governo israeliano aveva tenuto un incontro il giorno precedente, il 31 gennaio, presieduto dal premier Netanyahu, con funzionari militari e politici, in cui è stato discusso il budget da stanziare in caso di un possibile attacco all’Iran, laddove questo diventi necessario. Si prevede che il 7 febbraio vi sarà un nuovo meeting per discutere del “dossier iraniano”, e, in particolare, delle possibilità che l’amministrazione statunitense riprenda i negoziati con Teheran. Stando a quando specificato da al-Arab, Israele teme che un ritorno degli USA nell’accordo possa rafforzare e non indebolire il programma nucleare e missilistico iraniano.

Uno degli ultimi episodi che ha alimentato ulteriormente il clima di tensione tra Iran e Israele risale al 27 novembre 2020, giorno dell’uccisione dello scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh, considerato il capo del programma nucleare di Teheran, oltre che il “padrino dell’accordo sul nucleare”, e per cui è stato accusato Israele, alleato degli USA. A seguito di tale episodio, Teheran ha più volte minacciato vendetta, mentre Kochavi ha messo in guardia l’Iran e i propri alleati regionali dal compiere azioni contro Israele, in quanto tale partenariato avrebbe potuto pagare un prezzo molto elevato.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)