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Il «cuoco» della Wagner non vuole sfidare Zelensky, ma i suoi nemici interni

(Roma, 09.02.2023). Evgenij Prigozhin che sfida Zelensky a un duello aereo non è un semplice episodio di folclore, ma nasconde un conflitto di potere interno alla Russia che vede contrapposte le strutture militari regolari e le compagnie mercenarie private, come la Wagner. Lo “chef di Putin” deve tenere alta l’attenzione su di sé e raccontarsi come un grande attore della guerra in Ucraina per vincere i favori del Cremlino contro Shoigu e Gerasimov

Martedì ha fatto un certo scalpore la sfida lanciata da Evegnij Prigozhin a Volodymyr Zelensky. In un video si vede il proprietario della compagnia militare privata Wagner a bordo di un aereo militare. “Ho bombardato Bakhmut”, dice Prigozhin, “domani volerò con un Mig-29. Se vuoi, incontriamoci nei cieli. Se vinci, tieni Artyomovsk [il nome russo di Bakhmut]. Altrimenti avanzeremo fino al Dnipro”. Al di là del folclore, questo episodio si inserisce in un grosso conflitto di potere che attraversa il fronte militare russo.

Ufficialmente i gruppi mercenari sono illegali in Russia, ma il Cremlino ha sempre chiuso un occhio sugli esecutori materiali della sua proiezione estera dopo il crollo dell’Urss. La compagnia Wagner in particolare, oltre ad essere presente in varie parti del mondo, ha svolto importanti incarichi in Ucraina sin dal 2014. Questo vero e proprio esercito è stato impiegato, mai ufficialmente, per supportare le forze speciali russe durante l’annessione della Crimea e, successivamente, ha combattuto nelle operazioni che hanno collegato i territori di Donetsk e Luhansk, allontanando le forze ucraine.

Poi l’invasione del 24 febbraio 2022. Il gruppo di Prigozhin, già presente nei territori occupati, non è stato schierato per l’assalto frontale, ma è rimasto concentrato sul Donbass. Il motivo? Controllarne la sfera economica, le sue imprese, la sua area industriale, gli importanti siti estrattivi. Come ha spiegato a Formiche.net l’ex membro del gruppo, Marat Gabidullin, Wagner non vuole sprecare i propri veterani dell’Africa e del Medio Oriente in questa guerra e al contempo non può addestrare nuove forze militari, poiché formalmente non esiste. Dunque la svolta è stata rappresentata dall’arruolare prigionieri comuni nelle carceri russe. Con la conseguente strategia degli attacchi “a ondate” sfruttando i bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione regolari.

La guerra è stata per Prigozhin un’occasione per guadagnare ancora più potere politico. Più di una volta ha voluto sfruttare gli insuccessi militari delle forze regolari in Ucraina per puntare il dito contro le alte sfere della Difesa a Mosca. Su tutti i due bersagli preferiti sono Valerij Gerasimov, capo dello Stato Maggiore generale, e soprattutto Sergei Shoigu, ministro della Difesa. Di certo Prigozhin deve aver ingoiato amaro quando Putin ha nominato Gerasimov comandante supremo delle operazioni in Ucraina, in una scelta priva di alcun valore operativo, ma di grande significato politico.

Non si è perso d’animo. Il dominio di Putin sulle forze armate russe non è assoluto e, come fa notare un’analisi di Foreign Policy, l’esercito di oggi non è quello sovietico, ovvero è privo di commissari politici incorporati nei reggimenti per indottrinarne i comandanti. Invadendo l’Ucraina, Putin ha dato alle forze armate un motivo per disprezzarlo: in quasi un anno di guerra, l’esercito ha perso più alti ufficiali di quanti ne abbia persi in dieci anni l’Urss in Afghanistan.

Uno scenario ottimale per chi possieda una milizia privata. L’esercito di troll online ha puntualmente raccontato la presa di Soledar, località nei pressi di Bakhmut, come un trionfo, esaltando le grandi qualità da condottiero di Prigozhin, che deve tenere alta l’attenzione su di sé.

Dall’altra parte arriva la resistenza del ministero della Difesa russo e del Cremlino. È da circa una settimana che il ministero di Shoigu tenta di organizzare in maniera strutturata le varie formazioni irregolari che combattono in Ucraina. Questo nel concreto si sta traducendo nella sostituzione delle milizie con forze regolari, una minaccia per il “cuoco di Putin”.

In questa chiave si possono leggere gli episodi folcloristici di Evgenij Prigozhin: le accuse contro i vertici delle forze armate, i messaggi in cui afferma che i governi occidentali sono sponsor del terrorismo, le sfide a duello al presidente ucraino, le minacce all’Unione Europea, le richieste di cancellare i precedenti penali dei suoi combattenti. Tutti legati alla necessità di tenere alta l’attenzione su di sé per accumulare capitale politico da spendere nei confronti del Cremlino.

Di Matteo Turato. (Formiche)

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