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Ramzan Kadyrov mostra i blindati cinesi: Pechino è «entrata» in guerra ?

(Roma, 09.06.2023). Torna a far parlare di sé il leader ceceno Ramzan Kadyrov e questa volta lo fa per mostrare i denti nel pieno della controffensiva ucraina sul campo. In un video pubblicato sui suoi canali social, infatti, ha fatto recente sfoggio delle nuove dotazioni per le sue unità militari, fra cui alcuni mezzi cinesi (veicoli corazzati Shaanxi Baojii Tiger 4×4). Nel video, Kadyrov non fa espressamente riferimento a tali veicoli, ma afferma che gli armamenti mostrati sono stati acquistati dopo l’inizio dell’”operazione speciale” in Ucraina. Non vi sarebbero, dunque, prove dell’utilizzo di questi blindati direttamente nel conflitto: tuttavia, la loro mera presenza potrebbe essere la prova delle forniture militari di Pechino nei confronti di Mosca, il che farebbe cadere la Cina all’interno delle sanzioni occidentali per aver fornito supporto militare al Cremlino e alle sue forze.

Il video-show di Kadyrov

Con più di tre milioni di iscritti al suo canale Telegram, Kadyrov si è sempre mostrato un abilissimo comunicatore, sapendo toccare le corde giuste. Sostenitore di Putin in funzione antioccidentale, critico con il Cremlino per avere visibilità, pronto a mandare le sue forze a Belgorod per conquistarsi un posto in paradiso, pronto a minacciare di ritirarsi o ad agitare lo spauracchio ceceno quando il libro paga di Mosca-sul quale è iscritto-non lo soddisfa più. Nei 2 minuti e 23 secondi di girato, quello che sembra più un trailer che un video amatoriale tipico dei suoi contenuti social, vengono messi in mostra i nuovi mezzi fiammanti sul piazzale della residenza principesca di Kadyrov (costata 160 milioni di dollari). Al ritmo di una colonna sonora da drama poliziesco, il presidente ceceno salta su uno dei mezzi, guidandolo accompagnato da alcuni suoi fedelissimi e dai suoi figli: sulle loro felpe/divise la scritta “Akhmat” che identifica le terribili unità da combattimento del macellaio di Grozny. L’ultima parte del video appare quasi come un discorso di incitamento ai suoi combattenti, per poi terminare con un “Allahu akbar” di rito, mentre scorrono ultime immagini aeree del vasto cortile riadattato a piazza d’armi.

La proposta di Kadyrov per Putin

Nel testo a corredo del video, Kadyrov dichiara di aver molto a cuore la questione dell’equipaggiamento materiale e tecnico delle sue unità, sottolineando di aver ispezionato personalmente lo scorso martedì la qualità e la capacità del nuovo lotto di veicoli militari comprendente cento pick-up, veicoli corazzati per il trasporto di personale, mezzi blindati e camion “facili da manovrare e adatti a ogni terreno”. Dall’inizio del conflitto, la Cecenia avrebbe acquisito più di cento mezzi militari tra cui 128 blindati, eliminando così il problema del trasporto rifornimenti, rendendo le unità più efficienti e resistenti: “Stiamo tutti eseguendo gli ordini del Comandante supremo Vladimir Putin e quindi è importante concentrarsi sulla difesa del nostro Stato e dei territori liberati da qualsiasi invasione criminale”.

Non a caso, questa esibizione muscolare arriva contemporaneamente alla proposta del presidente ceceno di inviare le proprie forze a protezione della regione di Belgorod per la quale servirebbero, a suo dire, non solo la preparazione militare ma anche quella antiterrorismo, che i suoi 70mila uomini possiedono. Le unità speciali Akhmat, infatti, hanno sostituito i mercenari della Wagner come battaglioni d’assalto nel Donbass. Dopo aver lasciato il campo a metà 2022, sono rientrati in battaglia in quel di Marinka, alla periferia di Donetsk.

Una possibile spiegazione

Nel filmato di Kadyrov non appaiono armi o simili, sebbene i Tiger posseggano una torretta con uno scudo protettivo- detta ralla- che può ospitare una mitragliatrice. Non è affatto chiaro però da dove giungano questi mezzi: Pechino, del resto, negli scorsi anni ha venduto e ceduto blindati a numerosi Paesi come Nigeria, Bolivia, Tajikistan e Afganistan. Un dettaglio, però, potrebbe fornirci una spiegazione alternativa che “scagionerebbe” in parte la Cina: quando il presidente ceceno si mette al volante di uno dei mezzi risulta ben visibile un logo metallizzato, differente da quello che recano i mezzi di produzione cinese. Si profilerebbe, dunque, l’ipotesi di veicoli prodotti su licenza in un Paese diverso dalla Cina, che potrebbe essere la stessa Russia o una delle sue sorelle.

Questo darebbe comunque fondamento alle ipotesi paventate dall’intelligence americana, che ha più volte insistito sul ruolo logistico e militare, diretto o indiretto, di Pechino all’interno del conflitto, anche se le accuse da parte di Washington aveva riguardato soprattutto droni e munizioni e perfino razioni di cibo per sopperire alle carenze delle dotazioni dell’esercito russo. Il sospetto su Pechino, che un anno fa propagandava l’amicizia “senza limiti” con Mosca, del resto, retrodata fino a prima del conflitto. Oggetto di queste speculazioni erano stati i cosiddetti mezzi “dual use“, utili cioè, sia per scopi militari che civili. Fra questi, l’Haval H9, un fuoristrada prodotto da un sotto brand della Great Wall Motor, utilizzato per il trasporto in sicurezza dei comandanti militari russi. Su queste precedenti forniture Mosca non aveva mai fatto mistero: un espediente, forse, per coprire probabili rifornimenti futuri.

Di Francesca Salvatore. (Inside Over)

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