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Macron si inserisce tra Mosca e Kiev. Ma dal Cremlino arriva il primo «stop»

(Roma, Parigi, 08 febbraio 2022). La diplomazia tesse i suoi fili per cercare di arrestare l’escalation tra Russia e Ucraina. Che inevitabilmente si è trasformata in una crisi tra Mosca e l’Occidente.

Il tour di Emmanuel Macron ha riacceso diverse speranze, specialmente dopo le parole del capo dell’Eliseo una volta partito dalla capitale russa per raggiungere Kiev. Il presidente francese ha detto di essere arrivato in Russia “evitare un’escalation e aprire nuove prospettive” e “questo obiettivo è stato raggiunto”. “Per me si trattava di bloccare il gioco per impedire un’escalation e aprire nuove prospettive”, ha detto Macron ai giornalisti durante il volo per raggiungere il secondo leader, Volodymyr Zelensky. “Non ho pensato per un secondo che ieri avrebbe fatto dei gesti”, ha spiegato riferendosi a Vladimir Putin e al fatto che il colloquio di ieri al Cremlino non è stato seguito da conseguenze immediate. L’impressione è che da Parigi trapeli quantomeno una minima forma di ottimismo rispetto all’allarme che invece ripetono da Washington e da Londra. Anche se va registrato, proprio dal Cremlino, lo stop da parte del governo russo a qualsiasi fuga in avanti da parte francese.

Il portavoce, Dmitry Peskov, ha tenuto infatti a ricordare pubblicamente che “considerata la situazione attuale, Mosca e Parigi non possono aver definito alcun accordo. È semplicemente impossibile“. “La Francia è sia un Paese Ue, con la Presidenza di turno dell’Ue, che della Nato, alleanza di cui però non detiene la leadership, che è di un altro Paese. Quindi di quale accordo stiamo parlando?” si è chiesto Peskov. E queste parole giunte de Mosca appaiono un segnale di freddezza che dimostra come, al netto dei sogni di gloria macroniani, la strada della pace appare tortuosa e non priva di ostacoli. Anche perché ora si tratta di capire chi ne uscir veramente vincitore e come.

Aspettative positive sono state rimarcate anche dal presidente ucraino. Zelensky ha detto che a breve potrebbero esservi dei colloqui nell’ambito del formato Normandia, quello che racchiude Francia e Germania, oltre ovviamente a Russia e Ucraina. I due leader, Macron e Zelensky, hanno discusso anche dell’inserimento francese nella ricostruzione del Donbass, regione dell’Ucraina al centro di una lunga guerra tra separatisti filorussi e nazionalisti. “Un importante esito del nostro incontro è stato la partecipazione della Francia a progetti comuni di natura economica e infrastrutturale”, ha spiegato Zelensky. Aiuti che vanno dal sostegno finanziario a quello più concreto (per esempio l’acqua potabile). Ma a questo, come racconta Nova, si aggiunge anche un supporto alla riforma del complesso militare-industriale certificata dalla firma di una dichiarazione congiunta tra il consorzio ucraino Ukroboronprom e la controparte transalpina.

Per parte sua, è chiaro che adesso Macron punti a intestarsi un’eventuale de-escalation sia in qualità di presidente della Francia che (di turno) dell’Unione Europea. Punti in suo favore che non solo rafforzerebbero la leadership all’interno dell’Europa, ma anche le sue possibilità di spendere il credito internazionale durante la corsa alle presidenziali nel proprio Paese. Le elezioni si avvicinano e il lato internazionale può pesare nella scelta di un elettorato che potrebbe guardare con fiducia a un capo dello Stato capace di insinuarsi nel dialogo tra superpotenze. A Kiev si è detto certo sulla “possibilità di far progredire i negoziati” di pace, ribadendo che durante il vertice con il presidente russo, quest’ultimo ha assicurato che “non sarà all’origine di una nuova escalation”. E sul fronte europeo, si rafforza l’asse diplomatico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il capo dell’Eliseo visiterà Berlino subito dopo il suo mini-tour della crisi orientale: previsto un incontro a tre con il capo del governo tedesco – reduce da un fondamentale incontro con Joe Biden – e con il presidente polacco Andrzej Duda.

Di Lorenzo Vita. (Il Giornale/Inside Over)

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