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Iran: violenti scontri a Zahedan dopo la preghiera del venerdì, le forze sicurezza sparano sulla folla

(Roma, 28 ottobre 2022). I video diffusi in rete mostrano scene di panico, persone ferite e manifestanti che preparano bombe molotov per tentare di rispondere alle forze di sicurezza

Violenti scontri sono avvenuti oggi nella città di Zahedan, capitale della provincia del Sistan e Balochistan, nel sud-est dell’Iran, dove lo scorso 30 settembre 96 persone erano morte a seguito della repressione delle forze di sicurezza iraniane. I media vicini all’opposizione, tra cui “Iran International”, sottolineando che le proteste sono iniziate dopo la preghiera del venerdì, quando una folla di persone si è recata per le strade della città per commemorare le vittime del massacro del 30 settembre. Le forze di sicurezza iraniane avrebbero sparato colpi d’arma da fuoco sulla folla uccidendo almeno sette persone, in quello che sarebbe il secondo massacro nella provincia in cui risiede la minoranza sunnita dei baluci. I video diffusi in rete mostrano scene di panico, persone ferite e manifestanti che preparano bombe molotov per tentare di rispondere alle forze di sicurezza. Altre manifestazioni sono avvenute anche in diverse città della provincia del Sistan e Balochistan, in particolare a Saravan e Iranshahr a sostegno dell’imam sunnita di Zahedan, Abdul Hamid Ismail Zhi, che anche nella preghiera di oggi ha condannato il regime degli ayatollah, definendo le uccisioni e la repressione delle forze di sicurezza “un crimine”.

Nell’Iran sciita viene commemorato il quarantesimo giorno dalla morte di una persona che segna l’ultimo giorno di lutto per la famiglia. Tale tradizione caratterizza anche l’Islam sunnita. Ai tempi della Rivoluzione islamica contro lo shah Mohammad Reza Pahlavi, la spirale di rivolte che portò alla caduta del regime prese il via dopo il cosiddetto “venerdì nero”, l’8 settembre del 1978, quando i militari spararono sulla folla a Teheran uccidendo 64 manifestanti. In occasione del 40esimo giorno dalla morte degli uccisi migliaia di persone si recarono nei cimiteri per ricordare i defunti, con le forze di sicurezza dello shah che provocarono altri morti e quindi altre manifestazioni in una spirale che portò il Paese ad una rivolta quasi permanente che condusse al crollo della monarchia.

Manifestazioni in commemorazione dei giovani uccisi durante le proteste in corso dopo la morte della 22enne curda, Mahsa Amini, avvenuta lo scorso 16 settembre a Teheran dopo il suo arresto da parte della polizia morale iraniana sono avvenute anche in altre zone dell’Iran. Nella città di Saqez, città di origine di Mahsa Amini, si è tenuta la commemorazione della morte di Fereydoun Mahmoudi, deceduto durante le prime manifestazioni contro il governo nel Kurdistan iraniano. Proteste anche a Kermanshah dove decine di persone hanno ricordato la morte del giovane Reza Shahparnia. Altre manifestazioni per la fine dei 40 giorni di lutto sono avvenute a Babol, nella provincia di Mazandaran, mentre nuovi scontri sono stati registrati a Mahabad, dove ieri al termine del funerale di un giovane manifestante una folla ha preso d’assalto la sede del governatorato e appiccato il fuoco a una stazione di polizia.

(Nova News)

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