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Siria: ancora attacchi contro l’ISIS

(Roma, 14 aprile 2021). Le forze siriane, coadiuvate da aerei russi, hanno lanciato decine di raid, dalla mattina di lunedì 12 aprile, contro la regione desertica di Badia, nell’Ovest della Siria, diretti contro le postazioni delle cellule dello Stato Islamico ancora attive nel Paese.

A riferirlo è il quotidiano al-Araby al-Jadeed, il quale ha specificato che gli ultimi attacchi aerei di Mosca e Damasco si sono concentrati soprattutto verso al-Sukhnah, nel Nord-Est di Homs, e il Sud di Deir Ezzor, oltre che nelle regioni di Raqqa, Hama e Aleppo. Nel frattempo, le truppe dell’esercito siriano, affiliate al presidente Bashar al-Assad, e i gruppi armati ad esse affiliati, hanno condotto operazioni di perlustrazione via terra. Secondo le fonti del quotidiano, le forze di Assad sono riuscite ad avanzare verso la regione di Badia, da cui è stato udito il rumore di frequenti scontri ed esplosioni. Fonti di Hama hanno poi riferito dell’arrivo di diversi feriti, oltre che di vittime decedute, tra cui numerosi membri dell’esercito damasceno.

Anche il giorno precedente, l’11 aprile, sono stati monitorati attacchi contro la stessa regione, dove sono altresì arrivati nuovi rinforzi. Si pensa che le forze di Assad, e del suo alleato russo, si stiano preparando a una nuova operazione contro l’ISIS, considerato che, secondo fonti locali, è dall’inizio del 2021 che l’organizzazione terroristica ha continuato ad attaccare i convogli dell’esercito filogovernativo, causando vittime tra le milizie locali, molte delle quali provenienti da Homs. Nonostante Damasco e Mosca continuino a condurre diverse operazioni contro lo Stato Islamico, quest’ultimo sembra non aver posto fine alle proprie attività. Inoltre, anche i civili locali, restano talvolta vittime dei diversi attacchi e operazioni.

Secondo alcuni analisti, l’intensificarsi degli attacchi ad opera dell’ISIS riflette la difficoltà delle forze di Assad e dei suoi alleati di eliminare definitivamente quelle cellule che operano prevalentemente nel vasto deserto siriano che si estende dall’Est dei governatorati di Hama e Homs all’estremo orientale del Governatorato di Deir Ezzor, nella cosiddetta regione di Badia. Anche nel corso del 2020, attacchi, bombardamenti e imboscate hanno riguardato soprattutto l’area dell’Eufrate occidentale, della valle di Deir Ezzor, oltre a Raqqa, Homs e As-Suwayda, e tra i principali obiettivi vi sono state le Syrian Democratic Forces, le stesse che hanno annunciato la fine del califfato jihadista autoproclamatosi il 29 giugno 2014. Queste, sin dalla loro formazione, il 10 ottobre 2015, hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria, grazie anche al sostegno degli Stati Uniti, che forniscono armi e copertura aerea.

L’escalation del 12 aprile giunge dopo che membri dello Stato Islamico hanno rapito, il 6 aprile, 19 siriani, a seguito di un attacco a sorpresa perpetrato nella regione di Hama e, nello specifico, nel distretto di al-Sa’an. Ancora oggi, il destino delle persone rapite risulta essere sconosciuto, mentre fonti di al-Araby al-Jadeed hanno dichiarato che la popolazione locale risulta essere sempre più arrabbiata, oltre che timorosa, di fronte a una sicurezza sempre più precaria. Secondo fonti locali, lo Stato Islamico è riuscito a stabilire una propria “città” a Badia, in quanto la regione, a causa della morfologia del territorio, non è facilmente accessibile a carri armati o aerei da guerra. Ciò consente al gruppo terroristico di nascondersi in luoghi difficili da scovare, da cui perpetrare “attacchi mordi e fuggi” contro convogli e postazioni delle forze di Assad.

Il Country Report on Terrorism 2019 include la Siria tra gli Stati sponsor del terrorismo, una designazione acquisita nel 1979, ed evidenzia come il regime, anche nel corso del 2019, abbia continuato a fornire armi e sostegno politico ad Hezbollah, consentendone il riarmo anche da parte dell’Iran. Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) rimane presente e attivo in Siria, con l’autorizzazione del presidente Bashar al-Assad. A tal proposito, il report afferma che le relazioni del regime di Assad con Hezbollah e Teheran sono divenute ancora più forti nel 2019, e Damasco, allo stesso tempo, dipende sempre di più da attori esterni per salvaguardare i propri territori dai nemici esterni. Tuttavia, allo stesso tempo, il regime si è autodefinito una vittima del terrorismo, considerando i gruppi ribelli i principali responsabili di tale fenomeno.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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