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USA-Iran: ancora sanzioni contro il petrolio di Teheran

(Roma 30 ottobre 2020). Washington ha riferito di aver confiscato missili iraniani diretti in Yemen e di aver imposto sanzioni contro 11 società e individui, per il presunto coinvolgimento nella compravendita di prodotti petrolchimici di Teheran.

La mossa statunitense giunge a pochi giorni di distanza dalle elezioni presidenziali, previste per il 3 novembre prossimo. Come riportato dal quotidiano al-Arab, il 29 ottobre funzionari statunitensi hanno dato notizia delle ultime azioni, da inserirsi nel quadro delle perduranti tensioni tra Washington e Teheran. Tra queste, la vendita di 1.1 milioni di barili di petrolio iraniano, precedentemente confiscati prima di giungere alla loro destinazione, il Venezuela. Le nuove sanzioni sono state, invece, annunciate dai dipartimenti USA di Stato e del Tesoro.

John Demers, il viceprocuratore generale della Divisione di Sicurezza Nazionale, ha dichiarato, durante una conferenza stampa del 29 ottobre, che due navi da guerra statunitensi stavano effettuando operazioni di sicurezza nel Mar Arabico quando hanno intercettato imbarcazioni di fabbricazione iraniana destinate ai ribelli sciiti Houthi. Parallelamente, il sequestro dei barili di petrolio risale ai primi mesi del 2020. Questi provenivano da società legate al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, un organo militare iraniano. Le due petroliere la Euroforce, proveniente dalla Liberia, e la Maersk Progress, battente bandiera di Singapore, nel corso delle ultime settimane, sono state costrette a cambiare diverse volte la propria rotta, a causa degli ostacoli incontrati.

Circa le nuove sanzioni, l’inviato speciale per il Venezuela, Elliot Abrams, ha specificato che queste vanno ad aggiungersi a quelle imposte il 26 ottobre contro  attori chiave del settore petrolifero iraniano, accusati di aver sostenuto la Quds Force, il gruppo paramilitare affiliato all’IRGC. Secondo il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, il “regime iraniano” fa affidamento su una rete globale di entità che sostengono il settore petrolchimico iraniano. Dal canto loro, ha specificato Mnuchin, gli USA continueranno a colpire qualsiasi fonte impiegata da Teheran per finanziare gruppi terroristici e “reprimere la popolazione iraniana”.

Tra le ultime società sanzionate da Washington vi sono la Morvarid Petrochemical Company, la Arya Sasol Polymer Company, la Jiaxiang Energy Holding con sede a Singapore, ed altre compagnie cinesi, come Binrin Limited, Elfo Energy Holding Limited, Glory Advanced Limited, Jane Shang Co Limited e Sibshur Limited. Si presume che tali entità abbiano tutte fatto affari

con Triliance, una delle prime compagnie ad essere sanzionate nel mese di gennaio scorso.

Il Dipartimento di Stato americano ha ribadito che l’imposizione di sanzioni contro entità iraniane è un passo rilevante da inserirsi nella campagna di massima pressione volta a limitare la capacità del regime iraniano di minacciare i suoi vicini e destabilizzare il Medio Oriente. L’obiettivo, è stato specificato, è il regime iraniano e non il popolo. Teheran è stata più volte accusata da Washington di aver sostenuto gli Houthi con denaro, armi e consiglieri militari sin dal 2014 e di continuare a contrabbandare missili e droni, in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. A tal proposito, il 29 ottobre, il segretario di Stato USA, Mike Pompeo, ha condannato le operazioni Houthi contro obiettivi sauditi, i quali minacciano la stabilità dell’intera regione e, pertanto, devono essere frenati.

Anche l’8 ottobre, il Dipartimento del Tesoro degli USA aveva annunciato sanzioni contro 18 delle principali banche iraniane. Almeno 16 di queste sono state prese di mira poiché “operano nel settore finanziario iraniano”, considerato una “strada alternativa per sostenere le attività maligne del governo iraniano”. Le nazioni europee si sono opposte a sanzioni generalizzate nel settore finanziario iraniano, perché queste espongono le banche straniere a misure punitive da parte di Washington. Inoltre, le misure sollevano dubbi riguardo al peso imposto alla popolazione iraniana, in un momento di emergenza globale.

Parallelamente, il ministro degli Esteri iraniano, Mohhamad Javad Zarif, ha definito le sanzioni un “crimine contro l’umanità”, considerate le difficoltà attuali determinate dalla pandemia di coronavirus. Washington, a detta del ministro iraniano, starebbe ostacolando gli ultimi canali rimasti necessari per pagare risorse alimentari e medicinali. Tuttavia, ha affermato Zarif, “l’Iran sopravviverà a queste crudeltà”, sebbene ridurre una popolazione alla fame equivale a commettere un crimine contro l’umanità, i cui responsabili dovranno dar conto alla giustizia.

Piera Laurenza. (Sicurezza Internazionale)

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