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Germania: la Turchia ostacola i controlli su una nave diretta in Libia

(Roma 23 novembre 2020). La Germania ha accusato la Turchia di aver impedito alle forze tedesche, facenti parte della missione europea Irini, di effettuare una perquisizione completa sulla nave mercantile turca Roseline A., sospettata di trasportare armi in Libia. I soldati della fregata Hamburg sono saliti a bordo della nave nella notte di domenica 22 novembre, ma hanno dovuto abbandonare i controlli e ritirarsi dall’imbarcazione dopo che il governo di Ankara ha protestato contro la decisione della missione UE, che ha ordinato l’ispezione. La Turchia ha dichiarato che la mossa, avvenuta mentre la nave si trovava nelle acque a Sud-Ovest della penisola greca del Peloponneso, rappresenta una violazione del diritto internazionale, dal momento che il permesso non è stato concesso dalle autorità di Ankara.

L’incidente costituisce un ulteriore elemento di attrito tra la Turchia e l’Unione Europea. Il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha avvertito che i legami tra le due parti stanno raggiungendo un “momento critico” a causa delle “azioni provocatorie” compiute dalla Turchia nel Mediterraneo orientale, dove Grecia e Cipro rivendicano la proprietà delle risorse energetiche. Secondo i funzionari europei, eventuali sanzioni contro Ankara potrebbero essere imposte il prossimo mese.

La fregata Hamburg opera nell’ambito della missione Irini, il cui obiettivo è quello di fermare i movimenti di armi verso la Libia, dove la Turchia sostiene il Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli, internazionalmente riconosciuto. Ankara ha affermato che la sua imbarcazione stava trasportando aiuti umanitari e che i soldati non avevano trovato nulla di sospetto. Un portavoce del ministero della Difesa tedesco ha confermato quest’ultima affermazione ma ha chiarito che la perquisizione non è stata interamente completata a causa dell’opposizione turca.

La Turchia ha affermato che la Hamburg avrebbe violato il diritto internazionale non avendo aspettato il permesso per salire a bordo. La Germania, al contrario, sostiene di aver chiesto l’autorizzazione e ha sottolineato che, dopo quattro ore senza risposta, è prassi ritenere che ci sia un permesso implicito. Ankara ha rilasciato filmati che mostrano uomini armati in uniforme militare che schierano marinai con le mani sulla testa sul ponte di quella che si dice essere la Roseline A.

Il portavoce del Ministero degli Esteri turco, Hami Aksoy, ha dichiarato: “Il capitano ha mostrato collaborazione e condiviso informazioni sul carico della nave e sulla sua rotta. Nonostante questo, alle 17:45, le forze armate dell’operazione Irini sono salite a bordo della nave ed hanno effettuato un “monitoraggio” che è durato molte ore”. “Protestiamo contro questo atto, che è stato eseguito con la forza e senza autorizzazione e ci riserviamo il diritto di chiedere un risarcimento”, ha aggiunto.

Un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, confermando un articolo della rivista Der Spiegel, ha dichiarato, dal canto suo, che la Hamburg ha intercettato la Rosaline A a circa 200 km a Nord della città libica di Bengasi, nella notte di domenica. “Tutte le procedure sono state seguite correttamente”, ha detto il portavoce, aggiungendo che i marinai si sono ritirati non appena la Turchia si è opposta. La nave cargo turca, da 16.000 tonnellate, ha lasciato il porto turco di Gemlik, vicino a Bursa, la scorsa settimana ed è stata vista l’ultima volta al largo di Atene, mentre era diretta a Sud-Ovest, verso la Libia.

L’operazione Irini non ha rilasciato commenti immediati, ma cinque potenze dell’UE, coinvolte negli sforzi per porre fine al conflitto in Libia, compresa la Germania, hanno rilasciato, lunedì 23 novembre, una dichiarazione congiunta in cui hanno minacciato sanzioni contro “tutte le parti libiche e internazionali” che danneggiano il processo di pace del Paese dilaniato dalla guerra. Gli Stati accusati di violare l’embargo sulle armi in Libia includono Turchia, Russia ed Emirati Arabi Uniti. Ankara e il GNA di Tripoli sostengono che la missione europea Irini sia troppo sbilanciata a favore del generale di Tobruk, Khalifa Haftar, dal momento che non si occupa di controllare i traffici di armamenti via terra, spesso più frequenti di quelli via mare o via aerea. In particolare, il primo ministro del GNA, Fayez al-Sarraj, ha dichiarato che non verrebbero monitorate le consegne dall’Egitto, uno dei più fedeli alleati, insieme agli Emirati Arabi Uniti, dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) di Haftar.

Irini, operativa dal primo aprile 2020, è una missione aerea e navale, attiva nel Mediterraneo orientale, creata con l’obiettivo di far rispettare l’embargo in Libia e fermare il traffico di armi. Ha sostituito la vecchia operazione Sophia, il cui mandato è scaduto proprio a fine marzo. A differenza di quest’ultima, che si concentrava soprattutto sulla lotta alla tratta di migranti, Irini si occupa quasi esclusivamente delle violazioni all’embargo sulle armi in Libia, istituito dall’ONU il 26 febbraio del 2011. La missione, guidata dal comandante italiano Fabio Agostini, si avvale di navi e mezzi aerei e satellitari e può condurre ispezioni in alto mare, al largo della Libia, su imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale similare, secondo quanto stabilito anche dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tra i compiti secondari di Irini, sono compresi il monitoraggio e la raccolta di informazioni sull’export illegale di petrolio, il supporto alle operazioni e il contributo all’addestramento della Guardia Costiera libica e ai militari della Marina, nonché il sostegno allo smantellamento delle reti di trafficanti. La durata della missione è stata momentaneamente fissata a un anno, fino al 31 marzo 2021.

Il 4 agosto, la Germania ha inviato la fregata Hamburg, con a bordo circa 250 soldati, per unirsi alla missione Irini. La nave è partita con un mandato di 5 mesi, dunque i membri dell’equipaggio torneranno in Germania il 20 dicembre. Nel suo sito ufficiale, l’operazione afferma di riservarsi il diritto di salire a bordo delle navi senza permessi sui cosiddetti “approcci amichevoli”.

Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)

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