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Una centrale idroelettrica che parla farsi per l’Azerbaigian

(Roma il 22 gennaio 2021). Russia, Turchia e Israele sono, tra le potenze esterne, i grandi vincitori della seconda guerra del Nagorno Karabakh; ognuna delle tre potenze, infatti, ha conseguito dei risultati significativi e migliorato il proprio posizionamento sia in Azerbaigian che nel resto del Caucaso meridionale. Le agende russa e turca per la regione riflettono moventi culturali e geografici, mentre l’ingresso israeliano a Baku – avvenuto nell’immediato post-indipendenza – è spiegabile attraverso la geostrategia.

Un Azerbaigian amico è fondamentale per Israele nel quadro del contenimento dell’Iran; da qui il supporto dello stato ebraico alle forze armate azere in entrambe le guerre del Nagorno Karabakh. Teheran, al tempo stesso, ha bisogno di mantenere una presenza fissa ed incisiva a Baku per ragioni di sicurezza – la protezione del confine settentrionale –, di legami commerciali e di egemonia culturale – l’85% della popolazione appartiene al ramo sciita dell’islam.

L’influenza iraniana nella società e nella politica azera è diminuita sensibilmente negli anni recenti, erosa dall’entrata in scena di Turchia ed Israele, ma i tentativi di intermediazione nel corso delle ostilità e il ciclo di eventi con cui si è aperto il 2021 sembrano suggerire che l’espulsione della dirigenza khomeinista dal piccolo Paese caucasico sia ancora lontana.

Un vertice importante

Fra il 18 e il 19 gennaio a Teheran ha avuto luogo la quattordicesima riunione della Commissione Interstatale Iran-Azerbaigian per la Cooperazione umanitaria, il Commercio e l’Economia, alla quale hanno preso parte, tra i vari ospiti, il diplomatico iraniano Abbas Mousavi e il presidente della Confimprenditoria azera Mammad Musayev.

Durante la due-giorni si è discusso di come potenziare la cooperazione bilaterale, in particolare nei settori energia e infrastrutture, e le parti hanno concordato di portare avanti una serie di progetti idroelettrici e ferroviari. Gli accordi principali, siglati sotto forma di memorandum d’intesa, riguardano la collaborazione nella realizzazione di due centrali idroelettriche sul fiume Aras, nella sincronizzazione delle reti energetiche di Baku, Teheran e Mosca e nel potenziamento del commercio di elettricità fra i due Paesi più Ankara. I due governi, inoltre, uniranno gli sforzi anche per completare la costruzione delle centrali idroelettriche di Hudaferin e Gyz Galasy.

Energia a parte, Mousavi, a nome del proprio governo, ha proposto “di creare delle società miste per trasportare i prodotti iraniani via terra, via treno e via mare” con l’obiettivo di aumentare l’interscambio commerciale di Teheran e Baku con l’intero vicinato geografico. La stessa tematica verrà affrontata nei prossimi giorni, il 24 e il 25, durante la due-giorni a Baku di Mohammad Javad Zarif, il capo della diplomazia iraniana, durante la quale si discuterà anche della partecipazione di Teheran alla ricostruzione del Karabakh Superiore.

La presenza iraniana a Baku

È dall’epoca dei Medi – VI secolo avanti Cristo – che vi sono attestazioni storiche accertanti l’appartenenza al mondo persiano di quella regione oggi corrispondente all’Azerbaigian; un equilibrio millenario che è stato spezzato soltanto nel diciannovesimo secolo con la discesa dei russi nel Caucaso meridionale, casus belli delle guerre russo-persiane.

L’egemonia esclusiva di Mosca su Baku è durata sino alla fine dell’epopea sovietica, la quale è stata seguita dall’arrivo di turchi, israeliani e statunitensi e dal ritorno dei persiani, nel frattempo divenuti iraniani. Millenni di simbiosi sono stati cancellati in meno di due secoli di allontanamento: le relazioni bilaterali sono altalenanti, le rispettive agende estere sono quasi completamente divergenti e il volume dell’interscambio, nonostante la contiguità geografica, è irrisorio – l’Iran non figura nella classifica dei principali collaboratori commerciali azeri.

Ad ogni modo, gli eventi di questo gennaio sono la dimostrazione che l’influenza iraniana non è del tutto ridotta a zero e che tra i due governi si continua a dialogare attivamente, ed anche di progetti piuttosto importanti come la sicurezza energetica. Tornare ai fasti pre-ottocenteschi, però, non sarà possibile: l’Azerbaigian di Ilham Aliyev è saldamente guidato da una visione delle relazioni internazionali che non ammette unioni esclusive ed escludenti e che, soprattutto, non guarda verso Persepoli.

Emanuel Pietrobon. (Inside Over)

(Photo-AGI)

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