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Libia: in corso una votazione decisiva per il futuro del dialogo politico mediato dall’ONU

Si sta svolgendo in queste ore una votazione virtuale decisiva per il percorso politico inaugurato dalla Conferenza internazionale di Berlino sulla Libia esattamente un anno fa. I 75 membri del Foro di dialogo politico libico (Lpdf) si stanno esprimendo da questa mattina sul meccanismo per la selezione dell’autorità esecutiva ad interim, vale a dire il governo che dovrà traghettare il Paese alle elezioni fissate per il 24 dicembre 2021, il giorno del 70esimo anniversario dell’indipendenza della Libia. Il complicato meccanismo di selezione è stato concordato sabato scorso, 16 gennaio, dai 18 membri del cosiddetto “Advisory Comittee”, cioè il Comitato consultivo nominato dall’Lpdf e composto da sei esponenti per ciascuna delle tre regioni della Libia (Tripolitania a ovest, Fezzan a sud-ovest, Cirenaica a est). I risultati della votazione saranno resi noti nella giornata di domani, 19 gennaio. Per il via libera è necessario il voto favorevole di almeno i 63 per cento dei partecipanti (cioè 47 o 48 membri).

Ma come funziona esattamente il meccanismo di selezione del nuovo governo? Ciascuna regione dovrebbe nominare un proprio rappresentante nel Consiglio presidenziale (che sarà limitato quindi a tre membri), mentre l’intero Lpdf dovrà scegliere un primo ministro. In entrambi i casi è necessaria una soglia del 70 per cento delle preferenze. Se la votazione dovesse fallire, si passerebbe automaticamente a un sistema di liste con l’indicazione dei tre membri del Consiglio presidenziale, più un primo ministro. In questo caso, a essere eletta sarà la lista che otterrà il 60 per cento dei voti alla prima votazione. Se nessuna lista dovesse ottenere il quorum, dal secondo turno basterebbe il 50 per cento più uno dei voti.

Il meccanismo approvato dai 18 membri del Comitato consultivo (tra cui figurano solamente tre donne) è studiato per evitare lo stallo venutosi a creare nel primo round dell’Lpdf tenuto lo scorso novembre a Tunisi, quando nessuno dei candidati (in particolare il ministro dell’Interno Fathi Bashagha e il presidente del parlamento Aguila Saleh) riuscì a ottenere la maggioranza. Se il Foro di dialogo approverà oggi tale meccanismo, è probabile che la nuova autorità esecutiva della Libia venga nominata attraverso il sistema delle liste che – è bene ricordarlo – hanno comunque bisogno del via libera dei delegati delle tre regioni: il delicato equilibrio regionale, in altre parole, resterebbe una questione spinosa che si rifletterebbe anche nella proposta finale. (Nova)

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