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Il Marocco apre le porte a Israele per esplorazioni di gas

(Roma, Parigi, 25 febbraio 2022). Una società israeliana “NewMed Energy“, specializzata in attività di esplorazione di gas a livello internazionale, ha annunciato di aver avviato colloqui commerciali con le autorità marocchine per entrare a far parte del mercato energetico del Regno, alla ricerca di nuove opportunità.

L’annuncio è giunto dopo che, il 21 febbraio, il ministro dell’Industria marocchino, Ryad Mezzour, e il ministro israeliano dell’Economia e dell’Industria, Orna Barbivay, hanno concluso accordi di cooperazione bilaterale in materia di standardizzazione e regolamentazione tra entità del settore privato e in termini di ricerca e sviluppo e innovazione. In base a tali intese, le parti mirano a portare il valore degli scambi commerciali a circa 500 milioni di dollari all’anno. Il giorno successivo, NewMed, precedentemente nota come Delek Drilling, ha dichiarato di aver raggiunto una fase avanzata nelle trattative volte al conferimento di licenze per attività offshore sia nel bacino del Mediterraneo sia in quello dell’Atlantico settentrionali, appartenenti al Marocco.

NewMed è stata definita una delle maggiori società israeliane in campo energetico. Questa condivide con il gigante energetico statunitense Chevron il giacimento di gas Leviathan, situato al largo delle coste settentrionali di Israele, da cui, nel 2020, Israele ha iniziato per la prima volta ad esportare gas naturale verso l’Egitto. Lo scorso anno, poi, i due Paesi hanno concordato di collegare Leviathan ai gasdotti egiziani tramite un tubo sottomarino. Ora, NewMed Energy ha riferito di aver avviato “trattative commerciali” con due enti egiziani per esportare gas in Europa e nell’Asia orientale.

Circa il Marocco, già nel 2021 un’altra società israeliana, Ratio Petroleum, si è assicurata i diritti esclusivi per lo studio, la prospezione, e le attività di esplorazione di petrolio e gas naturale nel blocco Atlantic Dakhla, a una profondità di 3.000 metri, situato al largo della contesa regione del Sahara Occidentale. L’ingresso di Israele nel mercato energetico marocchino è conseguenza della normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi, avvenuta alla fine del 2020. Al contempo, secondo Othman Mefdaoui, un ingegnere ambientale ed energetico marocchino, gli accordi di esplorazione potrebbero aiutare il Regno Nordafricano a ridurre la propria dipendenza dalle forniture di gas straniere, che, nel 2018, sono state pari al 91,7% del proprio fabbisogno.

Dall’inizio degli anni 2000, società marocchine e straniere hanno investito circa 27 miliardi di dirham marocchini nell’esplorazione di petrolio e gas in diversi siti in tutto il Marocco. Nel gennaio scorso, la compagnia energetica britannica Chariot, con sede in Marocco, ha annunciato una “significativa” scoperta di gas nella città settentrionale di Larache. L’azienda non ha fornito ulteriori dettagli sulle dimensioni del giacimento, ma ha affermato che le riserve di gas del Marocco potrebbero raggiungere circa 28 miliardi di metri cubi. Tuttavia, le attività di esplorazione e perforazione possono richiedere più di tre anni prima che Rabat possa effettivamente iniziare a consumare il proprio gas.

La produzione annuale di gas del Regno ammonta a 110 milioni di metri cubi, mentre il suo consumo annuo è di 1 miliardo. Si prevede di raggiungere 1,1 miliardi nel 2025. Fino al 2021, il Marocco ha beneficiato di 700 milioni di metri cubi di gas naturale all’anno attraverso il Maghreb–Europe Gas Pipeline (GME), che collegava il giacimento di gas di Hassi R’Mel in Algeria con Cordoba in Spagna, attraverso il Marocco. Tuttavia, a seguito dell’interruzione delle relazioni diplomatiche con l’Algeria, il presidente algerino ha posto ufficialmente fine al contratto. Di conseguenza, Rabat ha iniziato a stipulare contratti di leasing con società energetiche straniere, rilasciando più di 70 licenze di perforazione nel corso del 2021, chiedendo alle aziende straniere coinvolte di garantire oltre il 70% dei profitti.

Il Marocco è diventato il quarto Paese arabo a normalizzare le relazioni con Israele, dopo gli Emirati Arabi Uniti, il Regno del Bahrain e il Sudan, sotto gli auspici dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tuttavia, la mossa non è stata ben accolta dall’Algeria, che l’ha percepita come una minaccia alla propria sicurezza nazionale. Il raggiungimento dell’accordo di normalizzazione, annunciato il 10 dicembre 2020, secondo alcuni, è stato favorito da un “ponte culturale” instaurato, nel corso degli anni, tra gli israeliani di origine marocchina e il Marocco. Quest’ultimo ospita la più grande comunità ebraica del Nord Africa, cresciuta con l’arrivo degli ebrei che furono espulsi dalla Spagna nel 1492. A circa un anno di distanza, il 24 novembre 2021, le parti israeliana e marocchina hanno altresì siglato il primo accordo di cooperazione militare.

Di Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale) 

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