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Chi sono i miliziani colpiti da Biden in Siria ?

(Roma il 27 febbraio 2021). Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al-Shuhada, bersaglio del recente raid Usa, sono formazioni sciite schierate a fianco dell’Iran e hanno anche combattuto in Siria contro l’Isis

La prima azione militare dell’amministrazione di Joe Biden nella zona orientale della Siria, al confine con l’Iraq, ha colpito due milizie sostenute dall’Iran, Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al-Shuhada. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha stimato che il raid abbia provocato 22 vittime, e anche se non ci sono conferme ufficiali la cifra è considerata attendibile dalla stampa internazionale, anche se c’è chi riporta un numero inferiore di morti nell’attacco. Ecco le caratteristiche dei due movimenti filo sciiti.

Kataib Hezbollah, noto con la sigla KH, letteralmente « Brigate del Partito di Dio », e’ un gruppo paramilitare sciita iracheno fondato nel 2007 dall’unione di altre cinque organizzazioni militanti. Con un numero iniziale di 400 combattenti, secondo le ultime stime della Stanford University sarebbero ora circa 10 mila. Durante la guerra in Iraq, ha combattuto contro le forze di occupazione della coalizione, intervenendo successivamente nella guerra civile siriana. Sin dalla sua creazione KH ha ricevuto una quantità significativa di addestramento, supporto logistico e armi dal Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (IRGC). Fa parte delle Forze di mobilitazione popolari (PMF), gruppo ombrello di gruppi militanti sciiti che si sono formati per combattere l’Isis in Iraq.

Dalla lotta agli Usa al sostegno ad Assad

Dal 2008 al 2011, KH ha diretto la maggior parte dei suoi attacchi contro le forze della coalizione statunitense in Iraq e il 2 luglio 2009 è stata designata dagli Stati Uniti come organizzazione terroristica straniera. Dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Iraq nel 2011 e rifiutando l’appello del governo iracheno a rassegnare le armi, KH ha inviato un gran numero dei suoi combattenti in Siria per sostenere il governo di Bashar al-Assad, combattendo contro lo Stato Islamico e contro i gruppi ribelli sunniti nelle aree sunnite. KH ha anche dispiegato le sue truppe in Iraq, spesso in collaborazione con altre milizie PMF.

Dopo la sconfitta generale dello Stato islamico in Iraq nel 2017, KH è tornato a prendere di mira le forze statunitensi con pesanti attacchi. Nei primi anni, il comandante della milizia è stato Abu Mahdi al-Muhandis, che prima di dare vita a KH era stato membro della Badr Organization, un altro gruppo militante pro-iraniano attivo nei due Stati. Durante gli anni ’90 nella guerra tra Iran e Iraq Muhandis e la sua Badr Organization hanno strettamente collaborato con il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane e con il gruppo armato libanese Hezbollah.

Il comandante Muhandis è stato ucciso da un attacco aereo americano a Baghdad il 3 gennaio 2020. L’indomani, in un ulteriore attacco mirato compiuto nella zona di Taji, a nord di Bagdad, è stato ucciso il capo delle brigate Kataib Hezbollah, il segretario generale Shibl al-Zaydi col quale hanno perso la vita il fratello e altre quattro persone. Nel febbraio 2020 il comandante Ahmad al-Hamidawi è succeduto a Muhandis, con il titolo di segretario generale. Da allora, anche come conseguenza delle sanzioni Usa e degli effetti della pandemia di Covid-19 sull’economia dell’Iran, KH e PMF si sono frammentati in diversi gruppi armati – tra cui Usbat al-Thaireen – per divergenze interne sulle tattiche politico-militari da attuare e sul livello di indipendenza dall’Iran.

Durante lo scorso anno KH è stata ritenuta responsabile di diversi attacchi mortali contro militari Usa e britannici, spingendo il Pentagono ad ideare un piano per arrivare alla distruzione totale del gruppo, colpendone basi, leader e armamenti. Stesso impegno a combattere le milizie pro-iraniane attive sul territorio nazionale è stato preso dal premier iracheno, Mustafa al-Kadhimi, ma con risultati contrastanti. KH è stato ritenuto responsabile dell’uccisione del ricercatore iracheno Hisham al-Hashimi nel luglio 2020.

Una complessa galassia di milizie

Kataib Sayyid al-Shuhada o Sayyid of Martyrs Battalions (KSS) è una milizia sciita irachena formata nel maggio 2013 in circostanze poco chiare, operativa sia in Iraq che in Siria, che conterebbe da 200 a 500 elementi. Mentre alcune fonti affermano che il KSS è stato creato da altre due organizzazioni paramilitari sciite irachene, Kataib Hezbollah (KH) e l’Organizzazione Badr, al fine di reclutare piùà sciiti iracheni per combattere in Siria, altri sostengono che sia stato formato da Abu Mustafa al-Sheibani e Falih Khazali dopo essersi staccati da KH, entrambi presentati come i leader del gruppo. Indipendentemente da ciò, KSS rimane uno stretto alleato di KH e dell’Organizzazione Badr, nonché del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (IRGC), da cui riceve gran parte dei suoi finanziamenti, assistenza materiale e forse addestramento.

KSS è strettamente allineato con la Repubblica islamica dell’Iran: riconosce apertamente l’Ayatollah Khamenei iraniano come rappresentante di Dio sulla terra. La sua missione dichiarata è quella di proteggere « i santuari (sciiti) in tutto il mondo », preservare « l’unità irachena » e « porre fine al conflitto settario ». Il gruppo è stato descritto come un procuratore iraniano ed è una delle milizie originali che hanno formato le Forze di mobilitazione popolari (PMF) nel 2014. In Siria il suo obiettivo principale è la protezione della moschea Sayyidah Zaynab, importante sito religioso sciita situato nella periferia meridionale di Damasco.

KSS sostiene militarmente il governo di Bashar al-Assad nella guerra civile siriana, estendendo poi le sue operazioni ad altre aree della capitale e nel Sud del Paese. Tra le tante operazioni a cui ha partecipato, c’è stata la battaglia di Al-Shaykh Maskin nel dicembre 2014, a sostegno dell’esercito siriano. Nell’agosto 2013, KSS è stata sottoposta al controllo internazionale per il suo possibile coinvolgimento nell’attacco con armi chimiche del regime di Assad al sobborgo di Damasco di Ghouta orientale il 21 agosto.

KSS è molto attivo anche in Iraq, dove ha combattuto contro lo Stato Islamico (IS) in molte delle province centrali e settentrionali, in particolare nella provincia di Salahadin. Nel 2014, KSS ha condannato la decisione dell’Arabia Saudita di giustiziare il religioso sciita Nimr al-Nimr. Ha invitato il governo iracheno a interrompere i rapporti diplomatici con Riad e ha definito « qualsiasi cosa o persona di origine saudita » un obiettivo legittimo. Nel 2016 i suoi miliziani si sono scontrati con un’unità dell’esercito iracheno al checkpoint di al-Tanoumah, nei pressi di Bassora.

Veronique Viriglio. (AGI)

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