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Libia: l’ambasciatore turco a Tripoli e le tensioni a Sirte

(Roma, 11 aprile 2021). Il 10 aprile, il capo del Consiglio Presidenziale libico, Mohammed Menfi, ha ricevuto le credenziali del nuovo ambasciatore turco a Tripoli, Kenan Yilmaz. Intanto, i mercenari russi sono stati avvistati in movimento presso Sirte.

Secondo quanto riferito dal quotidiano locale, The Libya Observer, Menfi ha accolto l’ambasciatore turco e ha sottolineato i buoni rapporti tra le due nazioni, giurando di preservare gli interessi di Ankara e Tripoli durante il mandato del Consiglio Presidenziale del nuovo governo unitario libico. Poi ha ribadito l’importanza del ritorno delle imprese turche in Libia, soprattutto per completare i progetti sospesi, e per prendere parte alla ricostruzione. Menfi ha quindi aggiunto che era in Turchia il 26 marzo, dove ha incontrato il presidente, Recep Tayyip Erdogan, per ribadire l’importanza del ruolo di Ankara nel Paese Nordafricano.

Menfi ha poi annunciato che una delegazione di alto rango del governo libico si recherà in Turchia il 12 aprile e discuterà di tutte le questioni più importanti e dei settori principali di cooperazione con Ankara. Da parte sua, l’ambasciatore turco ha espresso gratitudine per la cerimonia di presentazione e ha promesso che il suo Paese lavorerà con il Consiglio Presidenziale e il governo per rafforzare la cooperazione e le relazioni bilaterali, ribadendo il sostegno di Ankara alla nuova autorità esecutiva, che ha il compito di mantenere la sicurezza e la stabilità del Paese. Poco dopo, Menfi ha ricevuto le credenziali dei nuovi ambasciatori di Pakistan e Panama a Tripoli.

Mentre continuano i progressi diplomatici nella capitale, lo stesso 10 aprile, l’Operazione Vulcano di  Rabbia dell’esercito tripolino ha riferito di aver avvistato, nei precedenti due giorni, aerei da guerra dei mercenari russi del gruppo Wagner, che era schierato dalla parte del generale Khalifa Haftar,  mentre sorvolavano Sirte e Tamenhent, in violazione degli accordi della Commissione Militare Congiunta 5 + 5 e del cessate il fuoco firmato a Ginevra il 23 ottobre 2020. I mercenari russi avrebbero scavato trincee nei pressi del giacimento petrolifero di Sharara per trasferire petrolio dal Sud al Nord del Paese, al fine di facilitare l’esportazione illegale di greggio. Tale pratica era già stata denunciata dall’ex ministro degli Interni di Tripoli, Fathi Bashagha. In tale contesto, l’Operazione Vulcano di Rabbia ha ribadito che i movimenti del Gruppo Wagner in Libia rimanevano una minaccia per la sicurezza nazionale e per gli interessi delle compagnie petrolifere europee e statunitensi, dato il loro interessa a controllare il settore petrolifero libico.

Sono diversi gli attori stranieri che sono intervenuti in Libia nel corso della perdurante crisi, le cui tensioni sono state evidenti sin dal 15 febbraio 2011, data di inizio della rivoluzione e della guerra civile. Tra questi, Russia ed Emirati Arabi Uniti hanno prestato sostegno al generale Haftar, mentre la Turchia ha appoggiato il Governo di Tripoli, inviando altresì mercenari siriani a sostegno dell’esercito tripolino. Si trattava di militanti provenienti dalla divisione di Sultan Murad, un gruppo armato di ribelli attivo nella guerra civile siriana, supportato dalla Turchia e allineato con l’opposizione siriana, dal gruppo Suleyman Shah e da al-Mu’tasim, una fazione affiliata all’Esercito Siriano Libero, una forza armata che mira a rovesciare il presidente siriano, Bashar al-Assad. Ankara, a detta dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), ha garantito a questi mercenari passaporto turco, incentivi e uno stipendio mensile pari a circa 2.000 dollari.

Lo stesso Osservatorio Siriano ha riferito che il processo di allontanamento dei mercenari siriani affiliati alla Turchia è stato sospeso. Inoltre, il governo di Ankara avrebbe inviato un nuovo lotto, composto da 380 combattenti, presso i territori libici, dopo che questo era giunto in Turchia dalla Siria. Ad ogni modo, stando a quanto rivelato dalle fonti, tra i mercenari siriani vi è uno stato di malcontento diffuso, alla luce di condizioni economiche pessime e del loro mancato ritorno in patria. In generale, secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, sono circa 20.000 i combattenti stranieri che sostano tuttora nel Paese Nord-africano, i quali si trovano prevalentemente nelle basi di Sirte, al-Jufra e al-Watiya.

Maria Grazia Rutigliano. (Sicurezza Internazionale)

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