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Libano: Nasrallah, il leader di Hezbollah, «non vogliamo la guerra, ma siamo pronti»

(Roma, 07 agosto 2021). Lungo discorso in occasione del « quindicesimo anniversario dalla vittoria divina sul nemico sionista ». « I raid israeliani in Siria sono falliti », ha detto in tv. In Israele il timore di un tentativo di replicare il « modello Gaza » nel Sud del Libano, con lanci di razzi sempre meno sporadici, un modo per testare il nuovo governo Bennett

In un passaggio del lungo discorso in occasione del « quindicesimo anniversario dalla vittoria divina sul nemico sionista », il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah si è soffermato sabato sera sull’escalation in corso al confine con Israele negli ultimi giorni, definendola uno « sviluppo pericoloso ».

Ieri la milizia sciita che governa de facto il Sud del Libano ha rivendicato per la prima volta in anni il lancio di 19 razzi verso Israele, in reazione ai bombardamenti dei caccia israeliani avvenuti la notte precedente, a loro volta in risposta a tre razzi sparati mercoledì verso la città di Kiriat Shmona.

« Non vogliamo la guerra, ma, nonostante tutte le difficoltà in Libano, siamo preparati per qualunque scenario », ha detto Nasrallah. « Se il nemico lancerà una guerra, realizzerà presto che si tratta del passo più stupido che avrebbe potuto intraprendere », ha aggiunto, sostenendo che Hezbollah può colpire Israele anche nel profondo della Galilea e che i raid israeliani in Siria – volti a minare le capacità militari dell’asse filoiraniano nell’area – « hanno fallito totalmente nei propri obiettivi ».

La folla di Shwayya contro il battaglione di Hezbollah

Nasrallah si è dilungato sull’episodio – che ha definito « vergognoso » – in cui residenti del villaggio di Shwayya hanno assalito il battaglione di Hezbollah responsabile del lancio, accusandoli di mettere a rischio la popolazione civile, e in particolare in quell’area dove gli abitanti sono drusi e non sciiti. « I combattenti di Hezbollah sono degli eroi e chi ha cercato di fermarli deve essere indagato: la loro affiliazione è ben nota ».

Nel weekend i video della folla che aggrediva i militanti di Hezbollah sono diventati virali. Sostenitori di Hezbollah hanno diffuso notizie secondo cui gli oppositori sarebbero collaborazionisti d’Israele. Nasrallah ha spiegato che i miliziani di Hezbollah erano stati istruiti a sparare da quella zona, da cui era possibile mirare a una postazione militare israeliana e non verso aree abitate, per evitare consapevolmente una reazione israeliana contro aree abitate in Libano, cosa che non era possibile fare da altre postazioni, secondo il leader shiita. Il portavoce dell’esercito israeliano aveva detto ieri che « il fatto che Hezbollah abbia mirato ad aree disabitate è indice che la deterrenza è ancora efficace ».

Il timore di un « modello Gaza » nel Sud del Libano

Tra gli analisti israeliani invece, l’opinione più diffusa è che la deterrenza ottenuta negli ultimi quindici anni potrebbe essere ormai danneggiata. Solo da maggio scorso si sono verificati sei episodi di lanci di razzi verso Israele in violazione del cessate il fuoco in vigore dal 2006. In cinque casi precedenti, Israele ha attribuito la responsabilità a fazioni palestinesi attive nel sud del Libano, che avrebbero agito a sostegno di Hamas a Gaza.

In Israele il timore è che vi sia un tentativo di replicare il « modello Gaza » nel Sud del Libano, con lanci di razzi sempre meno sporadici, un modo per testare il nuovo governo Bennett che si è insediato a giugno dopo dodici anni di leadership di Benjamin Netanyahu.

In molti ricordano come la guerra del 2006 scoppiò dopo soli tre mesi che Ehud Olmert era alla guida del Paese per la prima volta. Finora l’esercito israeliano ha reagito ai razzi di venerdì con alcuni colpi di artiglieria in aree aperte e vi è un certo consenso in Israele che non si tratti di una risposta adeguata.

Il dilemma del nuovo governo israeliano

Secondo gli analisti, il dilemma del nuovo governo sarebbe tra infliggere un duro colpo a Hezbollah, con il rischio di innescare un’escalation più ampia, o invece contenere, intaccando la deterrenza. In un modo o nell’altro, una recrudescenza del confronto è vista solo come una questione di tempo e la domanda è come si inserirà nel contesto più ampio della « guerra delle ombre » tra Israele e Iran, che si svolge sempre più alla luce del sole.

La prima visita del premier Naftali Bennett alla Casa Bianca, prevista per le prossime settimane, e la minaccia di un nuovo lockdown causa ondata Delta, fanno pensare che la risposta al quesito potrebbe essere rimandata, almeno per ora.

Di Sharon Nizza. (La Repubblica)

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