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Addio all’austerità ? Sì, ma solo per le armi : l’UE sacrifica il Welfare per la guerra

(Roma, 03 marzo 2025). C’era un tempo in cui le rigide regole di bilancio erano come una religione per l’establishment politico/mediatico europeo. Un dogma indiscutibile, che tradiva la pretesa di imporre una visione “scientifica” della politica. La verità è che si trattava di un atto di fede, come dimostra il fatto che ora, pur di proseguire una guerra che non si può vincere (l’Ucraina), l’Ue è pronta ad archiviare la stagione dell’austerità ma non per migliorare il Welfare, sostenere scuole e ospedali, ma per armarsi. Una scelta che, nonostante preveda di allentare le regole sui bilanci, imporrà una serie di pesantissimi sacrifici per tutti i cittadini dell’UE.

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha infatti ha annunciato un piano ambizioso che prevede un nuovo strumento finanziario europeo dedicato a programmi strategici come missili, droni, difese aeree integrate e l’uso militare dell’intelligenza artificiale. “Sulla strada per Londra – ha dichiarato in un tweet il 2 marzo – per sottolineare il continuo sostegno dell’Europa all’Ucraina, che può portare a una pace giusta e duratura in Ucraina. La via per la pace è la forza. La debolezza genera più guerra. Sosterremo l’Ucraina, mentre intraprendiamo un rafforzamento della difesa europea”.

Il piano dell’UE per armarsi violando i limiti sul debito

La Presidente ha proposto di attivare la “clausola di fuga” delle norme fiscali, escludendo le spese militari dai limiti di debito e deficit nazionali. Questa flessibilità, prevista per “circostanze eccezionali” che impattano gravemente sulle finanze pubbliche, sarà però applicata “in modo controllato e condizionato”.

Il Commissario alla Difesa, secondo quanto riportato da Politico, Andrius Kubilius sta lavorando a un piano di produzione industriale Ue per organizzare e dare priorità alla fabbricazione di armamenti, mentre il 19 marzo la Commissione presenterà un documento politico sul futuro della difesa europea, con una lista di priorità e opzioni di finanziamento.

Quello che Von der Leyen e gli altri leader non dicono

Come osserva lo stesso Politico, il vertice d’emergenza dei leader Ue del 6 marzo rischia di trasformarsi in un duro scontro interno: le Cancellerie europee, infatti, temono che Ursula von der Leyen voglia accentrare su di sé il controllo della Difesa, come accaduto durante l’emergenza pandemica Covid-19. Paesi come Polonia e Finlandia, in particolare, si oppongono a un fondo gestito dalla Commissione, preferendo mantenere la Difesa una competenza nazionale. Inoltre, la proposta di Von der Leyen di allentare le regole fiscali Ue con una “clausola di fuga” per esentare le spese militari dai limiti di deficit, ma solo per chi spende oltre il 2% del Pil in Difesa, vede la contrarietà di Italia e Spagna, che oggi spendono circa l,5% del Pil in Difesa.

Ma c’è un altro problema, sollevato da un commentatore attento come Wolfgang Munchau su UnHerd: “Un aumento strutturale della spesa per la Difesa richiederebbe sacrifici. Gli Stati Uniti spendono il 3,5% del loro Pil per la Difesa”, ricorda Munchau nella sua analisi. “Nel 2023, i 27 Paesi dell’Ue hanno speso in media l’1,6% del Pil dell’Ue. Questo divario di quasi 2 punti percentuali nasce perché noi europei spendiamo i soldi in altre cose. La Germania ha un sistema sociale di altissimo livello. Le persone hanno diritto a un reddito di cittadinanza base, che lavorino o meno. La Germania si è anche assegnata un budget di 150 miliardi di euro per la transizione energetica. Gli Stati Uniti, invece, hanno i buoni alimentari e nessuna politica di “net zero”. Non si può fare tutto. Ci sono compromessi necessari che gli europei non hanno nemmeno iniziato a discutere”.

Munchau spiega inoltre che il piano europeo di finanziare l’aumento della spesa per la Difesa con il debito sia economicamente insensato e destinato a fallire. Semplicemente folle. Secondo l’esperto, anche volendo dissuadere un attacco nemico serve credibilità, che si ottiene solo coprendo le spese militari con entrate correnti, non con debito. Altrimenti, i mercati finanziari, i cosiddetti “vigilantes” del mercato obbligazionario, puniranno l’Europa prima ancora di un eventuale intervento di Putin.

È opportuno soffermarsi su un altro aspetto significativo di questa vicenda: Ursula von der Leyen sostiene che le spese militari possano tranquillamente bypassare i vincoli di bilancio dell’Ue, dando priorità assoluta alla preparazione di un conflitto con la Russia. Un fatto curioso, se si considera il passato: quando si trattava di denunciare l’austerità per i suoi effetti devastanti – come il collasso della sanità pubblica in Grecia o l’impoverimento di Paesi come l’Italia a suon di Patti di Stabilità – ogni discussione era impensabile, soffocata da dogmi intoccabili. Oggi, invece, basta una dichiarazione per cancellare con un colpo di spugna principi fiscali che per decenni – da Maastricht – sono stati considerati inviolabili.

Di Roberto Vivaldelli. (Inside Over)

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