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Allarme mafie in Francia, Olanda e Belgio. Una guerra senza fine

(Roma, 28 novembre 2022). A Parigi, Bruxelles e l’Aia è allarme rosso. La criminalità organizzata — endogena (poca) ed esogena (tanta, troppa) — dilaga e straripa. Pochi giorni fa nella capitale francese Laure Beccuau, procuratore della Repubblica ha tracciato alla stampa un quadro decisamente inquietante: “Il livello della minaccia è talmente serio che rischia di destabilizzare il nostro Stato di diritto, il nostro modello economico. Affrontiamo delle reti criminali tentacolari che hanno capacità finanziarie illimitate. Grazie ai proventi della droga, dei traffici d’esseri umani, della prostituzione queste organizzazioni s’impongono ovunque e con ogni mezzo: regolamenti di conti, sequestri, minacce, corruzione. L’infiltrazione delle mafie supera qualsiasi l’immaginazione di ogni fiction televisiva”. Parole durissime, crude ma vere. La situazione è complicata ma terribilmente attuale. L’urgenza è reale. La criminalità sta divorando la Francia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo.

Tre anni fa per fronteggiare le tante piovre — balcaniche, sudamericane, arabe, cinesi etc. — che avviluppano l’Esagono il governo Macron ha creato un apposito dipartimento, la “Juridiction nationale chargée de la lutte contre la criminalité organisée” (Junalco); un coordinamento interforze — polizia nazionale, gendarmeria, servizi segreti — che lavora in stretta sinergia con i colleghi di Belgio e Olanda — altre due nazioni fortemente infiltrate dal crimine — e l’agenzia Europol.

Una collaborazione che ha portato a risultati importanti come lo sfondamento il 15 febbraio 2021 da parte della polizia belga del famigerato Sky ECC, un sistema di chat crittografate fornite dall’azienda canadese Sky Global, specializzata nella fornitura di sistemi di comunicazione “sicuri”. Considerata non intercettabile, la piattaforma (al modesto costo di un abbonamento mensile di 2.2200 euro) era lo strumento perfetto per i narcotrafficanti affascinati in più dal “kill switch”, ossia l’impostazione di una password “di panico” che, se inserita, provoca l’immediata cancellazione irreversibile di tutti i dati contenuti nel dispositivo”. Una provvidenziale zattera in caso pericolo: bastava inserire quel codice alfanumerico per far sparire tutto quello che di compromettente c’era nel telefono.

Ma, come è noto, il diavolo fa la pentola e non i coperchi. Una volta espugnato il sistema agli inquirenti si è aperto un mondo oscuro e crudele: esaminando il milione e mezzo messaggi al giorno (correlati da video e foto) scambiati trai 164mila clienti — in gran parte balcanici — è stato possibile radiografare le geografie interne del crimine organizzato, individuare crimini già commessi o programmati e ricostruire uno scenario d’indagine. Il 9 marzo la prima mossa. Le forze dell’ordine belghe hanno fanno scattare una massiccia operazione arrestando 48 persone, sequestrando 17 tonnellate di cocaina e interi arsenali. In contemporanea in Francia altri 64 arresti.  La punta dell’iceberg.

Come ricorda la signora Beccuau. “Bucare Sky Ecc è stata un’opportunità formidabile. La scoperta di un terreno sino allora sconosciuto, in cui i criminali si ritenevano invisibili e inascoltati, ci ha fornito una massa enormi di dati su cui continuiamo a lavorare”.  Ad oggi la Junalco sta ancora esaminando 400mila comunicazioni e ha aperto 67 dossier sul traffico di narcotici. Vittorie significative, con ricadute anche recenti sulla mafia albanese operante in Italia, ma limitate. I narcos e i loro sodali stanno già utilizzando altri sistemi ancora più sofisticati e la caccia continua.

Ma ciò che preoccupa di più magistrati e super poliziotti transalpini è la “porosità” delle istituzioni e degli organi di polizia. La corruzione. Lo scorso 24 settembre cinque ex dirigenti delle dogane francesi sono stati pesantemente condannati per contiguità alle mafie ma l’infiltrazione sembra inarrestabile. Ad ogni livello: sindaci, amministratori, forse deputati. Per la Beccuau è una minaccia esiziale a cui la Francia non è per nulla preparata e del resto «alla luce delle esperienze straniere non vi è nessuna ragione obiettiva perché il nostro Paese ne sia risparmiato».

Di Marco Valle. (Inside Over)

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