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Libia: il presidente Menfi a Roma, previsti incontri con Draghi e Mattarella

(Roma, 22 giugno 2021). Il capo del Consiglio presidenziale della Libia, Mohamed Menfi, è a Roma dove ha incontrato il presidente del Consiglio, Mario Draghi e sarà ricevuto nel pomeriggio dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La prima missione a Roma del neo presidente libico, entrato in carica a marzo, avviene alla vigilia della seconda Conferenza di Berlino sulla Libia prevista per domani. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova” da fonti diplomatiche tedesche, tra i punti salienti della bozza della dichiarazione finale che dovrebbe essere adottata in Germania vi sarebbe l’immediato ritiro dei mercenari stranieri dalla Libia e un forte incoraggiamento alle autorità libiche a fare la loro parte per rendere possibili le elezioni entro il 24 dicembre.

La missione di Menfi in Italia avviene sullo sfondo di uno scontro interno alle istituzioni di Tripoli che vede coinvolti in particolare lo stesso presidente del Consiglio presidenziale libico, da un lato, e dall’altro la ministra degli Affari esteri nel governo di unità nazionale, Najla el Mangoush. Secondo il quotidiano libico “Al Wasat”, Menfi ha scritto una lettera urgente indirizzata alla ministra libica per chiedere di annullare un forum di riconciliazione tra le tribù del sud della Libia in Italia. “Questa mattina, martedì, (…) abbiamo appreso che il ministero degli Esteri si prepara a inviare una delegazione di componenti del sud della Libia per tenere un forum di riconciliazione in Italia, su invito della Farnesina, senza previo coordinamento con il Consiglio presidenziale”, si legge nel messaggio. Menfi ha espresso la sua condanna e denuncia di tale “iniziativa”, richiedendo “l’annullamento del forum” e avvertendo la parte italiana “della necessità di rispettare i principi di sovranità interna, di osservare rapporti di buon vicinato e non intromettersi negli affari interni del Paese”. Il capo del Consiglio presidenziale libico ha indicato nella sua lettera che gli esiti del Foro di dialogo politico libico hanno affidato al Consiglio stesso il compito di avviare il percorso di riconciliazione nazionale, formando un’Alta commissione a tale scopo.

Il ministero degli Esteri dell’Italia, tuttavia, non ha svolto alcun ruolo nell’organizzazione della Conferenza di riconciliazione delle tribù del Fezzan che, a quanto si apprende da fonti diplomatiche, è stata promossa e organizzata dall’organizzazione no-profit italiana “Ara Pacis”, impegnata da anni nella riconciliazione post-conflitto della regione meridionale del Paese. L’iniziativa, proseguono le fonti, si inserisce nel solco delle iniziative che “Ara Pacis” porta avanti da tempo a favore della stabilizzazione del Fezzan. L’ambasciata d’Italia a Tripoli, aggiungono le medesime fonti, è stata coinvolta per il rilascio dei visti di ingresso ai delegati libici, che sono stati concessi nel rispetto della normativa applicabile. Alla luce di queste rivelazioni, dunque, la presa di posizione di Menfi va inserita nel contesto dello scontro interno alle istituzioni di Tripoli, e in particolare tra il Consiglio di presidenza e il ministero degli Esteri: il primo, infatti, accusa il secondo di “scavalcare” le sue prerogative e non è la prima volta che accade. Già lo scorso mese di maggio, la ministra Mangoush – nominata in quota Cirenaica – era stata accusata di aver licenziato e nominato nuovi dipendenti e ambasciatori senza previo coordinamento.

Vale la pena ricordare, tuttavia, che l’Italia e la stessa organizzazione “Ara Pacis” sono da tempo impegnate nella riconciliazione fra i clan del Fezzan, la regione libica meridionale ricca di petrolio ma povera di servizi. Il 31 marzo 2017, i capi delle principali tribù della Libia meridionale, gli Awlad Suleiman e i Tebu, alla presenza dei leader Tuareg, avevano firmato a Roma un insperato accordo di riconciliazione, raggiunto proprio grazie all’opera di mediazione della Ong “Ara Pacis”. Le stesse tribù avevano chiesto all’Italia (rappresentata allora dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, e dal segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni) di farsi garante del patto.

Redazione. (Nova News)

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