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Infiltrazioni in Ucraina: Turchia e USA, gli ex jihadisti ISIS e il piano dei servizi russi

(Roma, 16.05.2023). Provare a ottenere informazioni, capire cosa avviene nel mondo musulmano ucraino, quello per intenderci vicino ai tatari di Crimea e per questo considerato pericoloso per gli interessi di Mosca. Sono questi alcuni degli obiettivi delle attività dell’Fsb, erede del Kgb di epoca sovietica, in Ucraina. Obiettivi considerati vitali tanto che, per raggiungerli, sarebbero stati arruolati anche ex combattenti dell’Isis. L’indiscrezione è emersa nelle scorse ore sul sito Meduza ed è stata ripresa da altri media, quali il The Moscow Times. I servizi russi, in particolare, avrebbero usato terroristi catturati in Siria per infiltrarsi nei battaglioni tatari in Ucraina e recepire quante più informazioni possibili. Nel mirino anche il reclutamento pro Kiev attuato in Turchia.

La storia di Baurzhan Kultanov

Alcuni redattori di Meduza hanno contattato un ex combattente dell’Isis. Il suo nome è Baurzhan Kultanov. Nell’articolo c’è anche un suo documento: la foto nella carta di identità, rimanda a un’origine della Russia centrale oppure orientale. Si tratta comunque di un cittadino della federazione e, per sua stessa ammissione, nel 2014 ha raggiunto i combattenti dello Stato Islamico in Siria. Kultanov ha raccontato brevemente la sua esperienza all’interno del califfato. Ha vissuto a Raqqa, la “capitale” del sedicente Stato Islamico, ma ben presto è rimasto deluso da quanto visto sul campo. Ai giornalisti di Meduza ha detto di aver abbracciato la causa jihadista per aiutare i musulmani nel mondo, tuttavia in Siria si è reso conto che è in primo luogo l’Isis ad aver generato il caos. E così, nel novembre del 2014, ha pagato almeno cento dollari a una guida per oltrepassare il confine con la Turchia. Lo stesso che, mesi prima, aveva percorso (come molti altri) al contrario per raggiungere i gruppi islamisti.

Tornato a Istanbul, ha chiesto asilo politico in un ufficio delle Nazioni Unite. Tuttavia non ha raccontato alle autorità di aver combattuto per l’Isis. Una volta scoperto, Kultanov è stato arrestato e nel giugno 2015 è stato estradato in Russia. Qui infatti le autorità avevano aperto un fascicolo contro di lui. Arrivato in una sede dell’Fsb di Astrakhan, a pochi passi dal confine con il Kazakistan, è stato avvicinato da un ufficiale dell’Fsb. Il suo nome è Alexander Pisarev, si tratta di uno degli inquirenti che aveva in mano il dossier che lo riguardava. È stato proprio lui a chiedergli di collaborare. La proposta era semplice: Kultanov rischiava 20 anni di galera, ma se accettava di collaborare con l’Fsb allora sarebbe rimasto in cella solo 4 anni. Così è stato.

L’ex miliziano dell’Isis è stato rilasciato nel 2019 e da quel momento ha iniziato a lavorare come agente. I suoi incarichi hanno da subito riguardato l’Ucraina. E, in particolare, i tentativi di intrufolarsi tra i battaglioni ceceni al fianco di Kiev nel Donbass. “Non devi inventare nulla – è stato l’ordine di un funzionario dell’Fsb – la tua storia e la tua esperienza di combattimento parlano da sole. Dì loro che non ami la Russia e ti accoglieranno a braccia aperte”. Essere musulmano e aver combattuto in Siria, in poche parole, erano le chiavi di accesso di Kultanov nei gruppi dove doveva lavorare come infiltrato.

L’obiettivo cardine di Mosca: arrivare a Isa Akayev

C’è un nome che, come dichiarato sempre su Meduza dal ricercatore Andrey Soldatov, dal 2014 in poi ha rappresentato un’autentica ossessione per l’Fsb. Si tratta di Isa Akayev. È lui a comandare il Battaglione Crimea, formato dai tatari originari della penisola annessa proprio nel 2014 dalla Russia. Akayev è attualmente impegnato sul fronte ucraino, nel marzo del 2022 ha dichiarato di voler uccidere i soldati russi “con tutti i mezzi permessi dalla Sharia”, la legge islamica. Dichiarazioni forti e che danno l’idea di come, dentro il Battaglione, la componente islamica è ben presente. Circostanza che mette ulteriormente allarme a Mosca.

