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Il G7 a Kiev. Giorgia Meloni: «l’Ucraina è casa nostra e la difenderemo»

(Roma, 25 febbraio 2024). Al vertice dei grandi, senza Macron, firmato l’accordo sulla sicurezza della durata di dieci anni. Armi e mezzi all’Ucraina in caso di attacco futuro

Un accordo di sicurezza con Kiev della durata di dieci anni, l’impegno dell’Italia a continuare a sostenere l’Ucraina, anche con l’invio di armi e mezzi, in caso di attacco futuro. E la convocazione simbolica del primo G7 a guida italiana nella capitale del paese aggredito da Mosca nell’anniversario dell’invasione russa. È la ‘dote’ che la premier Giorgia Meloni consegna al presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo secondo viaggio a Kiev dal suo insediamento. A 730 giorni esatti dall’inizio della guerra, Kiev vive una surreale tranquillità. I negozi e i locali hanno riaperto, le strade del centro sono affollate, auto private e mezzi pubblici circolano con regolarità, anche se le sirene antimissile e gli allarmi anti-drone risuonano almeno due volte al giorno, soprattutto la mattina presto. In città rimane il coprifuoco, che scatta alla mezzanotte e dura fino alle cinque del mattino.

Due anni dopo l’offensiva russa, soprattutto rispetto ai mesi immediatamente successivi all’attacco, in città si vedono pochi check point e quasi nessun posto di blocco protetto da filo spinato e cavalli di frisia. Meloni arriva all’alba in treno e dedica la prima tappa della sua visita a una cerimonia che si svolge in uno dei luoghi simbolo della resistenza ucraina, l’aeroporto Antonov di Hostomel, a una ventina di chilometri dal centro della città. Qui tra il 22 e il 27 febbraio di due anni fa, la Guardia nazionale ucraina fermò con mezzi scarsi e molte perdite, il tentativo delle forze russe di aprire una crepa nella difesa del Paese invaso e creare una testa di ponte aereo con la quale far arrivare mezzi e paracadutisti nel cuore dell’Ucraina per conquistare la capitale. « Questa è la nostra casa e la difenderemo – dice – questo posto è il simbolo del fallimento di Mosca e dell’orgoglio dell’Ucraina, qui i piani di Putin sono stati fermati, qui c’è la prova che l’amore per la propria terra è più forte dei missili », aggiunge Meloni accanto a Zelensky, alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e ai primi ministri di Canada e Belgio, Justin Trudeau e Alexander De Croo. Zelensky decora i veterani e ringrazia i partner, ma il messaggio continua a essere quello di una richiesta di maggiori aiuti soprattutto militari per superare le difficoltà sul fronte orientale di una guerra di attrito che potrebbe durare all’infinito.

Al vertice senza Macron, firmato l’accordo sulla sicurezza con Kiev

« L’Italia c’è e ci sarà a maggior ragione come Presidente del G7 », è la risposta di Meloni che presiede il vertice dei Sette Grandi in video conferenza dalla cattedrale di Santa Sofia, a poche centinaia di metri da piazza Maidan, simbolo della prima rivolta ucraina anti-russa. Al vertice manca il Presidente francese, Emmanuel Macron, al suo posto il ministro degli Esteri Stephane Sejournè. Ma i Sette, fa sapere palazzo Chigi, inviano un messaggio di compattezza, per provare a rovesciare la narrazione di un Occidente stanco del conflitto. A palazzo Mariinskj, residenza di Zelensky, Meloni, così come il Canada di Trudeau, annuncia la firma di un accordo sulla sicurezza con Kiev. L’intesa che durerà dieci anni prevede una serie di clausole, in particolare il sostegno militare e finanziario all’Ucraina e una cooperazione rafforzata in caso di nuovo attacco, passo avanti verso l’ingresso di Kiev nella Nato. Meloni non risponde alle domande dei giornalisti che chiedono di quantificare l’impegno finanziario dell’Italia, ma ripete che il governo di Roma ha già varato otto pacchetti di aiuti e continuerà a fare tutto quello che è possibile per aiutare Kiev.

Di Massimo Maugeri, (inviato a Kiev-AGI)

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