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Nagorno Karabakh: l’Azerbaijan si impegna nella ricostruzione. «La guerra è il passato»

(Roma 13 gennaio 2021). Dopo il vertice a Mosca con Putin e con il premier armeno Nikol Pashinyan, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ha parlato della necessità di lasciarsi alle spalle il conflitto nel Nagorno Karabakh: « Grazie alla Russia per il suo impegno ».

In questi primi giorni dell’anno, i massimi rappresentanti di questi tre Paesi si sono incontrati nuovamente, questa volta però per pianificare il dopoguerra. Almeno questo è stato il principale auspicio dei colloqui che a Mosca hanno visto protagonisti il presidente russo, Vladimir Putin, assieme al capo di Stato azerbaigiano, Ilham Aliyev, e al primo ministro armeno Nikol Pashinyan. I tre hanno condiviso un documento congiunto di quattro punti, in cui è stata data priorità alla ricostruzione infrastrutturale del Nagorno Karabakh. A tale scopo già a gennaio verrà costituito un gruppo di lavoro con i rappresentanti dei tre Paesi.

La guerra nel Nagorno è ritornata il 27 settembre scorso: l’Azerbaijan da un lato e l’Armenia dall’altro si sono fronteggiati fino al cessate il fuoco di novembre. Più di un mese e mezzo di conflitto costato la vita a centinaia di persone, tra civili e militari, sia da una parte che dall’altra. Baku ha potuto ripristinare la sua sovranità sui suoi territori che erano sotto l’occupazione dell’Armenia per più di 25 anni.

Nell’oramai territorio attorno Khankendi/Stepanakert, principale città a maggioranza armena della regione, è dispiegato il contingente di peacekeeping russo. L’impegno preso a Mosca da Russia, Azerbaijan e Armenia è quello di riaprire l’intera area al più presto ai transiti commerciali e ai collegamenti con il resto del mondo. In poche parole, si vuole passare da un cessate il fuoco a una vera e propria pace permanente.

Un intento espresso da Baku anche dal presidente della repubblica azerbaigiana, Ilham Aliyev: “Il conflitto del Nagorno-Karabakh – si legge in una nota del capo dello Stato dopo l’incontro con Putin e Pashinyan – è un ricordo del passato e dobbiamo pensare al futuro, a come convivere nel vicinato, a come sforzarci per risolvere i problemi di sblocco delle arterie di trasporto e in futuro per rafforzare la stabilità e la sicurezza della regione”.

“Caro Vladimir Vladimirovich – ha proseguito Aliyev rivolgendosi a Putin – prima di tutto vorrei ringraziarla per l’invito e per l’iniziativa di tenere questo incontro. Condivido anche la sua opinione che l’incontro è stato molto importante per garantire l’ulteriore sviluppo sostenibile e sicuro della nostra regione. Sono passati due mesi dal cessate il fuoco, e il fatto che oggi i leader dei tre paesi che hanno firmato la Dichiarazione del 9-10 novembre si siano riuniti a Mosca dimostra che siamo impegnati per un risultato, determinati a tracciare una linea sotto le azioni che hanno avuto luogo tra settembre e novembre”. Si vuole dunque lavorare in prospettiva futura. Circostanza comunque non semplice, viste le tensioni e gli strascichi lasciati da un conflitto che nei mesi scorsi ha visto toccare soltanto l’apice di un confronto militare iniziato già nel 1992. Aliyev nei giorni scorsi, rivolgendosi ai componenti del governo azerbaigiano, aveva già espresso alcuni dei piani, soprattutto di natura infrastrutturale, relativi al Nagorno – Karabakh: “Faremo di questa regione un paradiso”, è una delle dichiarazioni rilasciate in quell’occasione. Dopo l’incontro a Mosca, Aliyev ha comunque tenuto a sottolineare l’importanza del ruolo della Russia in questa delicata fase del post guerra: “Ancora una volta – ha infatti concluso il presidente azerbaigiano – Vladimir Vladimirovich, esprimo la mia gratitudine per l’invito e ritengo che l’incontro sia stato molto utile e fruttuoso. Grazie”.

Mauro Indelicato. (Il Giornale)

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