Kultanov, nei suoi primi anni da agente infiltrato dell’Fsb, ha avuto il compito di capire in che modo i tatari sono riusciti a reclutare combattenti e come Kiev li ha sostenuti. L’obiettivo cardine per la sicurezza è stato quindi rappresentato dall’arrivare a tutti i costi a Isa Akayev. Obiettivo certamente ancora attuale: il nazionalismo dei tatari viene percepito come un ostacolo alla stabilità della Crimea, essendo motivo di attrazione anche per diversi combattenti musulmani.

Il controllo del reclutamento filo ucraino in Turchia

Ma con l’inizio delle operazioni militari contro l’Ucraina, Kultanov è stato destinato a un altro incarico. Inviato in Turchia, all’ex combattente dell’Isis è stato ordinato di sapere quanto più possibile sul ruolo di una fondazione turca nel reclutamento pro Kiev. L’ente in questione è l’Ihh, impegnato ufficialmente in attività di beneficenza ma sospettato di agire a favore di gruppi di svariati gruppi di combattenti. Un sospetto che non è soltanto di Mosca. Nel 2010 ad esempio, le autorità tedesche hanno vietato qualsiasi attività all’Ihh per via di indagini che hanno svelato i collegamenti tra la fondazione e Hamas. La ricercatrice Vera Mironova ha confermato su Meduza che l’ente è effettivamente in contatto con i russofoni presenti in Turchia.

“Voi siete i nostri occhi e le nostre orecchie lì – avrebbe detto un agente Fsb a Kultanov – ma non sei l’unico”. Occhi e orecchie che servivano a capire meglio i legami tra alcuni ambienti musulmani russofoni e i Battaglioni impegnati in Ucraina. Il tutto sfruttando ex combattenti dell’Isis. Kultanov non è stato l’unico. Lui poi è stato individuato dalle autorità turche e arrestato, ufficialmente per violazione delle leggi sull’immigrazione. Meduza si è fatta portavoce di una richiesta, rivolta ad Ankara, finalizzata nell’evitare l’estradizione in Russia, dove rischierebbe condanne per alto tradimento.

La sua non è l’unica storia di questo tipo. Meduza si è messo in contatto con altri ex combattenti dell’Isis. Tra questi c’è Karim, originario della repubblica del Daghestan. Secondo quanto da lui riferito, oramai i tentativi di infiltrazione da parte dell’Fsb all’interno dei gruppi musulmani pro Kiev sono ben noti. Un segreto che non è più tale. Un funzionario, rimasto ovviamente anonimo, dei servizi russi ha confermato questa strategia. Ma ha aggiunto che spesso i tentativi di penetrare tra le fila dei tatari o di altri gruppi sono andati incontro a un fallimento.

Le spie inviate tra Messico e Stati Uniti

Tentativi di infiltrazione sarebbero stati registrati anche lungo uno dei confini più caldi del pianeta. Quello tra Messico e Stati Uniti, famoso soprattutto per la pressione migratoria proveniente dall’America Latina. Qui alcuni russi si sarebbero presentati come membri di Ong espulse dalla federazione e in cerca quindi di asilo. Un piano, come raccontato dalla ricercatrice Vera Mironova, reso palese dal fermo di almeno 50 cittadini russi negli Usa a partire dal febbraio 2022. Da quando cioè è iniziata la guerra in Ucraina.

Secondo Mironova, le spie dell’Fsb si presenterebbero come giornalisti di Ong perseguitate al fine di ottenere asilo e infiltrarsi negli Stati Uniti. Altre spie sarebbero state fermate nelle ultime settimane. Il caso è diventato politico lo scorso 8 marzo, quando il deputato texano Pat Fallon ha ufficialmente chiesto al servizio doganale un rapporto pubblico sui cittadini russi fermati alla frontiera.

Di Mauro Indelicato. (Il Giornale/Inside Over)

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