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Come i «soldi di Putin» andranno all’Ucraina

(Roma, 30 gennaio 2024). Accordo tra i 27 Stati Ue per utilizzare i fondi della Banca centrale russa congelati con le sanzioni per sostenere Kiev

Igoverni dell’Unione europea hanno trovato l’intesa su un testo provvisorio che prevede l’assorbimento delle somme di denaro della Banca di Russia congelate sui conti dei Paesi Ue e il loro successivo trasferimento alle autorità ucraine.

Secondo le stime riportate dal quotidiano belga La Libre, staremmo parlando di diversi miliardi di euro che potenzialmente raggiungerebbero le casse ucraine ogni anno, dato che gli Stati membri hanno eseguito sequestri per oltre 200 miliardi, cui si aggiungono gli interessi sui capitali che sono in continuo aumento.

Per farsi un’idea dell’ordine di grandezza di questo ultimo elemento, si consideri che l’istituto di servizi finanziari Euroclear, una costola di J. P. Morgan con sede a Bruxelles (nonché il più grande istituto finanziario in Ue a detenere asset della banca centrale di Mosca), ha dichiarato che solo nei primi nove mesi del 2023 ha ricevuto 3 miliardi di interessi attivi sui conti russi che ha congelato.

Ora il testo va formalizzato e adottato ufficialmente dal Consiglio, e definirà una procedura che dovrebbe comprendere due fasi. In un primo momento, si procederà a separare dal resto dei flussi di cassa le entrate straordinarie derivanti dalla custodia degli asset dell’istituto centrale russo (e inizialmente questa operazione riguarderà solo le entrate che Euroclear riceve a causa delle sanzioni europee).

Ma il trasferimento all’Ucraina di una parte dei fondi così liberati avverrà solo in una seconda fase, per la quale tuttavia non sono ancora stati redatti i testi legali. Da un lato c’è ancora una certa cautela rispetto alla fattibilità giuridica di un’operazione del genere, dato che stando alle regole europee vigenti un conto è il sequestro e tutt’altra cosa è la confisca, e il passaggio tra i due non è per niente automatico.

Dall’altro ci sono i timori per la ritorsione, praticamente certa, che un’azione di questo tipo susciterà da parte di Mosca. Se i Ventisette esproprieranno i beni dei cittadini russi o dello Stato russo, è verosimile che la medesima sorte toccherà poi alle aziende Ue che operano nella Federazione.

Non solo. Se i beni russi non solo venissero confiscati ma anche usati direttamente per aiutare Kiev, potrebbe diminuire la fiducia degli investitori esteri (inclusi i governi stranieri) nel centro finanziario europeo, il che a sua volta potrebbe innescare una corsa a ritirare i propri beni dall’UE.

Di Francesco Bortoletto. (Europa Today)

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