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Così l’UE colpirà duro Trump : «Dazi fino al 50%». Nel mirino gli Stati Repubblicani

(Roma, 12 marzo 2025). Dopo il fallimento della diplomazia, la guerra commerciale entra nel vivo. Bruxelles prende di mira merci statunitensi per un valore di 26 miliardi di euro, partendo da quelle prodotte nelle roccaforti rosse

L’Unione europea ha scelto la strada dello scontro con gli Stati Uniti di Donald Trump e di abbandonare la strategia dell’appeasement, ormai convinta che la diplomazia non funzioni con il presidente americano. Con una mossa a sorpresa, la Commissione ha reagito con forza ai dazi del 25 per cento su acciaio e alluminio imposti da Washington poche ore dopo la loro entrata in vigore, intensificando così una guerra commerciale che ha scosso i mercati finanziari.

A essere prese di mira saranno fino a 26 miliardi di euro di merci statunitensi, in modo da eguagliare i dazi americani su 28 miliardi di dollari di esportazioni europee. Si tratta di una politica del « dollaro per dollaro », che è l’equivalente dell' »occhio per occhio » nelle guerre commerciali.

Strategia selettiva

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nell’annunciare la mossa ha detto che Bruxelles si è rammaricata per la decisione degli Stati Uniti e che le tariffe sono « negative per le imprese e ancor più per i consumatori ». « Questi dazi stanno interrompendo le catene di approvvigionamento. Sono fonte di incertezza per l’economia. I posti di lavoro sono a rischio. I prezzi aumenteranno », ha denunciato von der Leyen, secondo cui però l’Europa « deve agire per proteggere i consumatori e le imprese ».

La strategia di Bruxelles è quella di intervenire in maniera selettiva e non generalizzata, colpendo dove fa più male a Trump e al Partito Repubblicano e, allo stesso tempo, dove il contraccolpo sarà meno pesante per le industrie e i cittadini europei, che inevitabilmente subiranno le ripercussioni di questa guerra commerciale.

Il fallimento della diplomazia

Il mese scorso, Trump aveva annunciato l’intenzione di imporre i dazi, stracciando gli accordi stipulati tra il suo predecessore Joe Biden e i partner commerciali statunitensi per consentire l’ingresso nel Paese di determinate quantità di acciaio e alluminio in esenzione doganale. Inoltre, ha esteso le tariffe sui metalli a un’ampia gamma di prodotti contenenti acciaio e alluminio, tra cui racchette da tennis, cyclette, mobili e condizionatori.

Il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, si era recato a Washington per cercare di trovare una soluzione amichevole con i membri più anziani della squadra di Trump, tra cui il segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick. Lo slovacco ha offerto di ridurre le tariffe sui beni industriali, comprese le automobili, una delle richieste di lunga data di Trump, e di aumentare le importazioni statunitensi di gas naturale liquefatto e di beni per la difesa. Ma la controparte non si è mostrata interessata a trovare un accordo. « Alla fine, una mano da sola non può applaudire », ha concluso Sefcovic.

La linea dura

Così ora siamo passati alla linea dura. Bruxelles ha innanzitutto ripristinato le misure introdotte durante il primo mandato di Trump nel 2018, riattivando dazi che erano stati poi congelati durante la presidenza di Biden su prodotti americani iconici come il whisky bourbon, i jeans e le motociclette Harley-Davidson, ma anche barche, sigari e sigarette, t-shirt di cotone, acciaio laminato e prodotti in acciaio inossidabile, oltre a diversi prodotti agricoli.

In questa prima fase verranno colpite importazioni per un valore di circa 4,5 miliardi di euro, in risposta al danno economico subito da 8 miliardi di euro di esportazioni di acciaio e alluminio che saranno colpite dai dazi Usa. I dazi entreranno automaticamente in vigore il primo aprile e, dovendo essere solo « scongelati », non dovranno passare attraverso alcuna procedura di approvazione.

Si passerà poi a una seconda fase in cui verranno colpite merci, tra cui beni industriali e prodotti agricoli come pollame e manzo, fino ad altri 22 miliardi. I dazi saranno del 25 per cento, ma per alcuni prodotti potrebbero arrivare addirittura al 50. Tali misure entreranno in vigore entro la metà di aprile, dopo che la Commissione avrà stilato una lista e consultato gli Stati membri e le parti interessate, in modo da calibrare bene gli interventi e scegliere i settori in cui si farà più male agli Stati Uniti e meno all’Europa.

Colpire gli Stati repubblicani

« Nella nostra risposta cerchiamo di essere intelligenti. Questo significa che abbiamo un elenco di prodotti che hanno un valore simbolico più alto, che non costano molto a noi ma che costeranno agli Stati Uniti », ha spiegato un alto funzionario europeo. E a essere colpiti « saranno per lo più prodotti provenienti da Stati repubblicani e Stati rossi », come la Louisiana, lo Stato del presidente della Camera degli Stati Uniti, Mike Johnson, il Kentucky di Mitch McConnell, l’ex leader dei senatori repubblicani, ma anche Georgia, Nebraska, Kansas, Virginia e Alabama.

Dalla Louisiana, ad esempio, importiamo semi di soia, dalla Virginia e dall’Alabama prodotti in legno, e questi prodotti saranno presi di mira dai dazi europei. « Ma prenderemo di mira anche merci per colpire il settore industriale, senza pensare alle connotazioni politiche dello Stato di produzione, quindi ci saranno misure che riguarderanno anche la California », storico Stato democratico, ha aggiunto il funzionario.

Minimizzare i danni per l’Europa

Saranno presi di mira gli elettrodomestici (stufe, forni, frigoriferi, congelatori), ma anche falciatrici e prodotti a base di carne. E soprattutto quelli per cui sarà più facile trovare alternative per il nostro mercato, comprandoli magari da partner come Canada, Regno Unito, Australia o nazioni sudamericane. « Amiamo la soia ma possiamo fare a meno di quella statunitense e saremo felici di acquistarla dal Brasile, dall’Argentina o da qualsiasi altro Paese. In pratica stiamo cercando di colpire gli Stati Uniti in settori importanti per loro, dove non ci costa così tanto. Possiamo amare le Harley-Davidson, ma abbiamo molte alternative europee. E, naturalmente, non stiamo guardando solo ai beni di consumo », ha proseguito il funzionario.

Si studieranno poi tutta una serie di altri possibili interventi, come prendere di mira anche il settore dei servizi o fare causa agli Stati Uniti al Wto. La Commissione è insomma intenzionata a fare sul serio e a dimostrare di non avere paura dello scontro, anzi di volerlo portare a un livello più alto se necessario. La guerra commerciale entra dunque nel vivo, e non è chiaro quando (e come) finirà.

Di Alfonso Bianchi. (Europa Today)

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