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Libia: la fregata Alpino sventa una minaccia contro sette pescherecci italiani

(Roma, 05 maggio 2021). L’intervento della fregata militare Alpino ha sventato un tentativo di attacco, o peggio ancora di sequestro, contro sette pescherecci italiani al largo della Cirenaica, la regione della Libia orientale controllata dal generale Khalifa Haftar. Un gommone proveniente dalla costa della Cirenaica – la cui identità non è ancora chiara – si è diretto ad alta velocità verso le imbarcazioni, spingendo la nave militare italiana, impegnata nell’Operazione Mare Sicuro, a lanciare in volo l’elicottero di bordo e il proprio gommone a mare dopo aver ricevuto una “comunicazione via radio” dai pescherecci Michele Giacalone, Antonino Pellegrino, Giuseppe Schiavone, Nuovo Cosimo, Aliseo, Anna Madre e Artemide. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, il fatto è avvenuto a circa 35 miglia nautiche dalle coste libiche. L’Anna Madre, peraltro, era scampato a un tentativo di sequestro da parte delle autorità libiche a settembre, quando le forze del generale Haftar avevano sequestrato i pescherecci Antartide e Medinea nelle acque antistanti alla Cirenaica, a nord di Bengasi, trattenendo per 108 giorni 18 pescatori di Mazara del Vallo.

“Le imbarcazioni italiane, che svolgevano attività di pesca in acque internazionali, sono state messe in sicurezza e si dirigono verso nord, nel Mediterraneo centrale”, ha detto la sottosegretaria alla Difesa, Stefania Pucciarelli. “Come ho avuto modo di dire nei giorni scorsi, non possiamo più permettere che i nostri pescherecci, che svolgono legittimamente l’attività di pesca in acque internazionali, possano essere minacciati o addirittura sequestrati dalle autorità libiche, così come accaduto il primo settembre 2020 ad opera di una motovedetta libica delle forze di Haftar”, ha detto Pucciarelli. “Grazie alla visita del presidente del Consiglio (Mario) Draghi, avvenuta lo scorso 6 aprile a Tripoli, che ha rafforzato il dialogo con le autorità esecutive neo-elette della Libia, credo che oggi ci siano le condizioni per lavorare ad un possibile accordo con la Libia per definire il perimetro delle acque internazionali antistanti le coste della Cirenaica. Rinnovo, quindi, un appello al nostro ministero degli Affari Esteri al fine di aprire un tavolo tecnico con gli altri ministeri per definire il testo dell’accordo da proporre alla Libia”, ha concluso Pucciarelli.

Santino Adamo, presidente di Federpesca di Mazara del Vallo, ha detto oggi ad “Agenzia Nova” che l’Italia dovrebbe approfittare del tentativo di pacificazione della Libia per negoziare un accordo sulla pesca con il nuovo Governo di unità nazionale. “Da anni cerchiamo di ottenere un accordo di pesca. A maggior ragione ora che c’è un tentativo di pacificazione in Libia, dove c’è un nuovo governo, è auspicabile che il nostro governo si faccia interprete dei nostri problemi e vada a negoziare un accordo di pesca. La pesca non è che un granello di sabbia nel mare degli accordi tra Italia e Libia, ma potrebbe facilitare e nobilitare il lavoro storico profuso dai pescherecci italiani”, afferma Adamo. La scoperta di quella zona di pesca antistante alle acque libiche, secondo Adamo, è frutto di un lavoro durato a lungo. “A noi non interessa la politica: vogliamo solo che venga riconosciuto il lavoro portato avanti da anni. Ci tengo a ricordare che anche solo trovare quelle zone di pesca è stato un sacrificio. Scoprire dove trovare il pesce richiede ingenti sforzi, ci vogliono attrezzature specifiche. Non è giusto che il lavoro dei pescherecci italiani venga impedito dalla Libia che ha allungato unilateralmente la propria Zona economica esclusiva che, peraltro, il governo italiano non ha riconosciuto. Lì c’è la pesca del gambero rosso, un prodotto di eccellenza: con le restrizioni scellerate di Bruxelles, quella zona per noi è fondamentale”.

Secondo quanto riferisce il sito web “Viaggiare sicuri”, la Libia ha dichiarato nel 2005 una zona di protezione della pesca su un’area di mare estesa fino a 74 miglia dalla propria costa e dalla linea che chiude idealmente il golfo della Sirte. In conseguenza di tale atto, le autorità libiche applicano in maniera rigida misure sanzionatorie nei confronti delle imbarcazioni straniere impegnate in attività di pesca in detta area di mare che si concretizzano, frequentemente, nell’intercettazione, sequestro e detenzione dei pescherecci stranieri e dei loro equipaggi da parte delle autorità libiche e delle milizie locali. Sono state parimenti applicate consistenti sanzioni pecuniarie, oltre a provvedimenti di confisca delle imbarcazioni, delle attrezzature di pesca e dell’eventuale pescato. Nel 2017 la Libia ha inoltre dichiarato la propria area Sar (Search and Rescue) di ricerca e salvataggio dei migranti, adottando un’interpretazione rigida della Sar e dissuadendo l’intervento altrui in quell’area.

Redazione. (NovaNews)

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